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Chi paga il termostato?

5 Ottobre 2021 | Autore:
Chi paga il termostato?

Spetta al proprietario o all’inquilino la spesa dei componenti legati all’impianto di riscaldamento? La differenza tra manutenzione ordinaria e straordinaria.

Stai pur sicuro che se dovesse capitare qualcosa all’impianto di riscaldamento di casa tua, capiterebbe nel momento più inopportuno, cioè proprio nella settimana in cui si tocca il picco sottozero. In quel momento, l’unica cosa a cui pensare è a trovare il guasto e a ripararlo il più in fretta possibile. Se l’appartamento in questione è in affitto, l’inquilino tenterà di rintracciare subito il proprietario per discutere il da farsi e, soprattutto, per capire chi dei due deve farsi carico della spesa. Può darsi che il problema non sia nella caldaia o nel vaso di espansione, ma «solo» (si fa per dire) nel dispositivo che comanda l’accensione e lo spegnimento dell’impianto. In questo caso, chi paga il termostato? Il proprietario o l’inquilino?

La risposta, in realtà, deve trovarsi nel contratto di affitto sottoscritto dalle parti. Contratto che, ovviamente, deve riportare quanto stabilito dalla legge e, in particolare, dal Codice civile circa la ripartizione delle spese. Per sapere chi paga il termostato, quindi, vediamo cosa dice la normativa.

Manutenzione impianto di riscaldamento: a chi spetta?

Come appena detto, è il contratto di affitto quello che dovrebbe stabilire a chi spetta la manutenzione dell’impianto di riscaldamento e, quindi, chi paga il termostato in caso di guasto. Se nell’accordo sottoscritto tra proprietario e inquilino non c’è scritto nulla in proposito, fa fede quanto indicato nel Codice civile.

Innanzitutto, è dovere del proprietario [1]:

  • consegnare all’inquilino l’immobile in buono stato di manutenzione;
  • mantenerlo in stato da servire all’uso convenuto;
  • garantirne il pacifico godimento durante la locazione.

Inoltre, aggiunge il Codice civile, deve eseguire durante la locazione «tutte le riparazioni necessarie eccettuate quelle di piccola manutenzione che sono a carico del conduttore» [2].

La normativa chiarisce, a tal proposito, che «le riparazioni di piccola manutenzione, che a norma devono essere eseguite dall’inquilino a sue spese, sono quelle dipendenti da deterioramenti prodotti dall’uso, e non quelle dipendenti da vetustà o da caso fortuito» [3]. Significa che il locatario dovrà sobbarcarsi i costi di riparazione o di sostituzione degli impianti o dei suoi componenti (come può essere il termostato del riscaldamento) che non funzionano bene o per niente a causa del loro deterioramento per l’uso prolungato nel tempo.

Tutto ciò si può riassumere in questo modo:

  • al proprietario spetta pagare le spese di manutenzione straordinaria;
  • all’inquilino spetta pagare le spese di manutenzione ordinaria.

Manutenzione impianto riscaldamento: cosa paga l’inquilino?

Abbiamo appena visto che sono a carico dell’inquilino le spese relative alla piccola manutenzione ordinaria. Tra queste rientra, ad esempio, il controllo periodico della caldaia, poiché riguarda il normale deterioramento dell’uso quotidiano. Non si tratta, cioè, di un guasto che comporta un intervento di manutenzione straordinaria.

Pertanto, l’inquilino dovrà pagare:

  • la sostituzione delle apparecchiature a causa di un danno accidentale da lui provocato;
  • la pulizia annuale dell’impianto;
  • la spesa per l’accensione e la messa a riposo stagionale.

Dal primo punto si deduce che se l’inquilino ha provocato per incuria il guasto o la rottura del termostato fino a doverlo sostituire (ad esempio perché l’ha colpito in pieno spostando un mobile), dovrà pagare il dispositivo nuovo e la sua installazione. In questo caso, però, lui potrà scegliere la marca e il modello più convenienti, purché siano compatibili con il resto dell’impianto e garantisca un funzionamento almeno altrettanto efficace rispetto a quello che ha rotto.

Per quanto riguarda, invece, la revisione periodica dell’impianto, nel caso in cui l’inquilino non provvedesse a chiamare il tecnico con la frequenza richiesta e la caldaia o i dispositivi riportassero per questo un danno, toccherebbe sempre al conduttore sostenere le spese per rimettere l’impianto funzionante e a norma.

Ovviamente, ma fino qui è facile arrivarci, l’inquilino deve pagare anche la lettura del contatore, l’acquisto del combustibile (quando, ad esempio, l’impianto non è a metano) e le bollette.

Manutenzione impianto di riscaldamento: cosa paga il proprietario?

Abbiamo visto che il Codice civile attribuisce al proprietario le spese di manutenzione straordinaria. Questo vuol dire che a lui spetta pagare la sostituzione o la riparazione della caldaia e di tutte le parti o componenti guasti per usura o per un danno non imputabile all’inquilino.

Quindi, chi paga il termostato? Se la sua sostituzione è dovuta al fatto che era troppo vecchio ed è arrivato alla fine del suo ciclo o ad un fattore fortuito (un brusco sbalzo di corrente che abbia provocato dei danni ai componenti elettronici, tanto per fare un esempio), la spesa spetta al proprietario. E non tra una settimana o tra un mese: il padrone di casa è tenuto a provvedere alla riparazione o alla sostituzione dei componenti (ovviamente chiamando un tecnico abilitato) nel tempo più breve possibile per evitare un grave disagio all’inquilino. Altrimenti rischia, da una parte, che sia proprio l’inquilino a chiamare un altro tecnico, magari più costoso e, dall’altra, di dover pagare anche il risarcimento del danno al conduttore.


note

[1] Art. 1575 cod. civ.

[2] Art. 1576 cod. civ.

[3] Art. 1609 cod. civ.


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