Come si calcola il tasso di usura mutui?


C’è un sistema per sapere in maniera chiara e semplice quando si pagano degli interessi illeciti? Come difendersi?
Chi chiede un finanziamento alla banca spesso si trova ad accettare le condizioni che gli vengono imposte. Un po’ perché ha bisogno di quei soldi, un po’ perché si perde in termini e percentuali che lo disorientano. Non ha la sufficiente conoscenza in materia per controbattere e per verificare tutto quello che c’è scritto con quella lettera piccola piccola nel contratto. E spera di essere capitato nelle mani giuste e che il destino gliela mandi buona. Nella stragrande maggioranza dei casi sarà così. C’è, però, qualche «mela marcia» nel settore del credito che approfitta del bisogno di soldi del suo interlocutore e sconfina in un terreno illegale, quello del tasso usurario. In pratica, si farà restituire più del dovuto, ottenendo un guadagno illecito. Ma come si calcola il tasso di usura mutui? Si tratta di un’operazione troppo complicata oppure è alla portata di tutti?
Va detto, come premessa, che il ministero dell’Economia e delle Finanze rileva ogni trimestre il Tasso effettivo globale medio, noto con la sigla Tegm, applicato dalle banche e dagli istituti finanziari nel trimestre precedente su determinate operazioni. Una di queste, appunto, la concessione dei mutui. Il calcolo del tasso di usura prende come riferimento di base proprio il Tegm. Con una semplice operazione che vedremo tra poco, è possibile capire che il finanziatore a cui ci si è rivolti è onesto oppure si sta approfittando della situazione. Ecco, allora come si calcola il tasso di usura sui mutui.
Indice
Tasso di usura: cos’è?
Come noto, quando una persona chiede un mutuo ad un istituto finanziario si impegna a restituire non solo il capitale che ha ricevuto ma anche gli interessi passivi che quei soldi maturano fino a quando ha completato il piano di ammortamento. In altre parole, se chi deve acquistare una casa chiede un mutuo da restituire in 30 anni, dovrà pagare ogni mese alla banca una quota capitale (il denaro ricevuto) ed una quota interessi calcolata ad un tasso su 30 anni.
Il tasso di interesse applicato può essere fisso o variabile. Il primo sarà sempre lo stesso dalla prima all’ultima rata e viene scelto da chi non se la sente di rischiare nel tempo. Il tasso variabile, invece, tiene conto di alcuni fattori che possono modificare la percentuale iniziale in base all’andamento dei mercati. Viene scelto da chi ritiene che, ad un certo punto, il mercato consenta di abbassare la quota degli interessi passivi e, quindi, di risparmiare rispetto al tasso fisso.
Ora, se è vero che ogni banca è libera di applicare le condizioni che vuole, è altrettanto vero che a tutto c’è un limite. Quindi, non sarà possibile applicare ad un mutuo un tasso di interesse che oltrepassi una determinata soglia. Se così dovesse essere, si sconfinerebbe nell’usura, cioè si avrebbe un tasso usurario, ovvero illegale.
A questo punto, le domande da porsi sono, almeno, queste due: chi decide quando un tasso è usurario? E come si calcola il tasso di usura sui mutui?
Tasso di usura: chi lo decide?
Come accennato nella premessa iniziale, è il ministero dell’Economia e delle Finanze (o meglio, la Banca d’Italia per conto del ministero) a rilevare con frequenza trimestrale il Tegm, cioè il Tasso effettivo generale medio che è stato praticato dagli istituti finanziari nei tre mesi precedenti. Le tabelle dei Tegm sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale, sui siti della Banca d’Italia e del ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Tasso effettivo generale medio comprende anche commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e spese, escluse quelle per imposte e tasse.
Si può dire, dunque, che il tasso di usura sui mutui è un interesse troppo elevato applicato al finanziamento in maniera illecita.
Tasso di usura: come si calcola?
Le citate tabelle pubblicate in Gazzetta Ufficiale mostrano le seguenti informazioni:
- data di inizio e fine trimestre, cioè il periodo di validità del tasso effettivo medio globale;
- categoria di operazione cui si riferisce il Tegm, che vedremo più avanti;
- classe d’importo, vale a dire il range entro cui ricade ciascuna operazione su cui applicare il tasso medio e il tasso soglia corrispondenti;
- tasso effettivo globale medio stabilito dai decreti trimestrali ministeriali;
- tasso soglia al di sopra del quale il tasso applicato è da considerarsi usurario.
I tecnici di Bankitalia aumentano di un quarto il Tegm e applicano un margine aggiuntivo del 4%. Viene così stabilito il tasso soglia, oltre il quale gli interessi diventano usurari. Anche quando la differenza tra il tasso medio e il tasso soglia supera l’8% ci si trova di fronte ad un tasso di usura.
Facciamo un esempio pratico per capire meglio il meccanismo. Poniamo che il ministero dell’Economia, dopo le rilevazioni della Banca d’Italia, abbia stabilito un Tegm al 4,5%. Per arrivare al tasso soglia oltre il quale scatta il reato di usura, bisogna:
- aggiungere al Tegm un quarto del suo valore, quindi: 4,5% + 1,125% = 5,625%;
- aggiungere un ulteriore margine del 4%, quindi: 5,625& + 4% = 9,625%.
Significa che se un finanziamento supera il tasso soglia di 9,625% verrà considerato usurario.
Inoltre, come abbiamo detto, la normativa impone che tra il tasso soglia e il Tasso effettivo globale medio non ci debba essere mai una differenza superiore all’8%. Nel nostro caso non succede, poiché tra il primo (4,5%) ed il secondo (9,625%) si supera appena il 5%.
Reato di usura: cosa si rischia?
Chi applica un tasso di usura sul mutuo, come su qualsiasi altro finanziamento, commette reato. Il Codice penale stabilisce che «chiunque si fa dare o promettere, sotto qualsiasi forma, per sé o per altri, in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra utilità, interessi o altri vantaggi usurari, è punito con la reclusione da due a dieci anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro [1]».
Il Codice ribadisce quanto esposto nei capitoli precedenti, cioè che esiste un tasso soglia oltre il quale si sconfina nel reato di usura. Ma aggiunge che devono essere considerati usurari anche gli interessi, i vantaggi o i compensi che, per quanto inferiori a tale limite, «risultano comunque sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro o di altra utilità, ovvero all’opera di mediazione, quando chi li ha dati o promessi si trova in condizioni di difficoltà economica o finanziaria».
In altre parole: per commettere il reato di usura non basta superare il tasso soglia, ma anche applicare degli interessi troppo elevati.
Le pene aumentano da un terzo alla metà quando:
- il colpevole agisce nell’esercizio di una attività professionale, bancaria o di intermediazione finanziaria mobiliare;
- il colpevole richiede in garanzia partecipazioni o quote societarie o aziendali o proprietà immobiliari;
- il reato è commesso in danno di chi si trova in stato di bisogno o di chi svolge attività imprenditoriale, professionale o artigianale.
Il mutuatario vittima del tasso di usura può avviare un’azione legale contro la banca non oltre i 10 anni dal rimborso del finanziamento o dalla chiusura del conto corrente. L’onere della prova rimane a suo carico.
note
[1] Art. 644 cod. pen.