Chi sono i commercianti al dettaglio?


La differenza tra il negozio o i grandi magazzini e la distribuzione all’ingrosso. Requisiti e doveri fiscali dell’esercente.
L’espressione «commercio al dettaglio» si sente soprattutto quando vengono diffusi i dati sull’andamento dei prezzi al consumo, cioè la rilevazione dell’Istat sull’inflazione. Mai però che una mamma dica al figlio: «Vai giù dal commerciante al dettaglio all’angolo e chiedi se ti dà un chilo di farina, che devo fare una torta». Semmai, gli dirà di andare al negozietto di alimentari, al supermercato, al minimarket. Allora, chi sono i commercianti al dettaglio? Il droghiere? Il venditore di scarpe? Il fruttivendolo? Il proprietario dei grandi magazzini?
In Italia, secondo gli ultimi dati a disposizione, ci sono oltre 735mila attività di commercio al dettaglio, dal fruttivendolo che ha la sua bottega nel paesino al grande ipermercato in città, dal negozietto di abbigliamento alla sofisticata boutique del Quadrilatero della moda a Milano e tanto altro ancora. Campania e Lombardia, le regioni in cui si concentra il maggior numero di attività.
Tutti noi abbiamo a che fare quotidianamente con la vendita al dettaglio, chi da una parte del bancone e chi dall’altra. Chi vende e chi acquista. Quando il consumatore va a comprare il pane, un computer, un maglione firmato o un paio di scarpe, si reca da commercianti al dettaglio. Fanno parte del cosiddetto retail sales o business to consumer (B2C), come vengono chiamati da chi ama complicare le cose con l’inglese, o del commercio al minuto, come preferisce chi resta ancorato alla lingua di Dante. Chi sono? Vediamo.
Indice
Commercianti al dettaglio: cosa fanno?
Secondo la definizione degli addetti al settore, per commercio al dettaglio s’intende «l’attività svolta da chiunque professionalmente acquista merci in nome e per conto proprio e le rivende su aree private in sede fissa o mediante altre forme di distribuzione direttamente al consumatore finale, cioè colui che utilizza i prodotti per scopi propri e non nell’esercizio di un’attività professionale o imprenditoriale».
In altre parole, i commercianti al dettaglio acquistano della merce dai propri fornitori (grossisti, coltivatori diretti, fabbricanti, distributori, ecc.) per poi rivenderla a ciascuno di noi, consumatori finali, che si tratti di prodotti alimentari o non alimentari. Il concetto di commerciante al dettaglio è valido sia che il consumatore acquisti il prodotto in un negozio fisico sia che lo faccia online per poi riceverlo a casa.
I commercianti al dettaglio operano, soprattutto, in tre vaste categorie merceologiche, ovvero:
- prodotti alimentari;
- beni di consumo duraturi (elettrodomestici, mobili, ecc.);
- beni di consumo comune: (vestiti, calzature, ecc).
La loro caratteristica, pertanto, è quella di rivolgersi al consumatore finale, a differenza del commerciante all’ingrosso. L’attività di quest’ultimo, infatti, consiste nell’acquisto di merce in nome e per conto proprio per rivenderla ad altri commercianti o ad utilizzatori professionali.
Commercianti al dettaglio: quali requisiti?
Per poter svolgere la loro attività in sede fissa (insomma, per aprire un negozio), i commercianti al dettaglio devono ottenere l’apposita autorizzazione rilasciata dal Suap, cioè dallo Sportello unico attività produttive, sulla base degli atti di programmazione territoriale e sulla base delle disposizioni regionali.
L’esercente è tenuto a rispettare i requisiti morali e professionali richiesti dalla legge. I locali dove si svolge l’attività devono avere una destinazione d’uso compatibile con quella prevista dal piano urbanistico comunale. Si deve, inoltre, tenere conto delle norme sull’igiene pubblica, igiene edilizia, tutela ambientale, tutela della salute nei luoghi di lavoro, sicurezza alimentare e regolamenti locali, nonché quelle relative all’igiene dei prodotti stoccati, prodotti e venduti.
Se la superficie lorda complessiva dei locali è superiore a 400 metri quadrati, occorre presentare apposita documentazione relativa al rischio incendi.
Commercianti al dettaglio: gli obblighi fiscali
I più comuni doveri fiscali dei commercianti al dettaglio sono due: l’emissione dello scontrino fiscale da consegnare al consumatore dopo ogni vendita realizzata e la comunicazione al Fisco per via telematica degli incassi giornalieri, che verranno inseriti nel registro dei corrispettivi.
Tuttavia, l’esercente è tenuto ad emettere anche fattura al cliente che lo richiedesse. In questo caso, l’importo della fattura va scorporato dal totale dei corrispettivi giornalieri in modo da evitare che la stessa cifra venga considerata due volte, cioè una dallo scontrino e una dalla fattura.
Il commerciante non può mai rifiutarsi di emettere una fattura a chi la richiede e non può nemmeno limitarla per questioni di prezzo o di categoria merceologica. In sostanza (o almeno in teoria), non può dire che la fattura la fa solo da una certa cifra in su e per questo o quest’altro prodotto. Così come non può caricare sul consumatore ulteriori costi per il fatto di dover emettere questo tipo di documento fiscale.
Anche i commercianti al dettaglio sono tenuti all’emissione della fattura elettronica, a meno che abbiano scelto il regime forfettario.