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Chi può pignorare lo stipendio?

20 Agosto 2021 | Autore:
Chi può pignorare lo stipendio?

Datore di lavoro e banca o posta possono essere autorizzati da un giudice a prelevare una parte della retribuzione per soddisfare i creditori. I nuovi limiti.

Il pignoramento dello stipendio è una delle armi a disposizione di un creditore per recuperare ciò che gli è dovuto da chi ha un lavoro subordinato. Tuttavia, ci sono dei limiti a questa azione esecutiva, rivisti peraltro recentemente dalla legge di Bilancio 2020. Ma chi può pignorare lo stipendio? Il datore di lavoro può prelevare una quota dalla busta paga per soddisfare le richieste di un creditore? Oppure quest’ultimo deve bussare alla porta della banca presso la quale viene versata la retribuzione del debitore? In realtà, la legge contempla entrambe le possibilità, anche se a condizioni diverse.

Inoltre, non è possibile lasciare il debitore, come si suol dire, «al verde»: occorre garantirgli il minimo vitale. Per questo, la normativa consente il pignoramento dello stipendio solo fino ad un certo limite mensile. Vediamo come funziona la procedura.

Si può pignorare lo stipendio?

Se ti chiedi chi può pignorare lo stipendio devi sapere innanzitutto che questo modo di recuperare un credito nei confronti di un debitore è perfettamente lecito. Tecnicamente, viene considerato un pignoramento presso terzi, nel senso che si interviene su una banca, un datore di lavoro, l’istituto di previdenza che eroga la pensione, ecc. Un soggetto «terzo», appunto.

Intervenire sulla busta paga è abbastanza ricorrente, visto che si tratta di una delle entrate più sicure a cui appoggiarsi per arrivare al debitore insolvente e recuperare il credito. Serve, tuttavia, un titolo esecutivo per poter «mettere le mani» sullo stipendio o sulla pensione di un debitore: il creditore dovrà ottenere una sentenza di un giudice oppure un decreto ingiuntivo prima di attuare il pignoramento.

Pignoramento stipendio: come avviene?

Ci vuole un provvedimento del tribunale per arrivare ad un pignoramento. Di norma, la procedura è la seguente:

  • il creditore chiede al debitore di pagare tramite una lettera di diffida, che può essere scritta dal creditore stesso o da un suo avvocato;
  • se il debitore non paga, il creditore avvia una pratica in tribunale, per ottenere un decreto ingiuntivo, ovvero un atto in cui viene riconosciuto dal giudice il diritto del creditore a incassare le somme. Il decreto viene notificato al debitore;
  • se il debitore si ostina a non pagare, il tribunale emette un precetto, vale a dire «l’ultima chiamata utile» per saldare la questione, avvisando che in caso contrario si avrà la possibilità di procedere con il pignoramento. Anche questo atto viene notificato;
  • e se nemmeno così il debitore apre il portafoglio e paga, allora scatta il pignoramento.

Pignoramento dello stipendio: i limiti

Nessuno pensi che da un giorno all’altro un dipendente, per quanto si tratti di un debitore insolvente, può trovarsi la busta paga a zero euro perché la sua retribuzione è stata girata al creditore in virtù di un pignoramento del suo stipendio: la legge obbliga a lasciare al debitore il denaro necessario al suo sostentamento e a quello della famiglia che mantiene.

La legge di Bilancio 2020 ha introdotto delle novità al riguardo. Ha stabilito, ad esempio, che non possono essere pignorati i cosiddetti «crediti alimentari», come ad esempio l’assegno per pagare gli alimenti in caso di separazione, e quelli che hanno come oggetto sussidi di sostentamento.

In pratica, secondo la legge, non possono essere superati questi limiti:

  • 1/5 dello stipendio, se si parla di debiti di lavoro o di tributi locali non pagati;
  • 1/3 dello stipendio, quando si parla di alimenti dovuti per legge e non pagati.

Tuttavia, ci sono dei limiti ancora più specifici a seconda dell’ammontare netto dello stipendio. Non è pignorabile quello che va oltre:

  • 1/10 dello stipendio inferiore a 2.500 euro;
  • 1/7 dello stipendio tra 2.5001 e 5.000 euro;
  • 1/5 dello stipendio pari o superiore a 5.001 euro.

Non succede praticamente mai, ma non guasta sapere che nel caso in cui questi limiti venissero superati, il pignoramento sarebbe nullo.

Pignoramento dello stipendio presso il datore di lavoro

Una delle forme per arrivare allo stipendio del debitore per attuare il pignoramento è intervenire presso il datore di lavoro. È lui che attua l’azione esecutiva per conto del creditore quando quest’ultimo gli avrà notificato l’atto ed il giudice, previa convocazione delle parti, avrà emanato il decreto che dà il via libera al pignoramento.

In pratica, il pignoramento avviene prima che il dipendente-debitore riceva lo stipendio. Gli arriverà la retribuzione decurtata dalla parte che il datore di lavoro avrà tolto dalla sua busta paga entro i termini sopra citati per soddisfare la richiesta del creditore. Così sarà ogni mese fino all’estinzione del debito.

Pignoramento dello stipendio presso la banca

Rispondendo alla domanda «Chi può pignorare lo stipendio?», l’altro soggetto che, oltre al datore di lavoro, può materialmente mettere mano alla busta paga, dietro autorizzazione del giudice su richiesta del creditore, è la banca (o Poste Italiane, se si tratta di un conto postale). In questo caso, l’azione esecutiva avviene non prima del versamento della retribuzione (come nel caso precedente) ma dopo, cioè quando lo stipendio arriva via bonifico sul conto corrente del lavoratore.

Significa, dunque, che l’azienda versa la retribuzione intera al dipendente e, successivamente, la banca preleva dall’importo riportato in busta paga la percentuale da girare al creditore. Sempre dopo aver ottenuto il mandato del giudice. In questo caso, però, c’è una precisazione da fare. Se la notifica del pignoramento avviene dopo che lo stipendio è stato materialmente accreditato sul conto, il limite massimo pignorabile è pari al triplo dell’importo dell’assegno sociale (460,28 euro per 13 mensilità). Se, invece, lo stipendio viene accreditato dopo la notifica del pignoramento, sarà possibile prelevarne al massimo 1/5.

Se il debito riguarda più creditori, il pignoramento viene effettuato nell’ordine in cui è stata fatta la notifica degli atti. Il pignoramento contemporaneo è fattibile fino alla metà dello stipendio nel caso in cui sussistano delle cause specifiche per imposte, alimenti, debiti commerciali, ecc.



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