Versamento assegno: il fisco fa controlli?


L’assegno circolare sul conto del professionista è sempre imputabile dal Fisco a ricavi in nero.
Che sia circolare o bancario, l’assegno è un pagamento tracciabile e, come tale, il suo versamento sul conto è facilmente visibile dall’Agenzia delle Entrate. Se l’ufficio delle imposte non dovesse trovare una giustificazione di tale importo sulla dichiarazione dei redditi del relativo correntista, potrebbe imputare tale pagamento a ricavi in nero.
A chiarire questi aspetti è stata, ancora una volta, la Cassazione [1] che, così facendo, ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Ai giudici era stata posta la seguente domanda: in caso di versamento di un assegno il Fisco fa controlli? La risposta non può che essere affermativa. E questo perché, per la generalità dei contribuenti, vale il principio secondo cui ogni entrata sul conto, sia essa un versamento di contanti o un bonifico, va sempre dichiarata o, se non dichiarata, ne va dimostrata la fonte: bisogna cioè dimostrare che l’importo non deve essere tassato perché già tassato alla fonte (una vincita al gioco) o esentasse (un risarcimento o una donazione di modico importo).
Nel caso di specie, l’ufficio territoriale aveva recuperato a tassazione le somme relative a un assegno che un contribuente aveva versato sul proprio conto senza però riuscire poi a fornire spiegazioni circa la sua provenienza.
Come si è detto, ciò che occorre non è tanto dimostrare da chi si è ricevuto il denaro – cosa peraltro inutile visto che il Fisco è ben in grado di saperlo senza la collaborazione del correntista, trattandosi di un pagamento tracciabile – ma la giustificazione del pagamento. Giustificazione che va data solo se l’importo non viene riportato sulla dichiarazione dei redditi: in questo secondo caso, infatti, esso viene tassato e la partita col Fisco si chiude definitivamente.
È chiaro invece che chi non dichiara l’importo, dovrà darne motivazione. E, come anticipato, tale motivazione può risiedere solo nella natura non imponibile del pagamento perché già tassato all’atto dell’erogazione (ossia alla fonte) o perché non tassabile (come nel caso del ricavato di una vendita di seconda mano o di un risarcimento).
Detto ciò, ecco che si comprende il principio su cui si basano gran parte degli accertamenti fiscali: l’assegno circolare versato sul conto del contribuente può sempre essere imputato dal Fisco a ricavi in nero. Ciò anche se la banca rifiuta di rivelare chi emette il titolo per motivi di privacy.
Gli Ermellini, accogliendo le ragioni del Fisco contro un contribuente che aveva versato un assegno circolare di 52 mila euro imputandolo a una cessione di quote, partono da alcune considerazioni: in presenza di accertamenti bancari svolti – scrive il Collegio di legittimità – è onere del contribuente dimostrare che i proventi desumibili dalle movimentazioni bancarie non debbano essere recuperati a tassazione o per averne egli già tenuto conto nelle dichiarazioni o perché fiscalmente non rilevanti, siccome non riferibili ad operazioni imponibili; e, per volontà di legge, l’onere dell’amministrazione di provare la sua pretesa è soddisfatto attraverso i dati e gli elementi risultanti dai conti bancari, restando a carico del contribuente l’onere di provare che gli elementi desumibili dalla movimentazione bancaria non siano riferibili a operazioni imponibili, fornendo una prova non generica, ma analitica, riferita quindi ad ogni singolo versamento bancario.
note
[1] Cass. ord. n. 24238/21.