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Lavoro intermittente: come funziona?

19 Agosto 2021
Lavoro intermittente: come funziona?

Il contratto a chiamata è stato introdotto per far fronte a esigenze discontinue di manodopera ed è utilizzabile solo nei casi previsti dalla legge.

Hai perso il lavoro ormai da diversi mesi. Non sei riuscito, fino ad ora, a trovare una nuova occupazione stabile. Ti hanno proposto un contratto di lavoro intermittente. Come funziona? È possibile stipulare il contratto a chiamata sopra i 25 anni? Quali sono i diritti che ti spettano con questa tipologia contrattuale?

In alcuni settori economici, come ad esempio la ristorazione, i pubblici esercizi e il turismo, le imprese hanno raramente bisogno di lavoratori stabili e necessitano, invece, di assumere personale temporaneo per far fronte ad esigenze di manodopera discontinue. Per rispondere a queste necessità è stato introdotto il lavoro intermittente.

Cos’è e come funziona il contratto intermittente? Questa tipologia contrattuale consente al datore di lavoro di chiamare il lavoratore solo quando strettamente necessario.

Il contratto di lavoro intermittente è una forma di lavoro particolarmente precaria; pertanto, la legge ne consente l’utilizzo solo in determinati casi previsti direttamente dalla normativa oppure dalla contrattazione collettiva.

Contratto a chiamata: cos’è?

Se ti hanno proposto di essere assunto con contratto a chiamata ti stai sicuramente chiedendo come funziona questa tipologia contrattuale e quali diritti ti garantisce. Il contratto di lavoro intermittente [1] è, indubbiamente, la forma di impiego più precaria prevista nel nostro ordinamento poiché, con questo contratto, il lavoratore si mette a disposizione del datore di lavoro in caso di future ed eventuali chiamate. Dopo aver firmato il contratto, non inizierai subito a lavorare ma sarai chiamato se e quando il datore di lavoro ne avrà bisogno.

Nel nostro ordinamento, ci sono due tipologie di contratto a chiamata:

  1. con obbligo di disponibilità: in questo caso, firmando la lettera di assunzione, ti obblighi a rispondere in caso di chiamata del datore di lavoro;
  2. senza obbligo di disponibilità: in tale ipotesi, invece, se verrai chiamato potrai rispondere o meno in base alle tue disponibilità.

Contratto a chiamata: quando è ammesso?

La legge ammette la possibilità di stipulare il contratto a chiamata solo in due casi:

  • ipotesi soggettiva: è sempre possibile sottoscrivere il contratto di lavoro intermittente con soggetti con meno di 24 anni di età, purché le prestazioni lavorative siano svolte entro il venticinquesimo anno, e con più di 55 anni;
  • ipotesi oggettive: si può stipulare un contratto a chiamata nei casi previsti dai contratti collettivi di lavoro e nelle fattispecie indicate nel regio decreto sulle attività discontinue [2].

Al di fuori di questi casi, il contratto a chiamata non è ammesso e, se viene sottoscritto, si considera sin dall’inizio come un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

Contratto a chiamata: quali sono i limiti?

Il principale limite previsto in caso di contratto a chiamata è il numero di giorni di servizio. La legge prevede, infatti, che ciascun lavoratore può essere chiamato a lavorare con contratto di lavoro intermittente dal medesimo datore di lavoro per un massimo di quattrocento giornate di effettivo lavoro nell’arco di tre anni solari. Se questo periodo massimo viene superato, il contratto a chiamata si trasforma in un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato. Da questa limitazione restano esclusi i settori del turismo, dei pubblici esercizi e dello spettacolo.

Il calcolo delle 400 giornate nel triennio deve essere fatto a ritroso, a partire dall’ultima chiamata. In altre parole, se il datore di lavoro ti chiama per prestare servizio con contratto di lavoro intermittente il 1° maggio 2021 sarà necessario verificare quanti giorni di lavoro a chiamata sono stati effettuati dal 1° maggio 2018. Se hai già lavorato per 350 giornate potrai essere chiamato ancora per 50 giorni; se hai lavorato 390 giorni te ne restano 10, e così via.

Contratto a chiamata: quanto spetta?

Se ti stai chiedendo qual è la retribuzione che ti spetta con contratto a chiamata devi sapere che il lavoratore intermittente ha diritto allo stesso stipendio di un dipendente assunto con contratto di lavoro subordinato a parità di mansioni. Ovviamente, la retribuzione viene riproporzionata in base all’effettivo lavoro svolto. Ciò significa che se, ad esempio, vieni chiamato a lavorare per dieci giorni in un mese, sarai pagato per dieci giornate di lavoro. Di solito, al lavoratore intermittente viene liquidata una retribuzione oraria “maggiorata” che comprende anche l’incidenza della tredicesima e/o quattordicesima.

Ma cosa succede nei periodi di non lavoro? Durante la fase di mera attesa, in cui aspetti l’eventuale chiamata, non hai diritto a ricevere nulla dal datore di lavoro a meno che non hai sottoscritto un contratto con obbligo di risposta. In questo caso, infatti, hai diritto a ricevere l’indennità di disponibilità nei periodi in cui resti a disposizione del datore di lavoro. L’importo di questa somma è fissato dal Ccnl di settore e non può essere, in ogni caso, inferiore al 20% della retribuzione che spetta ad un dipendente assunto per svolgere le medesime mansioni.


note

[1] Artt. 13 ss. D. Lgs. 81/2015.

[2] R.D. n. 2657 del 6.12.1923.


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