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Da cosa dipende la corruzione negli appalti pubblici?

31 Agosto 2021 | Autore:
Da cosa dipende la corruzione negli appalti pubblici?

Dove si trova la falla che consente, nonostante le leggi e le inchieste, il dilagare del malcostume?

Il compianto cantautore Franco Battiato scrisse in una delle sue più celebri canzoni: «Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere, di gente infame che non sa cos’è il pudore. Si credono potenti e gli va bene quello che fanno. E tutti gli appartiene». Versi che calzano a pennello con un’Italia in cui oggi sì e domani pure emerge qualche inchiesta che dimostra quanta fame di soldi ha chi si trova in un posto pubblico e ha l’occasione di «arrotondare lo stipendio» in modo illecito mettendo in tasca qualche bustarella per un appalto. Corruttori e corrotti sono sempre esistiti e, nonostante i tentativi di porre fine a questa pratica malsana che costa un capitale agli onesti cittadini, esistono ancora. Non solo mangiano dal piatto che contiene i soldi di tutti ma pretendono anche di farci la «scarpetta». Da cosa dipende la corruzione negli appalti pubblici?

Norberto Bobbio, che oltre ad essere filosofo fu anche giurista, politologo, storico e senatore a vita, fece questa riflessione in proposito: «Questa società italiana appare putrefatta e moralmente fiacca. Tutta, non soltanto il Governo e il sottogoverno: tra chi sta dentro il Palazzo e chi sta fuori c’è una corrispondenza. La corruzione dei politici e dei loro manager è una costante della vita politica italiana e forse non soltanto italiana: nasce soprattutto dal bisogno di procurarsi l’enorme quantità di soldi che i partiti e le loro correnti divorano, coinvolge tutti o quasi, creando una ragnatela di reciproci ricatti».

Quindi, la corruzione negli appalti pubblici dipende solo dall’avidità o forse anche dai meccanismi della «cosa pubblica» che la rendono ancora possibile?

Corruzione in appalti pubblici: cosa si intende?

La corruzione è un reato contro la Pubblica Amministrazione contenuto nel Codice penale in questi termini: «Il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve per sé o per un terzo denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da uno a sei anni» [1]. Anche se la legge Anticorruzione del 2018 prevede delle pene detentive ed accessorie più elevate in determinati casi.

Affinché si configuri il reato, dunque, deve essere coinvolta la figura del pubblico ufficiale (dalla più alta carica politica fino all’impiegato dell’ufficio tecnico comunale, per intenderci) e ci deve essere uno scambio illecito di denaro anche a titolo di promessa. Significa, quindi, che non c’è bisogno di una mazzetta materialmente consegnata di mano in mano: basta solo che corruttore e corrotto si siano messi d’accordo in cambio di un determinato favore: «Ti assicuro l’appalto pubblico e mi dai un 20% del tuo guadagno», per fare un esempio.

Il reato è procedibile d’ufficio, pertanto non è necessario che la persona da cui il pubblico ufficiale pretende soldi o regali in cambio della partecipazione ad un appalto pubblico presenti una denuncia.

I quattro elementi della corruzione

In altre parole, la corruzione si manifesta come un abuso da parte di un soggetto dotato di un certo potere al fine di ottenere un vantaggio privato. Quattro gli elementi che si possono distinguere in questa azione illecita:

  • il potere, in quanto delega della capacità di stabilire delle regole per gli altri o di imporre il rispetto di tali regole;
  • il soggetto a cui è stato affidato questo potere;
  • l’abuso, commesso nel momento in cui viene esercitato il potere in modo diverso da quanto previsto;
  • il vantaggio privato per sé o per gli altri del soggetto che abusa del suo potere.

Corruzione e concussione: quali differenze?

Spesso, si tende a confondere i concetti di corruzione e concussione, simili perché coinvolgono dei pubblici ufficiali ma non uguali.

Il reato di corruzione scatta, come detto, quando il pubblico ufficiale riceve per sé o per altri denaro o altre utilità frutto di un patto con la persona corrotta. Basta, come abbiamo visto, anche la sola promessa dello scambio: «Siamo d’accordo che ti garantisco la partecipazione all’appalto pubblico e tu mi dai in cambio una quantità di denaro, un’auto di lusso, una percentuale sul tuo guadagno, una casa al mare».

La concussione, invece, scatta quando la persona che deve pagare per ottenere un appalto viene costretta a farlo e diventa, pertanto, una vittima, non un complice: «Se non mi dai 200mila euro, darò l’appalto pubblico ad un altro».  Non è, quindi, un «mettiamoci d’accordo» ma un «o paghi o non lavori», che è diverso.

Corruzione appalti pubblici: da cosa dipende?

Possibile che, nonostante le leggi e le inchieste, non ci sia un antidoto per questo fenomeno? Da cosa dipende la corruzione negli appalti pubblici?

Non è azzardato affermare che tutto nasce dalla volontà di arricchirsi sulle spalle della cosa pubblica: se uno rispetta la legge, sarà difficile che commetta un reato, anche se ha l’opportunità di farlo. È come chi trova un portafogli pieno di soldi per strada: se è onesto, farà il possibile affinché venga restituito. Se non lo è, ben che vada andrà dai Carabinieri a dire che l’ha trovato vuoto. Ben che vada, però.

Allo stesso tempo, si può anche affermare che uno non potrebbe commettere un reato se c’è un meccanismo che non glielo consente. Ed è proprio qui che si trova la ragione del dilagare della corruzione negli appalti pubblici. Il famoso proverbio «fatta la legge, fatto l’inganno» funziona benissimo per chi trova sempre una falla da sfruttare per ottenere un vantaggio illecito. Quella falla si chiama «burocrazia». La stessa che dà la possibilità di inquinare le procedure di un appalto con dei bandi ambigui o scritti in modo che possano essere aggirati.

Ad esempio, quando non viene richiesto ai potenziali partecipanti un certo livello di specializzazione (come, secondo alcuni studi, succede nel settore delle costruzioni), in modo tale che chiunque possa partecipare alla gara. O quando vengono indetti dei bandi per le forniture di materiale sanitario destinati ad una ristretta cerchia di operatori del settore, possibilmente vicini a chi deve decidere chi vincerà l’appalto (la cronaca giudiziaria ci ha mostrato qualche esempio in tempi nemmeno tanto lontani). Non a caso, l’Autorità nazionale anticorruzione ha segnalato qualche anno fa che in Italia il 60% dei contratti pubblici viene affidato in maniera diretta, senza una specifica gara.

D’altronde, come sosteneva Vittorio Gassman, «la corruzione è l’unico modo per sveltire gli iter e quindi incentivare le iniziative: la corruzione, possiamo arrivare a dire paradossalmente, è essa stessa progresso».


note

[1] Art. 318 cod. pen.


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