Che tutela hanno i lavoratori socialmente utili?


Che cosa fa e quanto viene pagato chi si trova in difficoltà con il mercato occupazionale e svolge attività per la collettività? Vengono versati i contributi?
I lavori socialmente utili sono le attività che hanno come scopo la realizzazione di opere e la fornitura di servizi utilizzando del personale che percepisce un sostegno al reddito e che, pertanto, vive in una situazione di svantaggio nel mondo del lavoro. Si parla di disoccupati, persone in mobilità o in cassa integrazione straordinaria, ecc. Il doppio obiettivo, dunque, è quello di impegnare i soggetti in difficoltà e, nello stesso tempo, di offrire un servizio o realizzare un’opera a beneficio della collettività. Che tutela hanno i lavoratori socialmente utili? Qual è per loro il vantaggio di svolgere queste attività?
L’intento del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali è quello di stabilizzare i lavoratori presso gli stessi enti utilizzatori o attraverso l’erogazione di incentivi regionali finalizzati all’attività autonoma o alla micro-imprenditorialità. Vediamo quali sono le altre tutele che hanno i lavoratori socialmente utili.
Indice
Come detto in precedenza, i lavoratori socialmente utili sono quelli che svolgono delle attività a beneficio della collettività non avendo un’occupazione o trovandosi in una situazione svantaggiata.
Nello specifico, questi lavoratori appartengono a tre categorie:
- il gruppo di lavoratori impegnato in attività finanziate dal Fondo Sociale per l’Occupazione e la Formazione, cioè il vecchio Fondo per l’Occupazione;
- il gruppo impegnato in attività promosse e finanziate dagli enti presso i quali lavora (Comuni, Regioni, ecc.);
- il gruppo impegnato in lavori socialmente utili per il periodo di tempo durante il quale percepisce un sostegno al reddito (disoccupazione, cassa integrazione, ecc.).
Più nello specifico, i lavoratori socialmente utili sono:
- lavoratori in cerca di prima occupazione;
- disoccupati iscritti da più di due anni nelle liste di collocamento;
- iscritti nelle liste di mobilità che non percepiscono l’indennità;
- lavoratori percettori di trattamenti previdenziali (mobilità, cassa integrazione straordinaria, ecc.).
Va precisato che svolgere un lavoro socialmente utile non comporta in alcun caso l’instaurazione di un rapporto di lavoro e non determina la cancellazione dalle liste di mobilità.
Le attività riservate ai lavoratori socialmente utili sono di diverso tipo e vanno dai servizi alla persona alla tutela dell’ambiente e del territorio fino alla valorizzazione del patrimonio culturale.
I lavoratori sono impegnati 20 ore alla settimana con un massimo di otto ore al giorno. Chi lavora, dunque, a tempo pieno non farà più di due giornate e mezza in una settimana.
Le attività socialmente utili possono essere svolte dai lavoratori non oltre il raggiungimento dei requisiti minimi per ottenere la pensione di vecchiaia o anticipata.
In cambio della loro attività, i lavoratori socialmente utili percepiscono dall’Inps una prestazione economica su indicazione del ministero del Lavoro. Si tratta, nello specifico, di un assegno mensile per attività socialmente utile (il cosiddetto Asu) e l’eventuale assegno familiare (che si traduce nel nuovo assegno unico per i figli). Attualmente, l’importo dell’Asu è fissato in 595,93 euro mensili. Nel caso in cui l’impegno risulti superiore, spetta un assegno integrativo a carico dell’utilizzatore.
Al lavoratore viene, inoltre, riconosciuta la contribuzione figurativa ai soli fini del riconoscimento al diritto alla pensione.
Come conferma l’Inps, l’assegno Asu destinato ai lavoratori socialmente utili non è compatibile con:
- lo svolgimento di attività di lavoro subordinato con contratto a termine a tempo pieno;
- i trattamenti pensionistici diretti;
- i trattamenti di pensionamento anticipato.
L’assegno è, invece, cumulabile con:
- i redditi di lavoro autonomo occasionale entro il limite massimo di 3.718,49 euro lordi;
- i redditi di collaborazione coordinata e continuativa svolta per il periodo massimo previsto per il mantenimento dell’iscrizione nella prima classe delle liste di collocamento ed entro lo stesso limite sopra indicato;
- gli assegni e le pensioni di invalidità civile;
- le pensioni privilegiate per infermità contratta a causa del servizio militare obbligatorio.
Chi è titolare di un assegno o di una pensione di invalidità, può decidere di optare per l’assegno di attività socialmente utili.
Le pubbliche amministrazioni, inoltre, possono provvedere all’assunzione, anche con contratti di lavoro a tempo parziale, lavoratori impegnati in attività di pubblica utilità impiegati al 31 dicembre 2016.