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Il matrimonio dura poco: l’assegno va ridotto?

30 Agosto 2021
Il matrimonio dura poco: l’assegno va ridotto?

Le nozze brevi incidono sull’entità del contributo riconosciuto all’ex coniuge.

Sposare il tuo fidanzato era il tuo sogno da sempre. Tuttavia, dal giorno delle nozze non avete fatto altro che litigare. Pertanto, subito dopo la luna di miele, avete deciso di comune accordo di avviare le pratiche della separazione. Se il matrimonio dura poco: l’assegno va ridotto? Devi sapere che quando una coppia decide di lasciarsi è necessario regolare alcuni aspetti, tra cui anche un contributo eventualmente dovuto alla parte economicamente più debole. Va detto, però, che mentre il mantenimento è finalizzato ad assicurare al coniuge il medesimo tenore di vita goduto durante il matrimonio, l’assegno divorzile viene riconosciuto solo in caso di bisogno.

In entrambe le ipotesi, il calcolo dell’ammontare dell’assegno divorzile viene effettuato tenendo conto anche della durata del vincolo matrimoniale. Se l’argomento ti interessa, allora ti consiglio di prenderti cinque minuti di tempo per proseguire nella lettura di questo articolo.

Matrimonio finito: quando spetta l’assegno?

Come ti ho già anticipato in premessa, con la fine del matrimonio è necessario regolamentare alcuni aspetti personali e patrimoniali del rapporto, come ad esempio l’eventuale contributo da riconoscere al coniuge con il reddito più basso. Si tratta, in altre parole, del mantenimento, una somma di denaro periodica (solitamente, mensile) finalizzata a garantire lo stesso tenore di vita goduto durante il matrimonio e ad equilibrare la disparità economica che inevitabilmente viene a crearsi all’indomani della separazione.

Nel momento in cui il giudice dichiara il divorzio, o meglio lo scioglimento del matrimonio o la cessazione dei suoi effetti civili (a seconda che l’unione sia stata celebrata dall’ufficiale di Stato civile oppure dal parroco), può riconoscere un importo all’ex coniuge in stato di bisogno ed incapace di provvedere al suo sostentamento. Quest’altro contributo prende il nome di assegno divorzile, cioè una misura volta ad assicurare al beneficiario l’autosufficienza economica.

Quindi, ricapitolando, il mantenimento spetta nel corso della separazione, ossia durante la fase transitoria della crisi coniugale e mira a garantire alla parte economicamente più debole il soddisfacimento dei bisogni e delle comodità che gli erano consentite nel corso del matrimonio.

L’assegno divorzile, invece, spetta solamente dopo che il giudice ha decretato la fine dell’unione, qualora l’ex coniuge non riesca a mantenersi da solo per cause indipendenti dalla sua volontà.

Il matrimonio dura poco: l’assegno va ridotto?

Fatte le doverose premesse, cerchiamo di capire se l’entità dell’assegno dipende o meno dalla durata del matrimonio.

Secondo l’orientamento giurisprudenziale prevalente, se i coniugi sono stati sposati pochi anni o, addirittura, pochi mesi non si è avuto il tempo di creare una comunione di vita materiale e spirituale. Quindi, più sono brevi le nozze, meno dovrà essere versato a titolo di assegno.

Attenzione però: durante la separazione, se vi è disparità economica tra i coniugi, il mantenimento andrà comunque riconosciuto, seppur in forma ridotta, in quanto lo scopo di tale sostegno, come già detto, è proprio quello di eliminare il dislivello che viene a crearsi tra le parti dal punto di vista reddituale.

Diverso, invece, è il caso dell’assegno di divorzio la cui entità dovrà essere calcolata prendendo in considerazione, oltre alla durata del matrimonio, anche i seguenti parametri:

  • le ragioni che hanno determinato la fine del rapporto: ad esempio, un eventuale tradimento del coniuge;
  • i redditi del marito e della moglie;
  • l’età di chi richiede il contributo e i motivi che non gli consentono di mantenersi autonomamente;
  • l’apporto dato da ciascuno alla formazione del patrimonio comune e personale.

Ebbene, se il matrimonio è stato breve al punto da non incidere notevolmente sulla formazione del patrimonio comune e personale degli ex coniugi, allora l’importo andrà ridotto o addirittura negato (se il richiedente non versa in stato di bisogno).

Fine del matrimonio: si può chiedere la revoca dell’assegno?

Per concludere, va precisato che i provvedimenti economici assunti in sede di separazione e divorzio possono essere sempre revisionati qualora sopraggiungano giustificati motivi che determinano una variazione, in meglio o in peggio, delle condizioni economiche delle parti dopo la sentenza che ha riconosciuto il diritto all’assegno. Ad esempio, il beneficiario va a convivere con un’altra persona oppure la parte obbligata a corrispondere la somma di denaro perde il lavoro da un momento all’altro. In entrambi i casi, è possibile ottenere una revisione oppure la revoca dell’assegno attraverso una delle seguenti modalità:

  • presentando un’istanza al giudice;
  • avviando la negoziazione assistita dagli avvocati (sempre che le parti raggiungano un accordo).

Se, invece, uno degli ex coniugi muore oppure il beneficiario contrae nuove nozze, il diritto all’assegno cessa automaticamente.



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