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Pensione bassa: come rimediare?

4 Ottobre 2021 | Autore:
Pensione bassa: come rimediare?

Importo del trattamento pensionistico insufficiente rispetto alle esigenze personali: come aumentare l’assegno se manca poco al pensionamento?

Ti mancano pochi anni alla pensione e ti sei accorto, da un calcolo previsionale, che l’importo dell’assegno dell’Inps è molto inferiore alle aspettative. In caso di pensione bassa come rimediare?

Sfortunatamente, se sei vicino alla data di pensionamento, integrare i tuoi contributi con versamenti ad un fondo di previdenza complementare potrebbe non esserti utile più di tanto: l’adesione alla previdenza integrativa è tanto più efficace quanto più risulta “precoce”. Ottiene il massimo beneficio con minor sforzo, infatti, chi aderisce ad un fondo integrativo ad inizio carriera: più anni di versamenti comportano rivalutazioni più elevate e la possibilità di frazionare maggiormente gli oneri.

Il versamento di contributi volontari all’Inps può essere utile- e consentito- soltanto se lavori part time o non lavori affatto, ma non è possibile incrementare la tua retribuzione media: in altri termini, se il tuo stipendio è basso, attraverso i contributi volontari non puoi arrivare a un imponibile- base di calcolo dei versamenti- pari a 100mila euro e più.

È più probabile che risultino utili per aumentare la pensione eventuali riscatti, ma va detto che, nella generalità dei casi, un riscatto tardivo non comporta benefici economici significativi: in pratica, versi all’Inps una cifra consistente per riprenderla, a piccole rate, negli anni. Allo stato attuale, la vera utilità del riscatto consiste nella possibilità di anticipare la pensione.

Ci sono, in ogni caso, alcune misure che consentono di aumentare l’importo del trattamento pensionistico anche una volta che questo è stato già erogato; ne abbiamo parlato in: Come ottenere una pensione più alta. Ma procediamo con ordine.

Riscatto dei contributi

Qualora risultino, nell’arco dell’intera vita lavorativa, dei periodi da riscattare, l’importo della pensione Inps potrebbe risultare più elevato. Ricordiamo che si possono recuperare, col riscatto, i seguenti periodi, presso la generalità delle gestioni amministrate dall’Inps, entro determinati limiti e nel rispetto di specifiche condizioni:

  • i contributi omessi e prescritti (costituzione di rendita vitalizia);
  • i periodi di lavoro svolto all’estero presso Paesi non convenzionati;
  • il corso di studi universitario ed i periodi assimilati;
  • il periodo di astensione facoltativa per maternità;
  • i periodi di sospensione o interruzione del rapporto di lavoro;
  • i periodi di formazione professionale, studio e ricerca, inserimento nel mercato del lavoro, successivi al 31 dicembre 1996;
  • gli intervalli tra lavori discontinui, stagionali o temporanei: nel dettaglio, sono riscattabili gli archi di tempo collocati tra lavori discontinui, stagionali o temporanei, se successivi al 31 dicembre 1996; l’interessato deve provare, però, il permanere dello stato di disoccupazione per tutto il periodo che deve essere riscattato;
  • i periodi di lavoro part time scoperti da contribuzione e senza svolgimento di attività lavorativa, se successivi al 31 dicembre 1996 (attualmente, questi periodi sono coperti da contribuzione, per effetto delle nuove previsioni della legge di Bilancio 2021);
  • i periodi di assistenza al disabile non coperti da assicurazione;
  • i periodi di servizio civile volontario reso dal 1°gennaio 2009;
  • i periodi di congedo per gravi motivi familiari non retribuito, sino a un massimo di 2 anni nella vita lavorativa;
  • i periodi relativi alla cosiddetta pace contributiva, o riscatto agevolato sperimentale: si tratta di periodi non soggetti a obbligo contributivo e non coperti da contribuzione obbligatoria, che possono essere riscattati dagli iscritti presso gestioni Inps privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.

Per approfondire, leggi: Guida al riscatto dei contributi.

Accredito dei contributi figurativi

Alcuni periodi non lavorati non devono essere riscattati, in quanto coperti dalla contribuzione figurativa: si tratta generalmente di periodi di assenza che godono di una particolare tutela, per cui l’Inps accredita i contributi anche se la prestazione lavorativa non è stata svolta, senza costi per il lavoratore.

In alcuni casi, i contributi figurativi sono accreditati d’ufficio, in altri su domanda, e consentono di anticipare o aumentare gratuitamente la pensione.

