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Nonno morto in incidente: al nipote spetta il risarcimento?

3 Agosto 2021
Nonno morto in incidente: al nipote spetta il risarcimento?

Il danno da perdita parentale è riconosciuto anche al nipote non convivente della vittima.

Ti stai recando a scuola per seguire una lezione, allorquando ricevi una chiamata. È tua madre che, sconvolta, ti comunica che suo padre è stato investito da un camion mentre andava in bicicletta. Sconvolta, rimani senza parole ed inizi a piangere. In questo articolo parleremo del nonno morto in incidente: al nipote spetta il risarcimento?

Devi sapere che ai familiari più stretti della vittima di un fatto illecito altrui (ad esempio, un sinistro stradale) può essere riconosciuta una somma di denaro per la sofferenza patita. Per quantificare il risarcimento del danno vengono prese come punto di riferimento le tabelle elaborate dai tribunali milanesi che tengono conto, in particolare, dell’età della persona deceduta e del grado di parentela con il superstite. La convivenza, invece, non è un fattore determinante. Ma procediamo con ordine.

Incidente stradale mortale: cos’è il danno da perdita parentale?

Il danno parentale è una particolare tipologia di danno non patrimoniale che consiste in una profonda sofferenza interiore subita per l’improvvisa morte di un congiunto avvenuta per un fatto illecito altrui.

Il dolore per la morte di un familiare, come vedremo a breve, può essere risarcito solamente qualora si dimostri l’esistenza di un legame parentale stretto con il defunto. Ti faccio un esempio.

Tizio si sta recando al lavoro a bordo della sua motocicletta nuova. Caio sopraggiunge con la propria macchina dal lato opposto della strada, ma non si ferma all’incrocio ed investe in pieno Tizio che muore sul colpo lasciando una moglie e due figlie piccole, di 7 e 9 anni.

Ebbene, nell’esempio che ti ho riportato, con la morte di Tizio sua moglie e le due figlie hanno il diritto di ottenere una somma di denaro ciascuna a titolo di risarcimento del danno parentale (nell’esempio, infatti, non è morto solo un marito, ma anche un padre di due bambine).

Naturalmente, tanto più il legame affettivo è intenso, tanto maggiore sarà la sofferenza patita.

Nonno morto in incidente: al nipote spetta il risarcimento?

Come ti ho già spiegato poc’anzi, ai familiari della vittima di un incidente stradale spetta il risarcimento del danno per la perdita subita. Si tratta di un danno riconosciuto a tutti coloro che sono legati da un vincolo di parentela stretto con la persona deceduta, anche se non più conviventi.

Secondo la giurisprudenza [1], detto risarcimento spetterebbe anche al nipote per la morte del nonno, a condizione, ovviamente, che si dimostri il rapporto affettivo.

In particolare, il caso esaminato dagli Ermellini riguardava una signora anziana investita da un’automobile mentre attraversava la strada in un centro abitato. La Corte ha riconosciuto il concorso di colpa, in quanto sebbene il conducente avesse percorso la strada a velocità sostenuta, tuttavia la donna aveva attraversato in orario notturno, in una zona scarsamente illuminata dove non c’erano le strisce pedonali.

I giudici, per quello che qui interessa, hanno riconosciuto una somma di circa 30 mila euro anche alla nipote adolescente benché non convivente con la nonna. Invero, il fatto che la ragazzina frequentasse la casa della signora anziana nel tempo libero e durante le vacanze è, infatti, una condizione sufficiente per giustificare il ristoro in suo favore per la perdita subita. In altri termini, secondo la Cassazione, il rapporto tra i nonni e i nipoti, per essere ritenuto giuridicamente rilevante, non può essere ancorato alla convivenza. Pertanto, il risarcimento da perdita parentale può essere riconosciuto anche al nipote non convivente, purché si dimostri l’effettività e la consistenza della relazione ai fini della liquidazione del danno.

Come si dimostra il danno parentale?

A questo punto, ti è chiaro che per danno da perdita del rapporto parentale si intende un vero e proprio stravolgimento dell’esistenza ed una sofferenza acuta che colpisce la sfera degli affetti più stretti. Tuttavia, il pregiudizio subito per la perdita del rapporto familiare deve essere provato dal danneggiato, ferma restando la possibilità, in determinati casi, di ricorrere a presunzioni. Pensa, ad esempio, alla morte di un padre che fa presumere una conseguente sofferenza in capo al coniuge, ai figli, ai fratelli. In tal caso, sarà onere del convenuto (cioè di colui che viene citato in giudizio) dimostrare che tra la vittima e i superstiti, in realtà, ci fosse odio o indifferenza e che la morte non abbia causato alcun pregiudizio.

Per calcolare il danno parentale, i giudici prendono spunto dalle tabelle formulate dal tribunale di Milano che riportano i parametri, minimi e massimi, idonei per individuare il quantum risarcibile in base:

  • all’età della vittima e del familiare superstite;
  • al grado di parentela;
  • al rapporto di convivenza con la vittima.

Ad esempio, se si perde l’unico figlio diciottenne, il risarcimento del danno spettante al genitore quarantenne sarà maggiore rispetto a quello che spetterebbe al genitore settantenne che perde il figlio quarantacinquenne, già sposato e non più convivente.

Inoltre, va detto che la quantificazione economica può subire una diminuzione se i giudici riconoscono il concorso di colpa della vittima nell’incidente. Nel caso esaminato dalla Cassazione, infatti, la nonna non ha attraversato sulle strisce pedonali ed è stata investita da un’autovettura che passava in quel momento.

Come abbiamo visto poc’anzi, tuttavia, la convivenza tra la vittima e il superstite non è un fattore indispensabile per chiedere ed ottenere il risarcimento.


note

[1] Cass. sent. n. 1010/2021 del 19.07.2021.


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