Codice del turismo: ecco le novità


Nei tanti disegni di legge, progetti, proposte, emendamenti, iniziative, schemi e deleghe, perdiamo il conto di quante “buone intenzioni”, manifestate dal nostro legislatore, vadano poi a finire negli inceneritori al posto dei rifiuti.
Tra queste, un risalto particolare dovrebbe meritare l’approvazione, avvenuta lo scorso 7 ottobre da parte del Consiglio dei Ministri, dello schema di decreto legislativo per il riordino e la semplificazione della normativa in materia di turismo.
L’infelice definizione con cui è stato battezzato il nuovo corpo normativo, “Codice del turismo” (o, meglio, “codice della normativa statale in tema di Ordinamento e mercato del turismo”), evidenzia una recente terminologia usata dal Parlamento per rafforzare il carattere innovativo delle proprie riforme. I Codici, invece, nel nostro ordinamento, sono solo quattro, mentre le altre norme non sono che leggi speciali.
Al di là dell’aspetto formale, però, ci sembra che qualcuno finalmente, dai piani alti, si sia accorto che l’unico vero paliativo per l’economia nazionale è il turismo. Settore fin troppo sottovalutato dai nostri imprenditori o gestito in modo non professionale e improvvisato, il turismo ha anche l’indubbio vantaggio di veicolare, nella conservazione dei beni storico-architettonici, quei fondi che, invece, lo Stato ha tagliato. Il turismo finanzia sé stesso, ma finanzia anche il patrimonio artistico di una nazione, preservandolo dall’inevitabile invecchiamento.
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