A quante giornate di vacanza ha diritto il lavoratore? È obbligatorio andare in ferie quando chiude l’azienda?
Estate, ferie obbligate: la tua azienda chiude per quasi tutto il mese di agosto per le vacanze, quindi voi lavoratori fruite ogni anno delle ferie estive.
Quest’anno, però, vorresti evitare le solite “vacanze da Fantozzi”, con autostrade, porti, stazioni e aeroporti super affollati, località balneari prese d’assalto: preferiresti invece andare in ferie a fine settembre o ad ottobre, quando sono tutti rientrati al lavoro.
Ma puoi rifiutare le ferie aziendali e decidere autonomamente quando andare in vacanza? Per rispondere alla domanda, dobbiamo prima comprendere che cosa prevede la normativa in materia di ferie, qual è la finalità di queste giornate libere ed a quanto ammontano annualmente.
In primo luogo, bisogna tener presente che la legge, per la precisione il decreto sull’orario di lavoro [1], prevede un minimo di ferie all’anno uguale per tutti i lavoratori dipendenti; delle giornate aggiuntive possono essere poi previste dalla contrattazione. Oltre alle ferie, il contratto collettivo applicato, eventuali contratti di secondo livello e il contratto individuale possono poi prevedere il diritto di fruire di ulteriori giornate di riposo.
La chiusura estiva dell’azienda potrebbe dunque non coprire tutte le giornate di ferie ed i riposi spettanti nell’anno. Ma procediamo con ordine.
Indice
Quante ferie spettano all’anno?
La generalità dei lavoratori dipendenti, come previsto dal decreto sull’orario di lavoro [1], ha diritto, ogni anno, ad almeno quattro settimane di ferie, di cui 2 settimane da fruire, possibilmente in modo continuativo, entro l’anno di maturazione ed altre due settimane da fruire entro i 18 mesi successivi.
I contratti collettivi e individuali possono prevedere disposizioni diverse, sia in merito alle giornate di ferie spettanti (deve trattarsi di previsioni più favorevoli, in pratica il Ccnl può assegnare al dipendente giorni di ferie in più, non in meno) che in merito alla fruizione delle ferie successive all’anno di maturazione. Qualora il termine massimo di 18 mesi sia posticipato, lo spostamento non deve essere tale da pregiudicare la finalità delle ferie.
Finalità delle ferie
Il diritto alle ferie è garantito dalla Costituzione [2], perché la finalità, cioè lo scopo, di queste assenze è consentire al lavoratore il recupero psicofisico: in sostanza, le ferie consentono al dipendente non solo di riposare, ma anche di recuperare i rapporti familiari e sociali, nonché i momenti di svago. Le ferie costituiscono dunque un diritto fondamentale per la generalità dei lavoratori.
Come maturano le ferie?
Per capire a quante giornate di vacanza si ha diritto è indispensabile comprendere come maturano le ferie. Le quattro settimane di ferie, previste dal decreto sull’orario di lavoro per la generalità dei dipendenti, spettano per intero soltanto qualora l’interessato abbia prestato servizio per tutto l’anno, dal 1° gennaio al 31 dicembre o nel diverso arco di tempo stabilito (comunque pari a 365 giorni [3]).
Se il dipendente ha lavorato per un periodo più breve, le ferie maturano mensilmente, cioè in ratei mensili: ogni rateo corrisponde a un dodicesimo delle ferie spettanti tutto l’anno.
Pasquale è un lavoratore stagionale e presta servizio da giugno a settembre: gli spettano 4/12 (quattro dodicesimi) delle ferie annuali riconosciute ai colleghi che lavorano per l’anno intero. Poiché ai colleghi il contratto collettivo riconosce 30 giorni di ferie, Pasquale matura 10 giornate (30/12 x 4).
Se il contratto collettivo prevede che ai dipendenti spettino 26 giornate di ferie l’anno, ogni mese matura un rateo pari all’incirca a 2,167 giorni.
Se il lavoratore viene assunto o licenziato nel corso del mese, il rateo delle ferie spetta comunque per intero? Il rateo di ferie spetta per intero se nel mese il dipendente ha lavorato per almeno 15 giorni; bisogna comunque aver riguardo a quello che dispone il contratto collettivo applicato, che può prevedere una disciplina più favorevole. Quanto esposto vale anche in rapporto ai dipendenti in regime di part time verticale o ciclico.
Per i lavoratori in regime di part-time orizzontale, cioè che prestano servizio tutti i giorni, ma per meno ore, le giornate di ferie maturano invece allo stesso modo dei full time, ma si tratta di giornate retribuite in misura minore rispetto a un lavoratore a tempo pieno.
Claudia presta servizio tutti i giorni lavorativi, per cinque ore al giorno; il contratto collettivo prevede 28 giorni di ferie l’anno. Claudia ha diritto a 28 giorni di ferie, ma la sua giornata vale cinque ore di paga e non otto come per i suoi colleghi full time.
Rifiuto di concedere le ferie al di fuori della chiusura aziendale
Se l’azienda chiude per ferie nei mesi estivi, il lavoratore può rifiutarsi di andare in vacanza e chiedere le ferie in un altro momento?
A questo proposito, devi sapere che il datore di lavoro, pur essendo tenuto generalmente ad accordarsi col dipendente riguardo alla fruizione delle ferie e a tener conto delle sue esigenze, ha sempre l’ultima parola nell’assegnazione delle giornate di vacanza [4].
In altri termini, è il datore di lavoro a decidere quando il dipendente può fruire delle ferie estive: il dipendente non può mettersi in ferie di testa propria, neanche quando gli è impedito di fruire delle ferie nella misura minima prevista dalla legge (in questo caso, il datore di lavoro è esposto a pesanti sanzioni).
Tieni comunque presente che, se le giornate di chiusura dell’azienda non coprono tutte le ferie che ti spettano, puoi concordare col datore di lavoro la collocazione delle giornate restanti ed eventualmente “combinarle”, laddove la contrattazione e gli accordi lo consentano, con ulteriori giornate di riposo.
note
[1] Art. 10 D.lgs. 66/2003.
[2] Art. 36 Co.3 Cost.
[3] Cass. sent. 6431/1991.
[4] Art. 2109 Cod. civ.
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