Ecco i principali eventi che danno diritto all’accredito dei contributi figurativi:

  • servizio militare;
  • malattia/infortunio;
  • maternità e congedi parentali;
  • persecuzione;
  • licenziamento politico;
  • funzioni pubbliche;
  • tubercolosi;
  • disoccupazione ordinaria;
  • cassa integrazione;
  • contratti di solidarietà;
  • mobilità.

Contributi volontari

Qualora non vi siano periodi da riscattare o accreditare e non vi sia nemmeno la possibilità che il datore di lavoro alzi l’imponibile contributivo Inps (cioè che aumenti lo stipendio lordo), un modo per aumentare l’importo della pensione Inps potrebbe consistere nel versamento dei contributi volontari. Attenzione però: in costanza di rapporto di lavoro, il versamento dei contributi volontari può essere effettuato soltanto se il contratto è a tempo parziale.

Nel dettaglio, i lavoratori con contratto di lavoro part-time di tipo verticale, orizzontale o ciclico possono essere autorizzati alla prosecuzione volontaria del versamento dei contributi nel fondo pensionistico di appartenenza. Questa possibilità è consentita:

  • per i periodi successivi al 31 dicembre 1996;
  • in alternativa al riscatto “ad integrazione” [2], cioè se i periodi part time non sono stati già riscattati.

Per ottenere l’autorizzazione è richiesto il possesso di almeno un anno di contribuzione nell’ultimo quinquennio presso la gestione Inps interessata e bisogna presentare un’apposita domanda.

Ad ogni modo, tramite versamenti volontari, l’imponibile non può essere aumentato significativamente, specie se manca poco alla pensione. L’importo dei contributi volontari dovuti per l’integrazione di un periodo di lavoro part-time, infatti, è quantificato sul valore medio settimanale della retribuzione imponibile percepita dal richiedente nel periodo stesso, escludendo dal calcolo le eventuali retribuzioni ricevute nello stesso anno in costanza di lavoro a tempo pieno o per altro periodo di lavoro part-time.

In altre parole, versando i contributi volontari non è possibile aumentare la retribuzione imponibile (cioè lo stipendio lordo “virtuale” su cui calcolare i contributi) a proprio piacimento, ma ci si deve basare sulla retribuzione media.

Maggiorazione dei contributi

In alcuni casi, è possibile aumentare la pensione grazie alla maggiorazione convenzionale dei contributi: si tratta, in pratica, di contributi aggiuntivi riconosciuti al beneficiario, non versati, grazie ai quali l’interessato figura aver lavorato di più, rispetto al servizio effettivo prestato.

Questi contributi sono riconosciuti in relazione a particolari condizioni (come l’invalidità dal 75%) o in relazione al servizio svolto, ad esempio a bordo di navi militari o aerei, o in sedi disagiate.

Per conoscere tutti i casi in cui è possibile arrivare prima alla pensione, o avere una pensione più alta, grazie alle maggiorazioni, leggi: Guida alle maggiorazioni dei contributi.

Integrazione e maggiorazione della pensione

La pensione molto bassa può essere integrata, qualora risultino esigui anche gli altri redditi del pensionato e dell’eventuale coniuge. In particolare, bisogna:

  • percepire un trattamento per il quale si può beneficiare di un incremento (ad esempio, per la generalità delle pensioni calcolate con sistema contributivo non è possibile beneficiare dell’integrazione al minimo);
  • soddisfare le condizioni richieste per l’incremento (solitamente, si richiede di non superare determinate soglie di reddito).

Gli incrementi della pensione collegati al reddito sono numerosi; di seguito, i principali:

  • integrazione al trattamento minimo: consiste in un aumento della pensione mensile, che viene integrata sino ad arrivare a 515,58 euro mensili (per l’anno 2020 e 2021);
  • maggiorazione sociale: è un aumento della pensione previsto dalla nota legge del 1988 sull’elevazione dei livelli dei trattamenti sociali e miglioramenti delle pensioni;
  • incremento al milione, o incremento della maggiorazione sociale: si tratta di un ulteriore aumento della pensione, introdotto dalla finanziaria del 2002 a favore dei pensionati al di sopra dei 70 anni (alcune categorie di pensionati possono richiederlo prima del compimento del 70° anno di età; inoltre, gli inabili lo possono ottenere dal 18° anno di età); l’incremento al milione può portare la pensione, in base al reddito proprio e del coniuge, sino a 651,51 euro mensili (valore 2020- 2021);
  • quattordicesima: si tratta di una somma aggiuntiva sulla pensione che, a seconda del reddito del pensionato e degli anni di contributi accreditati, può arrivare sino a 655 euro.

