Chiudere Partita Iva in attesa di pagamento


Si può chiudere una partita Iva se non si è ancora ricevuto il pagamento di una fattura?
Cosa può fare il professionista o la società che intende cessare la propria partita Iva ma deve ancora ricevere il pagamento da parte di alcuni clienti? Le alternative sono due e possono essere così sintetizzate: o si emette subito la fattura (anticipando chiaramente le imposte) e, in questo caso, si può subito chiudere la partita Iva, oppure si deve mantenere attiva la p. Iva in attesa dei pagamenti per poi emettere le fatture in un momento successivo.
A spiegare come chiudere la partita Iva in attesa di pagamento è stata la stessa Agenzia delle Entrate nella risposta a un interpello [1].
L’amministrazione è categorica: se non si vuole versare l’Iva è necessario mantenere aperta la partita Iva; diversamente, per chiudere l’attività è necessario anticipare il pagamento delle imposte.
Risultato: una società, un lavoratore autonomo o un professionista che intendono chiudere la partita Iva devono versare l’imposta pur non avendo ricevuto il corrispettivo; in alternativa, devono tenerla aperta finché non lo ricevono.
Cerchiamo di entrare nel merito di questo chiarimento offerto dall’amministrazione finanziaria.
Il caso è quello di una società che aveva effettuato dei servizi in favore di un ente locale. Tali servizi erano documentati da fattura con Iva ad esigibilità differita. Non è una novità che Regioni, Province e Comuni paghino con molto ritardo: a volte, bisogna attendere anni. E, difatti, nel caso di specie, l’ente locale era stato messo più volte in mora. La società però, nel frattempo, aveva deciso di cancellarsi dal registro delle imprese. Per non rinunciare al proprio credito aveva pertanto deciso di cedere a un proprio socio (in sede di riparto finale della liquidazione) il credito vantato nei confronti dell’amministrazione. In questo modo, il Comune avrebbe pagato il socio mentre la società avrebbe potuto cancellarsi immediatamente dal registro delle imprese e chiudere la propria partita Iva.
Prima di procedere in tal senso, il legale rappresentante ha voluto interrogare l’Agenzia delle Entrate per chiedere se tale comportamento fosse corretto.
Come chiarito in passato dalla stessa Agenzia delle Entrate [2], per il Fisco non si può considerare cessata l’attività del professionista o dell’azienda se non sono prima esaurite tutte le operazioni, ulteriori rispetto all’interruzione delle prestazioni professionali, dirette alla definizione dei rapporti giuridici pendenti e, in particolare, di quelli aventi ad oggetto crediti strettamente connessi alla fase di svolgimento dell’attività professionale.
Tale orientamento ha trovato successiva conferma anche da parte della Cassazione a Sezioni Unite [3] secondo cui il professionista o l’imprenditore devono tenere in vita la propria partita Iva fino a quando non hanno riscosso i propri crediti se non intendono anticipare la fatturazione dei compensi, quindi il versamento dell’imposta, prima dell’effettivo incasso. Diversamente, emettendo subito la fattura, e quindi anticipando le imposte sui corrispettivi, è possibile chiudere immediatamente la p. Iva.
Sulla scia di tali precedenti, l’Agenzia decide il caso di specie nel senso che la società in questione è tenuta a computare l’Iva nella dichiarazione annuale da presentare con riferimento all’ultimo periodo d’imposta prima della chiusura dell’attività.
note
[1] Ag. Entrate risposta a interpello 666/2021.
[2] Ag. Entrate circolare n. 11/E/2007 e risoluzioni n. 232/E/2009 e 34/E/2019
[3] Cass. S.U. sent. n. 8059/2016; ord. n. 22516/2020.