Crocifisso a scuola: cosa dice la legge?


Affissione ed esposizione del crocifisso in classe: si può imporre la religione cattolica a chi è ateo o appartiene ad altre confessioni religiose?
Cosa dice la legge in merito all’affissione del crocifisso a scuola? Assolutamente nulla. Diversamente, forse, non ci sarebbe stato bisogno dell’intervento delle Sezioni Unite della Cassazione [1] a colmare questo vuoto normativo. Sono stati dunque i giudici supremi a spiegare se si può esporre il crocifisso in classe o se invece tale condotta può considerarsi come una prevaricazione nei confronti degli atei o degli appartenenti a confessioni religiose diverse.
Per diversi anni, il dibattito pubblico ha sciorinato in tutte le salse questo delicato tema, in una società sempre più multietnica e meno legata alle tradizioni. Le disposizioni che regolano l’arredamento delle classi scolastiche risalgono a regolamenti del 1294 e del 1928, mentre manca una legge del Parlamento. Parlamento che, forse per ragioni di laicità, non ha mai voluto trattare l’argomento. Così, alla fine, la patata bollente è stata scaricata sulla magistratura: perché i giudici, a differenza dei parlamentari, non possono astenersi dal pronunciarsi se viene loro chiesto all’interno di un giudizio.
Dunque, per capire se l’affissione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche sia lecita o meno dobbiamo leggere proprio le parole della Suprema Corte espresse in una sentenza che – è proprio il caso di dirlo – farà scuola, o quantomeno servirà a colmare i dubbi di chi ancora si chiede quali siano i poteri del dirigente scolastico, dei professori e, perché no, degli alunni stessi. Ma procediamo con ordine.
Indice
Si può esporre il crocifisso in classe?
Il crocifisso in classe può essere esposto solo se lo decide la comunità scolastica, ossia gli studenti e i professori. Non può quindi trattarsi di un obbligo imposto dai pubblici poteri. A decidere non può essere il preside, ossia il dirigente scolastico, né il Ministero dell’Istruzione o qualsiasi altro organo apicale. È la base che ha il potere di scelta, perché è la base che vive quotidianamente nell’aula e, dunque, ha la facoltà di autodeterminarsi sui simboli religiosi da accogliere.
Quale maggioranza per decidere?
La Cassazione non dice quale debba essere la maggioranza che la comunità scolastica debba raggiungere per approvare l’affissione del crocifisso su una delle pareti dell’aula. Tuttavia, a leggere bene il contenuto della sentenza, sembrerebbe richiesta, se non l’unanimità, una solida maggioranza. Alunni e docenti devono insomma mettersi d’accordo.
Nel caso di specie, era stato sanzionato un docente che aveva rifiutato di fare lezione in una classe dove era esposto il simbolo della religione cristiana, imposto da una circolare del dirigente. Erano stati però gli studenti a chiederne l’esposizione: nell’assemblea di classe avevano deciso a maggioranza di mantenere appeso il simbolo religioso durante tutte le ore. La circolare del dirigente si era quindi limitata a richiamare i docenti al dovere di rispettare la volontà dei ragazzi.
Così, i giudici da un lato hanno ritenuto illegittima la sanzione nei confronti del prof, ma dall’altro hanno affermato che quest’ultimo non aveva alcun diritto di veto per cui non poteva ritenersi discriminato dalla presenza del crocifisso, né per tale motivo poteva chiedere un risarcimento del danno.
Bisogna quindi trovare un accordo fra posizioni difformi, esponendo eventualmente anche i simboli delle altre confessioni presenti in classe oppure togliendoli non appena entra un docente che non vuole vederli.
Se la semplice volontà del dirigente non può bastare a imporre il crocifisso, se questa però è condivisa anche da gran parte degli alunni e dai professori, ben può ritenersi conforme alla Costituzione.
Crocifisso in aula: cosa hanno detto le Sezioni Unite
Anche se le parole adoperate dalla Cassazione potrebbero non dipanare ogni dubbio in proposito, leggerle potrà servire a farsi un’idea più chiara. Ecco cosa afferma la sentenza in commento: «L’aula di una classe può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi».
«Il docente dissenziente, si legge in una nota della Suprema Corte, non ha un potere di veto o di interdizione assoluta rispetto all’affissione del crocifisso, ma deve essere ricercata, da parte della scuola, una soluzione che tenga conto del suo punto di vista e che rispetti la sua libertà negativa di religione».