Equo compenso: gli aumenti su tablet e smartphone ci saranno


Aumenti di oltre il 500% per tablet e smartphone: la parola passa al tavolo delle trattative, ma quel che è certo è che i consumatori saranno ulteriormente “tassati”.
Ritorna in scena la querelle sull’equo compenso e i prospettati aumenti richiesti, ormai a più riprese, dalla SIAE. Parliamo, cioè, dei diritti di copia privata, quel balzello che – coscienti o incoscienti – paghiamo tutti quando acquistiamo una memoria esterna (un cd, un dvd, un telefono cellulare – perché in esso vi è inserita la Sim -, un hard disk, un pendrive, una macchina fotografica, un ipoad, ecc.). Questa sorta di “tassa”, scaricata sull’acquirente nel prezzo di vendita, finisce nelle tasche della Società Italiana Autori ed Editori e va a ricompensare i suoi iscritti per le (presunte) copie che, sulla momeria acquistata, il consumatore farà di opere protette dal diritto d’autore. E ciò sia che il supporto venga effettivamente utilizzato per duplicare opere protette, sia invece nel caso contrario (si pensi a una scheda della camera digitale acquistata solo per immagazzinare gli scatti della prossima vacanza a mare).
Il problema è l’aggiornamento degli importi del diritto di copia, fermi al 2012, anno nel quale era stato garantito un gettito di 70 milioni di euro. La legge prevede un adeguamento triennale, che, dunque, è in ritardo di quasi due anni.
L’attuale compenso che i produttori devono pagare (ma che, come detto, ricade sull’acquirente finale) è di 0,90 euro e ora – dopo un lavoro svolto da un comitato consultivo sul diritto di copia negli altri Paesi – si propone di portarlo a 5,20 euro. Un aumento superiore a cinque volte!
L’ex ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, aveva anche approntato una bozza di decreto con l’aggiornamento delle tariffe, ma l’avvicendamento di Governo ha riaperto le trattative.
Sulla questione si è aperto un ampio dibattito, specie dopo la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha spezzato una lancia in favore del consumatore, sottolineando che i diritti di copia privata non sempre sono legittimi (leggi l’articolo: “Diritto d’autore e lotta alla pirateria: calano i diritti sulla copia privata grazie all’UE”).
Dunque, si aprirà ora un tavolo di trattativa e mediazione tra le parti (Siae e Confindustria digitale, le cui posizioni continuano a rimanere distanti anche dopo la riunione del 23 aprile). Quindi verrà presa una decisione definitiva e potremo sapere quanto essa inciderà sui prezzi di vendita di smartphone e tablet.
Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, nel corso di un’audizione presso la commissione Cultura della Camera, ha ricordato che è dal 2012 che si pagano le vecchie tariffe. “Nel frattempo sono stati venduti chissà quanti smartphone e tablet e di questa situazione ne ha beneficiato solo una parte”.
Dunque, per Franceschini bisogna decidere (“ce lo chiede la legge”) e poi si potrà anche valutare, attraverso un tavolo tecnico tra ministero e Siae, quanta parte dell’introito da diritto di copia dare ai giovani autori per opere prime. Una volta deciso sarà anche necessario istituire un tavolo tecnico che monitori il mercato, che è in continua evoluzione, e dopo un anno faccia il punto.
In ogni caso, la posizione di questo Governo è netta. E di certo, i consumatori la potranno verificare, a breve, sulle loro stesse tasche.
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