Quali sono le spese detraibili da un funerale?


Quando costano mediamente le esequie e che cosa si può recuperare. Come segnare i costi nella dichiarazione dei redditi.
La morte di una persona cara è sempre un momento estremamente delicato in cui, inevitabilmente, si mescolano le emozioni e le questioni pratiche da risolvere subito: la telefonata al medico per il certificato di decesso, le questioni legate al conto corrente del defunto e, ovviamente, la chiamata all’impresa di pompe funebri: la vestizione della salma, la bara, i fiori, l’eventuale allestimento della camera ardente, il trasporto in chiesa, la cremazione, la tumulazione o il seppellimento a seconda della scelta. Costi, appunto, inevitabili di cui, però, è possibile recuperare una parte tramite la dichiarazione dei redditi. Quali sono le spese detraibili da un funerale?
Diciamo subito che c’è una percentuale di detrazione ma che c’è anche un tetto massimo di spesa detraibile che, di norma, non riesce a coprire il costo complessivo, per quanto si voglia fare la cosa più semplice possibile. Vediamo, dunque, mediamente quanto costa un funerale e quali sono le spese detraibili.
Indice
Funerale: quanto costa?
Secondo un’indagine del portale Help consumatori, nel 2020, il prezzo medio di un funerale in Italia è stato tra 1.700 e 3.000 euro. Ma si possono spendere anche 1.000 o 2.000 euro in più, a seconda di quello che si sceglie. Una forbice piuttosto ampia: come si arriva a spendere questa cifra e che cosa può fare la differenza per poter risparmiare? Le voci principali sono quelle che abbiamo elencato prima. Più della metà se ne va in pratiche, cassa e accessori. Un 20% circa è rappresentato dal trasporto sul carro funebre, mentre nel 10% del totale rientrano altre spese come i fiori, l’urna nel caso in cui venga scelta la cremazione o la vestizione della salma. A tutto ciò bisogna aggiungere le tasse comunali e cimiteriali ed il costo della tomba, di cui si può occupare l’agenzia di pompe funebri ma che può anche essere incaricata ad un’azienda specializzata in modo da evitare il costo dell’intermediario.
Chi opta per la cremazione deve tenere conto del fatto che dovrà acquistare comunque una bara, obbligatoria per quanto venga poi bruciata insieme alla salma. Il costo della cremazione supera di poco i 500 euro.
L’unico modo per risparmiare sul funerale è quello di scegliere il minimo indispensabile ed i materiali più semplici: stare attenti, ad esempio, al tipo di legno scelto per la cassa (mogano, abete, rovere, ecc.), non chiedere un carro funebre di lusso, non esagerare con i fiori, condannati ad appassire. Ecco perché in molti chiedono ad amici e parenti di destinare i soldi dei fiori in opere di beneficenza in memoria del defunto.
Funerale: in che cosa consiste la detrazione?
Sulle spese sostenute per il funerale è possibile beneficiare della detrazione fiscale del 19%. Non su tutte, però: la legge consente di scaricarle fino alla soglia massima di 1.550 euro. Significa che, al massimo, si potranno recuperare 294,50 euro. Ecco perché si diceva che raramente si riuscirà a portare in detrazione l’intero costo delle esequie, visto che, come detto, mediamente non si spende meno di 1.700 euro.
Un aspetto interessante è il fatto che la detrazione per le spese del funerale non è legata al grado di parentela con il defunto: può accedere all’agevolazione fiscale del 19% anche una persona che non fa parte della famiglia ma che, ad esempio, nel nome di un’antica e stretta amicizia vuole pagare le pompe funebri, la cerimonia e tutto ciò che è legato alle esequie. Sempre entro il tetto massimo di 1.550 euro per ogni decesso (non per ogni periodo d’imposta).
Questo limite resta tale anche se la spesa per il funerale viene pagata a rate in più anni. Come ha avuto modo di chiarire l’Agenzia delle Entrate, la spesa funebre può essere detratta da tutte le persone che l’hanno sostenuta, anche se il documento contabile (ricevuta o fattura) è intestato o rilasciato ad una sola di esse, a condizione che l’originale riporti la dichiarazione di ripartizione della spesa sottoscritta dallo stesso intestatario del documento.
Quali sono le spese funebri detraibili?
La normativa spiega anche la natura delle spese funebri e le definisce «l’erogazione di denaro a compenso di ogni operazione occorrente per la salma» e le limita ad un criterio «di attualità rispetto all’evento in cui sono finalizzate».
In termini pratici, si può detrarre tutto ciò che è riconducibile al funerale, come ad esempio la fattura dell’agenzia di onoranze funebri, i diritti cimiteriali per la tumulazione o il seppellimento, la fattura del fiorista, la spesa della cremazione, quella per i diritti comunali relativi all’affissione degli annunci funebri, ecc.
Come detto, la legge pone come vincolo per accedere alla detrazione il criterio di attualità all’evento. Questo significa che si può recuperare il 19% fino alla soglia di 1.550 euro solo delle spese per un funerale che viene fatto in questo momento. Il riferimento è alla scelta di alcuni contribuenti di predisporre alcuni dettagli per quando arriverà il loro momento. È il caso di chi acquista per tempo il loculo o la tomba di famiglia augurandosi che restino vuoti il più a lungo possibile. In questo caso, la detrazione non è ammessa. Come non si può scaricare nemmeno il trasporto della salma dopo la sua tumulazione. Si pensi a chi, per motivi igienico-sanitari o per disposizione di un giudice nell’ambito di un’inchiesta, deve riesumare un cadavere e portarlo altrove per poi re-inumarlo.
Spese per il funerale: dove vanno riportate sulla dichiarazione dei redditi?
Ovviamente, per avere la detrazione del 19% sui costi del funerale occorre riportare la spesa nella dichiarazione dei redditi, allegando le relative fatture o ricevute fiscali.
Nel modello 730, bisogna indicare la spesa in uno dei righi da E8 a E12, colonna 2 e scrivere il codice 14 nella colonna 1.
Nel modello Redditi Persone fisiche, occorre riportarla nei righi da RP8 a RP14, colonna 2, indicando sempre il codice 14 nella colonna 1.