Lavorare da freelance: cosa c’è da sapere?


Lavoro professionale in proprio: quando, qual è il regime più conveniente, contributi Inps, tassazione.
Che cosa significa lavorare come freelance? Chi è il freelance? Il freelance è un lavoratore autonomo che può offrire le sue prestazioni a terzi, come società, enti, imprese individuali, privati e professionisti.
In sostanza, il lavoratore freelance è un libero professionista: come tale, non è alle dipendenze di un datore di lavoro, né può essere considerato un lavoratore parasubordinato, o co.co.co. (vedi Nuovi contratti di collaborazione), cioè un collaboratore in coordinamento con un committente (nulla vieta, comunque, che un libero professionista possa essere anche lavoratore parasubordinato o dipendente, nei limiti dell’obbligo di fedeltà- divieto di concorrenza e dei conflitti d’interessi). Per lavorare da freelance che cosa c’è da sapere?
Ci si domanda, in particolare, se il freelance sia obbligato ad aprire la partita Iva, oppure se sia sufficiente l’emissione delle cosiddette ricevute con ritenuta d’acconto per lavoro occasionale.
La risposta dipende dalle concrete modalità di svolgimento dell’attività di lavoro autonomo. Se questa è esercitata saltuariamente, si applica la disciplina del lavoro autonomo occasionale: non è necessario aprire la partita Iva ed i compensi, sui quali l’Iva non deve essere applicata, sono considerati redditi di lavoro autonomo ed assoggettati alla tassazione Irpef ordinaria. Oltre 5mila euro di compensi annui, poi, il lavoratore autonomo occasionale è obbligato ad iscriversi presso la gestione Separata Inps; la contribuzione si applica nella stessa misura prevista per i lavoratori parasubordinati (per saperne di più, leggi: Guida al lavoro autonomo occasionale).
Se l’attività del freelance è organizzata ed è esercitata regolarmente, non in via meramente saltuaria, l’interessato è obbligato ad aprire la partita Iva come libero professionista. La disciplina previdenziale e gli adempimenti connessi allo svolgimento dell’attività variano in base alla categoria di appartenenza: qualora si tratti di un’attività riservata agli iscritti a un albo professionale, il lavoratore dovrà, oltreché soddisfare i requisiti prescritti per l’esercizio della professione (come la compiuta pratica ed il superamento dell’esame di abilitazione) iscriversi presso la gestione previdenziale di categoria. Qualora, invece, non si tratti di un’attività riservata, o comunque non sia prevista l’iscrizione presso la cassa di categoria, il lavoratore dovrà iscriversi alla gestione Separata dell’Inps.
Dal punto di vista fiscale, il freelance, se non prevede di conseguire un reddito annuo al di sopra dei 65mila euro, può beneficiare del cosiddetto regime forfettario [1]: il regime presenta notevoli vantaggi, in quanto esonera dall’applicazione dell’Iva, dell’Irpef, dell’Irap e delle addizionali, nonché dalla tenuta dei registri contabili. La tassazione è ridotta al 15% ed in casi particolari, per i primi 5 anni di attività, al 5%. Chi emette fattura utilizzando questo regime, inoltre, non applica la ritenuta d’acconto. Ma procediamo con ordine.
Indice
Come funziona il regime forfettario per i freelance?
Il forfettario è un regime fiscale agevolato introdotto dalla Legge di Stabilità 2015 [1], che consente un notevole risparmio tributario.
Il reddito, per i contribuenti “forfettari”, non si determina sottraendo le spese dai ricavi o dai compensi, ma si quantifica applicandovi un abbattimento: questa decurtazione “rappresenta”, in particolare, le spese mediamente sostenute dalla categoria di riferimento (ad esempio, il 22% del reddito per i professionisti, il 33% per chi svolge attività non rientranti in una specifica categoria), ma spetta anche in assenza di costi realmente sostenuti.
Al reddito imponibile, ottenuto mediante decurtazione dei ricavi, poi, si applica una tassazione sostitutiva:
- ridotta al 5% per i primi 5 anni di attività, se si soddisfano particolari requisiti;
- del 15% negli altri casi.
Quali sono i requisiti per aderire al regime forfettario?
