Si può saltare la fila al supermercato?


Cosa rischia chi salta la coda in un negozio? Il titolare dell’esercizio commerciale può mandare via il cliente maleducato? Quando si rischia la denuncia?
Esistono norme che la legge prevede per tutelare il quieto vivere, soprattutto all’interno di determinati contesti. Si pensi ad esempio al condominio oppure ai fondi confinanti: per legge, non è possibile fare rumori che disturbino il riposo delle persone, né è possibile edificare a distanze troppo ravvicinate tra gli immobili. Ai doveri di buon vicinato previsti dalla legge, così come a tante altre norme stabilite per evitare liti tra persone, fanno da contraltare altre regole ugualmente importanti ma che sfuggono a una regolamentazione precisa. Con questo articolo vedremo se si può saltare la fila al supermercato.
La domanda può sembrare banale, ma in realtà sono molti a porsela e a cercarla sul web. In effetti, saltare la coda al negozio può essere un semplice atto di maleducazione; altre volte, invece, potrebbe costituire un vero e proprio illecito. Insomma: essere educati paga sempre, perché fare i furbi può comportare gravi rischi. Si può saltare la fila al supermercato? Scopriamolo insieme.
Indice
Supermercato: è un luogo privato o pubblico?
La risposta alla domanda posta nel titolo di questo articolo («Si può saltare la fila al supermercato?») pone a monte un altro quesito, molto utile ai nostri fili. Il supermercato è un luogo pubblico o privato? In effetti, se il supermarket fosse un luogo pubblico, allora potrebbe esserci una norma che dice cosa fare quando si è in coda.
In realtà, il supermercato è una via di mezzo: trattasi di luogo aperto al pubblico, cioè di un luogo privato (in quanto privati sono i titolari e i gestori) ma accessibile a tutti, o meglio accessibile alle condizioni del titolare.
Sono luoghi aperti al pubblico anche il tribunale, gli uffici comunali, il bar o il ristorante. Sono luoghi privati aperti al pubblico anche quelli in cui l’accesso è vincolato al pagamento di un biglietto (il teatro, il museo, il cinema) oppure con invito (una mostra, un convegno, un determinato evento, ecc.).
Quali regole ci sono in un supermercato?
Poiché il supermercato è un luogo privato, anche se le sue porte sono aperte a tutti, è il proprietario o il gestore a stabilire le regole di comportamento.
Ad esempio, un supermercato potrebbe imporre ai clienti di entrare senza borsa, ma solo con l’apposito sacchetto della spesa; altri potrebbero vietare l’ingresso simultaneo a un numero elevato di persone, ecc.
Insomma: è il proprietario/gestore dell’esercizio commerciale a stabilire le regole da rispettare all’interno del supermercato. Ciò proprio perché si tratta di un luogo privato, seppur aperto al pubblico.
Si può saltare la coda al supermercato?
Il titolare/gestore del supermercato potrebbe stabilire regole precise da rispettare per chi attende in fila alla cassa. In genere, queste norme sono portate a conoscenza della clientela mediante cartelli o insegne presenti nel locale stesso.
Tuttavia, da che mondo è mondo, ci si mette in fila per attendere il proprio turno, si tratti della cassa ove pagare, del bancone della macelleria o di qualsiasi altro servizio di cui si voglia fruire.
Si può saltare la fila al supermercato? Se le persone che precedono in coda acconsentono, sì; altrimenti, potrebbero esserci delle conseguenze. Vediamo quali.
Cosa succede se si salta la fila al supermercato?
Chi fa il furbo e salta la fila al supermercato può incorrere nel rimprovero del titolare dell’esercizio commerciale o di chi lo gestisce per conto del proprietario.
Al rimprovero verbale può seguire il formale invito ad abbandonare i locali, soprattutto se ci sono gli addetti alla vigilanza, i quali sorvegliano che tutto proceda regolarmente all’interno del negozio.
Come detto in apertura, il supermercato è un luogo privato, nel quale si può entrare e rimanere solo alle condizioni dettate dal titolare. Ad esempio, in un cinema si può entrare solo pagando il biglietto. Nel supermercato non è obbligatorio pagare per entrare (in genere, non è previsto l’obbligo di nessun acquisto), ma bisogna rispettare le regole del buon vivere civile per potervi restare senza creare scompiglio.
Saltare la fila al supermercato potrebbe creare malumore e malcontento tra gli altri clienti; ecco perché è possibile che il titolare, il gestore o semplicemente l’addetto alla sorveglianza, in presenza di questo comportamento, invitino il soggetto a rispettare l’ordine della fila o, in mancanza, ad uscire.
Come spiegato nell’articolo “Si può cacciare un cliente dal bar?“, la legge [1] afferma che gli esercenti possono rifiutare le prestazioni del proprio negozio solo in presenza di un legittimo motivo. Pur trattandosi di una norma destinata ai ristoratori e a quanti somministrano cibi e bevande (bar, pub, ecc.), si tratta di un concetto che può essere esteso anche a chi gestisce un supermercato, ove in effetti è possibile acquistare cibi già pronti per essere consumati.
In conclusione, chi salta la fila al supermercato creando scompiglio può essere legittimamente invitato ad andarsene. Nel caso in cui la situazione degeneri o non si rispetti l’invito, sarà possibile chiamare le forze dell’ordine.
Non è invece possibile allontanare in malo modo e senza motivo un cliente: il rischio è di commettere il reato di violenza privata [2].
Saltare la coda al supermercato: quando è reato?
Saltare la fila al supermercato può sfociare in un reato in piena regola, con tanto di denuncia penale e possibilità di condanna alla reclusione.
Per la precisione, chi salta la fila usando la forza, anteponendosi agli altri con spintoni e altri modi prepotenti, rischia un’incriminazione per violenza privata e, nel caso di ferite inferte agli altri poveri clienti, per lesioni personali.
Inoltre, anche quando non si usa la forza bruta, saltare la fila può comportare il reato di molestia o disturbo alle persone [3], punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516 euro.
Quando si può saltare legalmente la fila?
Esistono poi casi in cui è possibile saltare la coda in maniera onesta e senza che nessuno possa obiettare nulla. Si tratta delle ipotesi in cui l’esercizio commerciale abbia messo a disposizione appositi mezzi o canali alternativi per potersi recare alla cassa o al servizio desiderato. È il caso ad esempio di chi prenota da casa, telefonando o sfruttando Internet.
note
[1] Art. 187, Reg. es. T.u.l.p.s.
[2] Cass., sent. n. 44021/2017.
[3] Art. 660 cod. pen.
Autore immagine: canva.com/