Anche in assenza di rapporti sessuali, l’assegno divorzile va riconosciuto se tra gli ex sussiste una notevole differenza economica.
Ti sei separata da tuo marito perché non provi alcuna attrazione fisica nei suoi confronti. Anzi, ad essere onesti non avete mai fatto sesso. All’inizio lui aveva accettato questa situazione, ma poi ha cominciato a lamentarsi ogni giorno.
In questo articolo faremo il punto della situazione sul matrimonio non consumato: spetta il mantenimento? Secondo una recentissima pronuncia della Cassazione [1], la completa assenza di rapporti sessuali tra marito e moglie non incide sul riconoscimento dell’assegno divorzile qualora il divario economico tra i due sia notevole. Ovviamente, occorre tener conto del contributo fornito dal coniuge più debole alla conduzione della vita familiare ed al patrimonio comune e personale. Ma procediamo con ordine.
Indice
Divorzio: quando spetta l’assegno?
Prima di toccare il tema centrale, è opportuno che ti spieghi come funziona il mantenimento quando una coppia decide di divorziare.
Ebbene, dal punto di vista terminologico in caso di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio (a seconda che le nozze siano state celebrate in Comune oppure in chiesa) non si parla di mantenimento, ma di assegno divorzile. In buona sostanza, si tratta di un contributo economico (periodico o una tantum) riconosciuto all’ex coniuge che, dopo la fine del matrimonio, venga a trovarsi in stato di bisogno perché privo dei mezzi di sostentamento.
Il mantenimento, invece, è una somma di denaro periodica corrisposta durante la separazione, ossia in quella fase transitoria in cui marito e moglie sono ancora sposati e per questo sono obbligati all’assistenza materiale reciproca. Lo scopo di questa tipologia di contributo è quello di garantire al coniuge economicamente più debole il medesimo tenore di vita goduto durante il matrimonio. Tuttavia, per beneficiare del mantenimento è necessario avanzare un’esplicita richiesta nella domanda di separazione e, soprattutto, non vedersi attribuire la colpa per la fine del rapporto coniugale (in altre parole, non bisogno subire l’addebito della separazione).
Divorzio: come viene calcolato l’assegno?
A questo punto ti è chiaro che l’assegno divorzile è una misura assistenziale a favore dell’ex coniuge che, per diversi motivi, non riesce a provvedere a se stesso. Ovviamente, per calcolare l’entità del contributo in questione il giudice deve valutare i seguenti parametri:
- la causa del divorzio: ad esempio, un’infedeltà da parte del coniuge;
- la durata del matrimonio;
- l’età dell’ex coniuge in stato di bisogno e le ragioni che gli impediscono di provvedere al proprio sostentamento: pensa, ad esempio, ad una malattia, all’età avanzata, ecc.;
- il contributo dato da ciascuno alla conduzione familiare ed al patrimonio comune e personale;
- i redditi del marito e della moglie.
L’assegno divorzile può essere corrisposto:
- periodicamente: cioè ogni mese;
- una tantum: vale a dire in un’unica soluzione. Tale modalità, ammessa solamente se ritenuta equa dal tribunale, vieta all’ex coniuge beneficiario di chiedere altri contributi in futuro.
Matrimonio non consumato: cosa vuol dire?
Quando si parla di matrimonio non consumato si fa riferimento a quella situazione in cui i coniugi, pur essendo sposati, non hanno rapporti sessuali tra di loro. Il motivo può dipendere da diversi fattori. Pensa, ad esempio, al coniuge affetto da una malattia oppure da impotenza. In ogni caso, ciascuna delle parti può domandare al giudice il divorzio senza prima procedere con la separazione.
Matrimonio non consumato: spetta il mantenimento?
Una volta chiarito come funziona l’assegno divorzile, cerchiamo adesso di capire se tale beneficio spetta anche quando il matrimonio non è stato consumato. Ti faccio un esempio.
Tizio e Caia sono sposati da qualche anno. Tuttavia, la donna non prova alcun trasporto verso il marito e si rifiuta di avere rapporti con lui. Tale situazione ha reso intollerabile la convivenza. Pertanto, Caia si rivolge al giudice per chiedere il divorzio per mancata consumazione del matrimonio. Il tribunale, una volta accertata che la comunione di vita materiale e spirituale non possa essere ricostituita, pronuncia la cessazione degli effetti civile del matrimonio e pone a carico del marito benestante l’obbligo di corrispondere all’ex moglie un assegno divorzile.
Ebbene, in un caso molto simile all’esempio riportato la Corte di Cassazione ha sancito che la mancata consumazione del matrimonio (quindi il fatto di non aver avuto rapporti sessuali) non influisce sul riconoscimento dell’assegno divorzile in favore dell’ex coniuge, in quanto si tratta, lo ribadiamo, di una misura assistenziale finalizzata non a garantire il medesimo tenore di vita goduto durante il matrimonio, ma al riconoscimento di un adeguato livello reddituale tra le parti in virtù del ruolo e del contributo fornito dal coniuge più debole alla conduzione della vita familiare ed al patrimonio comune e personale.
Inoltre, gli Ermellini hanno dato un certo peso all’impegno della donna, la quale, durante gli anni del matrimonio, aveva comunque contribuito all’andamento economico del nucleo familiare svolgendo la professione di insegnate, mentre l’uomo, che nel frattempo si era risposato e aveva avuto un figlio, non è stato in grado di dimostrare lo stato di disoccupazione della nuova compagna né che tale circostanza influisse sulla sua attuale situazione economica.
In conclusione, la mancata consumazione del matrimonio è stata ritenuta irrilevante ai fini del riconoscimento dell’assegno divorzile.