I requisiti per accedere al regime forfettario sono i seguenti:
- i compensi dell’anno precedente non devono risultare superiori al limite massimo annuo di ricavi, pari a 65mila euro; i contribuenti che intendono accedere al regime o i contribuenti già forfettari che intendono permanere nel regime agevolato devono dunque verificare di non aver superato tale soglia nel corso dell’anno precedente (secondo il principio di cassa);
- le spese sostenute per lavoro dipendente o per lavoro accessorio, nell’anno precedente, devono risultare inferiori a 20mila euro;
- per chi fruisce della tassazione forfettaria ridotta, cioè del forfettario super agevolato con tassazione al 5% anziché al 15%, i requisiti sono gli stessi un tempo previsti per i contribuenti minimi:
- il contribuente non deve avere esercitato, nei 3 anni precedenti l’inizio dell’attività, attività artistica, professionale oppure d’impresa, anche in forma associata o familiare;
- l’attività da esercitare non deve costituire, in nessun modo, una mera prosecuzione di un’altra attività precedentemente svolta come lavoratore dipendente o autonomo; fa eccezione chi inizia una nuova attività dopo aver svolto il periodo di pratica professionale obbligatoria;
- se viene proseguita un’attività svolta in precedenza da un altro soggetto, l’ammontare dei relativi ricavi e compensi, realizzati nel periodo d’imposta precedente quello di riconoscimento del beneficio, non deve risultare superiore al limite che consente l’accesso al regime.
Quali sono i benefici del regime forfettario per i freelance?
I contribuenti forfettari, oltreché della tassazione sostitutiva, chiamata così in quanto sostituisce Irpef, addizionali e Irap, beneficiano:
- dell’esenzione dall’Iva e dai relativi adempimenti (dichiarazione Iva, fatturazione elettronica- alla quale comunque si può aderire volontariamente, comunicazione delle liquidazioni periodiche);
- dell’esclusione dagli studi di settore – ora Isa, indici sintetici di affidabilità;
- della mancata applicazione della ritenuta d’acconto in fattura;
- della non obbligatorietà della tenuta delle scritture contabili.
Se, poi, il contribuente forfettario è iscritto presso la gestione speciale dell’Inps dei commercianti o degli artigiani, dietro invio di un’apposita domanda, può beneficiare di un importante sgravio contributivo.
Come si calcola il reddito dei forfettari freelance?
Per individuare il reddito imponibile ai fini della tassazione del 5% o del 15% bisogna applicare al reddito lordo, che corrisponde ai ricavi derivanti dall’esercizio dell’attività, un coefficiente di redditività che varia, a seconda dell’attività, dall’86% al 40%.
Nel dettaglio, i coefficienti di redditività, applicati proprio in quanto non si possono dedurre costi, sono:
- per coloro che operano nel settore del commercio (al dettaglio e all’ingrosso): 40%;
- per il commercio di alimenti e bevande e commercio ambulante di alimenti e bevande: 40%;
- per il commercio ambulante non alimentare: 54%;
- per le costruzioni e attività immobiliari: 86%;
- per gli intermediari del commercio: 62%;
- per i servizi di alloggio e di ristorazione: 40%;
- per coloro che svolgono attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi: 78%;
- per le altre attività economiche: 67%;
- per le industrie alimentari e delle bevande: 40%.
Per quanto riguarda i freelance, che sono liberi professionisti, il reddito imponibile sarà dunque pari al 78% dei compensi, a meno che l’attività esercitata non rientri nella categoria “altre attività”. Questo dipende dal codice Ateco utilizzato.
Prima di aprire la partita Iva, difatti, è fondamentale individuare questo codice, che consiste in una combinazione alfanumerica che identifica un’attività economica: le lettere individuano il macro-settore economico, mentre i numeri rappresentano le sottocategorie degli stessi settori.
Il freelance può dunque ritrovarsi con un abbattimento del reddito del 22% o del 33%: nel primo caso, relativo allo svolgimento di un’attività professionale, è tassato il 78% dei ricavi, mentre nel secondo caso, relativo allo svolgimento di un’attività non rientrante in una specifica categoria, è tassato il 67% dei compensi. Osserviamo, nel seguente elenco, le prime due cifre dei codici Ateco di riferimento per le due categorie:
- attività professionali: 64, 65, 66, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 85, 86, 87, 88;
- altre attività economiche: 01, 02, 03, 05, 06, 07, 08, 09, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 35, 36, 37, 38, 39, 49, 50, 51, 52, 53, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 84, 90, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99.