Se il nucleo familiare si trova in condizioni di bisogno, l’importo della pensione può essere aumentato “di fatto” richiedendo la pensione di cittadinanza o il reddito di cittadinanza. Per approfondire, leggi: Guida alla pensione di cittadinanza.

Trattamenti di famiglia

Il pensionato con familiari a carico può avere diritto ai trattamenti di famiglia come l’assegno al nucleo familiare Anf o gli assegni familiari. Si tratta di prestazioni d’integrazione al reddito del nucleo familiare erogate dall’Inps e spettanti in misura diversa, a seconda della composizione e del reddito complessivo della famiglia. Il diritto agli assegni può dipendere anche dalla gestione previdenziale presso la quale risultavi assicurato.

Chi non beneficia dei trattamenti di famiglia ed ha figli sino a 21 anni a carico può fruire dell’assegno temporaneo, dal 1° luglio al 31 dicembre 2021; a partire dal 1° gennaio 2022, diventerà operativo l’assegno unico e universale per i figli sino a 21 anni.

Pensione integrativa

In alternativa ai rimedi osservati per aumentare la pensione, è possibile optare per l’adesione a un fondo di previdenza complementare ma, qualora l’uscita dal lavoro dovesse essere molto vicina, l’interessato non potrebbe trarne grandi benefici. A questo proposito, bisogna considerare che:

  • il pensionato titolare di una pensione di vecchiaia non può aderire alla previdenza complementare, se non nel caso in cui continui a svolgere attività lavorativa, mentre può aderirvi il pensionato titolare di una pensione anticipata o di invalidità, a condizione che l’adesione avvenga almeno un anno prima del compimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia nel regime di previdenza obbligatoria a cui appartiene;
  • se si è pensionati di vecchiaia e si continua a svolgere un’attività lavorativa è possibile iscriversi a un fondo pensione;
  • l’iscritto a un fondo pensione può continuare a versare i contributi anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, a condizione che possa far valere, al compimento dell’età prevista per il pensionamento, almeno un anno di contribuzione a favore della previdenza complementare.

Per saperne di più, leggi: Come funziona la previdenza complementare.

Supplemento di pensione

Una volta liquidata la pensione, se si continua a lavorare è possibile aumentare l’importo con un supplemento di pensione: si tratta di un’aggiunta alla pensione, proporzionata all’ammontare della contribuzione ulteriore, riconosciuta quando il pensionato continua l’attività lavorativa precedente, o ne inizia una nuova, per la quale sia obbligato a versare i contributi presso la stessa gestione.

Il supplemento può essere richiesto dopo 5 anni dalla data di decorrenza della pensione o di un precedente supplemento. Se, però, l’interessato ha già compiuto l’età per la pensione di vecchiaia, può richiedere il supplemento dopo 2 anni, ma per una sola volta.

Il supplemento può essere richiesto anche da chi percepisce la pensione a carico del Fpld (Fondo pensione lavoratori dipendenti Inps), qualora, dopo aver cessato il rapporto da lavoro dipendente, abbia iniziato un’attività autonoma (con iscrizione presso le gestioni speciali dei lavoratori autonomi dell’Inps) per la quale è obbligato al versamento dei contributi.

Il supplemento di pensione è calcolato con gli stessi criteri previsti per le pensioni, prendendo in considerazione retribuzione e contributi accreditati tra la data di decorrenza del trattamento, o del precedente supplemento, e quella del supplemento da liquidare. Non si applicano limiti d’importo e la somma può aumentare anche la pensione liquidata in base all’anzianità contributiva massima (eventuali incrementi e maggiorazioni vengono assorbiti).

Pensione supplementare

Se si continua a lavorare ma si versa la contribuzione presso una gestione previdenziale diversa, rispetto a quella che liquida la pensione principale, si può ottenere una pensione supplementare. Non sempre, però, si ha diritto alla pensione supplementare: il diritto alla prestazione dipende sia dalla gestione in cui è liquidata la pensione principale, sia da quella in cui è liquidata la pensione supplementare.

La gestione più “generosa”, in questo senso, è la gestione Separata Inps, che liquida la pensione supplementare a prescindere dal fondo che liquida la pensione principale, comprese le casse dei liberi professionisti.

Al di fuori delle possibilità descritte, restano soltanto le forme di risparmio- piani di accumulo proposti da banche e assicurazioni.


note

[1] Art.8, Co.2 D.lgs. 564/1996.

[2] Art.8, Co.1 D.lgs. 564/1996.

Autore immagine: pixabay.com


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