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In Italia si possono mangiare i topi?

5 Ottobre 2021 | Autore:
In Italia si possono mangiare i topi?

I roditori sono diventati in molti casi animali di compagnia: c’è qualche legge che vieta il consumo di ratti?

I «diversamente gustai» (chiamarli buongustai potrebbe essere relativo) dicono che si tratti di una vera e propria prelibatezza. Al forno, marinati, alla brace. Soffritti con del burro a parte. Probabilmente, se a qualcuno lo facessero assaggiare con gli occhi bendati e senza dirgli prima di che cosa si tratta, si leccherebbe le dita. Probabilmente. Ecco, il problema è sapere che cosa si sta mangiando, cioè un topo. In Paesi come Cambogia o Thailandia, mettere la carne di topo a tavola è come per noi offrire agli ospiti un arrosto di vitello. Ma in Italia si possono mangiare i topi? Oltre alla nostra cultura piuttosto restia a cucinare un ratto, c’è qualche legge che lo vieta?

Scorrendo l’elenco dei cibi che non è possibile cucinare dalle nostre parti, non si trova citata la carne di topo. E siamo alle solite: se tutto quello che non è vietato è lecito, significa che, almeno seguendo questo principio e la lista dei cibi non consentiti, in Italia si possono mangiare i topi.

Ci sono, però, altri due elementi da considerare. Uno, la legge che vieta il consumo di animali domestici. E da qualche tempo, come vedremo tra poco, il ratto viene considerato tale. L’altro, l’obbligo di dire al consumatore che cosa sta comprando e che cosa mette in padella. Insomma, c’è chi dopo il processo di derattizzazione nei propri locali decide di seguire il principio secondo cui non bisogna buttare via niente. E scambia senza troppi complimenti la carne di topo con quella di pollo. Dicono che ci somigli parecchio una volta cotta. Il consiglio, se si ha qualche dubbio sul pollo che si ordina, è quello di chiedere la parte con le ali attaccate.

Quali sono i cibi vietati in Italia?

Ci sono alcuni cibi il cui consumo non è consentito in Italia per motivi etici o per ragioni di igiene e di tutela della salute. Alcuni prodotti, infatti, sono ritenuti pericolosi perché possono causare qualche malattia anche grave.

In certi casi, il divieto di consumo si limita a restrizioni sul numero di capi da abbattere, come succede in Sardegna con il mitico porceddu. Nel 2018, una legge regionale ha introdotto dei limiti sulla quantità di bestiame consentita per gli allevamenti familiari. Il motivo? Cercare di evitare il rischio di peste suina africana contro la quale l’isola combatte da più di 40 anni. Insomma, senza essere vietato, non è detto che lo si trovi ovunque ed in qualsiasi occasione.

Più perentorio, per restare in zona, il divieto di mangiare il Casu marzu, vale a dire quel formaggio con i vermi che alcuni ritengono un ben di Dio ma che l’Unione europea ha bandito vietando anche la produzione, la messa in vendita ed il consumo. Per la cronaca, viene prodotto dalla colonizzazione delle larve della mosca del formaggio. Secondo Bruxelles, va contro le norme igieniche e sanitarie sancite nel territorio comunitario. E forse non solo secondo Bruxelles: si pensi alle escursioni che i vermi potrebbero fare in frigo. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

Vietato anche il pesce palla, diffusissimo in Giappone: potrebbe contenere la tetradotossina, cioè un pericoloso veleno più potente del cianuro. E, rimanendo in ambiente marino, è vietato anche mangiare i datteri di mare, simili alle cozze. Male non fanno all’uomo, ma l’uomo ai datteri sì. Ed è questa la ragione per cui è stato vietato portarli a tavola: il processo di raccolta di questi molluschi compromette la biodiversità e l’habitat.

Dagli anni Novanta, e sempre per motivi igienico-sanitari, è vietato il consumo del sanguinaccio, un dolce napoletano fatto con il sangue del maiale. Commestibile, invece, il dolce a base di cioccolato che porta lo stesso nome ma che non ha una goccia di sangue.

In Francia, è assai comune chiedere un piatto di foie gras. In Italia (come in altri Paesi europei), è vietato consumare questo prodotto a base di fegato d’oca o di anatra dopo che gli animali sono stati fatti ingrassare con metodi poco chiari.

È vietato catturare, vendere e consumare uccelli dal becco gentile, cioè allodole, tordi, fringuelli e beccafichi. Una volta finivano in pentola insieme alla polenta.

I topi si possono mangiare?

Ed eccoci a quelli che il gatto di Tom e Jerry chiamava i «miserabili roditori» nel famoso cartoon. Così come oggi, in alcuni ambienti, è di moda mangiare larve e insetti fritti, in Italia si possono mangiare i topi? Nell’elenco dei cibi vietati non c’è traccia di ratti, topolini o simili. Quindi, come si diceva, se non è vietato non è illegale mettere un topo in padella.

Quello che non si può fare è vendere carne di topo dicendo che si tratta di carne di pollo o di un altro animale, com’è già successo in qualche supermercato inglese.

Va detto, inoltre, che in Italia non esiste nemmeno una legge che vieti esplicitamente di mangiare animali di compagnia come il cane, il gatto, il pappagallo. E anche il topo. È sempre più diffusa, infatti, la moda di avere un topolino o un ratto di compagnia (non un criceto, ma proprio un topo), quindi, pensando alla possibilità di cucinarsi una mascotte, vengono considerati come Micio o Fido.

Il divieto esplicito, dunque, non esiste ma lo si ricava da altre norme. Intanto, la vecchia normativa del 1928 sulla vigilanza sanitaria delle carni, secondo cui la macellazione è consentita solo nei pubblici macelli e, a riguardo, si riferisce solo agli animali bovini, bufalini, suini, ovini, caprini ed equini. Quindi, si possono mangiare il manzo, il bufalo, la mucca, il toro, il maiale, il cinghiale, le capre, gli agnelli, le pecore, i cavalli. Stando così le cose, non si potrebbe nemmeno mangiare un coniglio e nemmeno un cane, un gatto. Figuriamoci un topo.

Il Codice penale stabilisce all’articolo 544-bis, che «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi». Detto così, il divieto suona alquanto generico. Secondo alcuni si dovrebbe riferire solo agli animali di compagnia come cani e gatti, ma non è così: la norma penale non specifica quale tipo di animale sia destinatario di questa tutela. E se questa è la corretta interpretazione, ne deriva che anche l’uccisione per crudeltà di un cervo o di un cinghiale, così come quella di una spigola o, per l’appunto, di un topo, deve essere considerata illegale.

Di conseguenza, visto che le norme igienico-sanitarie non lo vietano e che non c’è alcuna legge che impedisca di consumare animali di compagnia, si può concludere che in Italia si possono mangiare i topi. De gustibus.



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