Come si deducono i contributi per il freelance nel forfettario?
I contributi previdenziali obbligatori per i freelance forfettari si deducono, nella dichiarazione dei redditi, dal reddito imponibile, ottenuto applicando ai ricavi la percentuale di decurtazione.
Luis, videomaker freelance, ha guadagnato 30mila euro nell’anno ed ha versato 7mila euro di contribuzione obbligatoria. Dal reddito imponibile, pari a 23.400 euro, può dunque dedurre 7.000 euro. Il reddito da tassare risulterà dunque pari a 16400 euro.
Per saperne di più, leggi: Forfettario, dichiarazione dei redditi.
Quanti contributi deve pagare il freelance?
Il freelance privo di cassa professionale deve iscriversi e versare alla gestione Separata Inps:
- il 24% del reddito, se è già titolare di pensione o iscritto anche presso un’altra gestione previdenziale obbligatoria;
- il 25,98% del reddito (di cui lo 0,72% per maternità e altre prestazioni, lo 0,26% per la nuova indennità Iscro) se non è pensionato, né assicurato presso altre forme pensionistiche obbligatorie.
Presso la gestione Separata non si applica un minimale di reddito sul quale versare i contributi: in buona sostanza, si versa la contribuzione solo in base a quanto si guadagna. Nulla guadagni, nulla paghi.
Il minimale di reddito applicato presso le gestioni speciali Inps degli artigiani e dei commercianti, pari a 15.953 euro per l’anno 2021, è comunque utilizzato, ma ai soli fini del periodo da accreditare all’ iscritto per il diritto a pensione. In buona sostanza, il professionista può vedersi accreditata un’annualità intera ai fini pensionistici soltanto se il suo reddito è risultato almeno pari a 15.953 euro.
Se i versamenti sono effettuati sulla base di un reddito imponibile inferiore al minimale, i mesi di contribuzione utili alla pensione ed alle prestazioni previdenziali in genere sono ridotti sulla base del minimale.
Nello specifico, per i freelance, a fronte del minimale di reddito e delle aliquote esposte, i contributi minimi da versare per conseguire l’accredito di un’intera annualità per la pensione sono:
- 828,72 euro, se si applica l’aliquota del 24% (15.953 x 24%);
- 144,59 euro, se si applica l’aliquota del 25,98% (15.953 x 25,98%).
Come si calcolano i contributi da versare alla gestione separata?
Come abbiamo osservato, i contributi dovuti alla gestione separata si calcolano applicando al reddito imponibile una specifica aliquota, cioè una percentuale, che varia a seconda della categoria a cui appartiene l’iscritto.
Il reddito imponibile previdenziale per i lavoratori autonomi freelance coincide, per grandi linee, con la differenza tra ricavi e spese inerenti all’attività. Se il freelance aderisce al regime forfettario, come osservato, l’imponibile previdenziale è ottenuto applicando ai ricavi la percentuale di decurtazione prevista per la categoria di appartenenza.
Come già esposto, non è prevista l’applicazione obbligatoria dell’aliquota dovuta al minimale di reddito, né è previsto un minimale contributivo: in sostanza, i contributi alla gestione separata si pagano solo se viene prodotto un reddito, mentre nulla è dovuto in assenza di reddito.
Per quanto riguarda i freelance autonomi occasionali (con reddito sopra i 5mila euro annui, soglia annua di non imponibilità), i contributi calcolati sui compensi sono per 1/3 a carico del lavoratore e per 2/3 a carico del committente.
A quali tutele previdenziali ha diritto il freelance?
Il freelance iscritto alla gestione separata Inps può aver diritto alle seguenti prestazioni previdenziali:
- indennità di maternità;
- indennità per malattia e per degenza ospedaliera;
- assegno per il nucleo familiare;
- indennità per congedo parentale;
- nuova indennità Iscro.
Per approfondire, leggi: Guida alla gestione Separata.