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Prelievi e versamenti: tutti i controlli sui conti correnti

17 Ottobre 2021 | Autore:
Prelievi e versamenti: tutti i controlli sui conti correnti

Antiriciclaggio: la banca può chiedere spiegazioni e documenti circa i versamenti di assegni e contanti o sui prelievi? Qual è il limite di importo per i controlli?

Nel momento in cui effettui un prelievo o un versamento di consistente entità dal/sul tuo conto corrente, la banca potrebbe chiederti spiegazioni: potrebbe cioè obbligarti a rendere una dichiarazione circa la destinazione o la provenienza del denaro. Da dove lo hai preso o a chi è diretto? Qual è l’operazione sottostante che ti ha permesso di movimentare un importo così elevato?

In quell’occasione, potresti restare sorpreso: perché mai la banca – che non è un’autorità pubblica – pretende tali informazioni, invadendo la tua privacy? Cosa ne farà: le comunicherà al Fisco, alla polizia, le conserverà in un proprio archivio interno? E, non in ultimo, quali potrebbero essere le conseguenze se dovessi rifiutarti di rispondere o dovessi dare una risposta falsa? 

Cerchiamo, più nel dettaglio, di comprendere se, in merito a prelievi e versamenti, la banca può chiedere le motivazioni dello spostamento di denaro.

Ti anticipo che, contrariamente a quanto potresti credere a primo acchito, non si tratta di controlli con una funzione fiscale: servono infatti ad adempiere agli obblighi relativi alla normativa sull’antiriciclaggio. Questo significa che, trattandosi di norme rivolte a garantire l’ordine pubblico, non puoi rifiutarti di rispondere. Ma procediamo con ordine.  

La banca comunica col Fisco?

Fisco e banche comunicano tra loro. Tutti gli istituti di credito sono infatti tenuti a comunicare, al Registro dei rapporti finanziari dell’Agenzia delle Entrate (che è un’apposita sezione dell’Anagrafe Tributaria) tutti i rapporti in essere con i propri clienti come conti correnti, cassette di sicurezza, gestione titoli. Relativamente ai conti correnti, dovranno poi dichiarare qual è il saldo e quali sono tutti i movimenti in entrata (versamenti e bonifici) ed in uscita (prelievi). 

Non è una novità e la cosa non dovrebbe lasciarti meravigliato. Ciò avviene peraltro indipendentemente dall’importo che transita sul conto corrente: anche le piccole movimentazioni finiscono nel Registro dei rapporti finanziari. 

Attenzione però: questo non significa che l’Agenzia delle Entrate possa poi utilizzare questi dati per effettuare controlli fiscali. Solo i versamenti di contanti o i bonifici in entrata possono dar luogo ad accertamenti se tali somme non sono state dichiarate nella dichiarazione dei redditi. L’ufficio delle imposte potrebbe chiederti come ti sei procurato questi soldi e, se non sarai in grado di fornire giustificazioni scritte, sarai tassato. Questo non succede invece per i prelievi che sono liberi e non soggetti a controllo.

Ad esempio, se tuo padre ti regala 5.000 euro in contanti e poi li versi sul conto corrente, l’ufficio delle imposte potrebbe voler sapere da te la provenienza del denaro accreditato in banca e lì non basterà la testimonianza del tuo genitore: ti servirà un atto di donazione, scritto e con data certificata da un pubblico ufficiale, anteriore al versamento stesso. Se non lo fai, il Fisco riterrà che quei 5.000 euro costituiscono un reddito in nero, ossia evaso allo Stato, e ti applicherà le imposte su di esso con le relative sanzioni. Che dovrai ovviamente pagare se non vorrai ricevere una cartella esattoriale.

Il fatto che le banche comunichino costantemente con l’Agenzia delle Entrate ai fini del contrasto all’evasione fiscale non è la ragione per la quale la banca stessa può chiederti le motivazioni scritte di prelievi e versamenti sul conto. Ciò avviene, come abbiamo anticipato in partenza, ai fini dell’antiriciclaggio.

Cos’è l’antiriciclaggio?

Per comprendere cos’è l’antiriciclaggio dobbiamo prima spiegare cos’è il riciclaggio. Riciclare denaro significa utilizzare i capitali provenienti da reati in attività lecite, in modo da poterli utilizzare alla luce del sole, senza destare sospetti.

L’antiriciclaggio è quindi la normativa [1] volta a contrastare il lavaggio del denaro sporco, quello cioè proveniente da reati molto gravi come la criminalità organizzata e le associazioni di stampo mafioso, lo spaccio, il contrabbando di armi.  

Ecco perché tutte le volte in cui le banche si accorgono di movimentazioni sospette sul conto corrente – sia che si tratti di bonifici e versamenti che di prelievi – devono sottostare a una serie di adempimenti rivolti a recuperare traccia della provenienza di tale disponibilità e, se del caso, comunicare tali informazioni alle autorità pubbliche. 

Gli obblighi della banca in materia di antiriciclaggio

Vediamo allora quali sono tali adempimenti a cui sono tenuti gli Istituti di credito ai fini dell’antiriciclaggio. 

In presenza di operazioni sospette poste dai clienti, la filiale dovrà avvisare la propria direzione centrale. La direzione, a sua volta, valuterà se informare di ciò la Uif, ossia l’Unità di Informazione Finanziaria. La Uif, una volta acquisiti tali dati, effettuerà un’ulteriore cernita decidendo se notiziare di ciò la Procura della Repubblica per l’avvio delle indagini penali.

Dunque, il rispetto della normativa sull’antiriciclaggio non ha nulla a che vedere né con i controlli fiscali né con l’Agenzia delle Entrate.

Possiamo quindi dire che le banche sono soggette a due tipi di obblighi, tra loro autonomi e indipendenti. Il primo – quello di cui abbiamo parlato in apertura dell’articolo – è relativo alla comunicazione dei contratti e dei rapporti con i clienti all’Anagrafe tributaria, lasciando poi all’Agenzia delle Entrate l’analisi dei dati e la verifica circa l’opportunità di far partire i controlli contro l’evasione fiscale. Il secondo è invece inerente al rispetto della normativa sull’antiriciclaggio ed è finalizzato al contrasto dei reati gravi. 

La banca può chiedere spiegazioni su prelievi e versamenti

È proprio al fine di adempiere alla normativa sull’antiriciclaggio che la banca chiede, ai propri clienti, dinanzi a grosse movimentazioni di denaro, le ragioni sottese a tali operazioni. Le banche sono tenute ad un’adeguata verifica sia per quanto attiene ai prelievi che ai versamenti di contanti e assegni. Vediamoli più nel dettaglio.

Controlli sui prelievi

La banca può esigere che il cliente fornisca motivazioni circa i prelievi effettuati dal proprio conto corrente quando questi raggiungono almeno 10.000 euro nell’arco di un mese. Tali informazioni, come anticipato, vengono poi valutate ed eventualmente comunicate alla Uif. Attraverso questa comunicazione l’UIF potrà mettere la lente di ingrandimento su operazioni che potrebbero celare il reato di riciclaggio.

Controlli sui versamenti

Se un cliente versa in contanti o tramite assegni del denaro sul proprio conto, trattandosi di un’operazione “occasionale” e non consueta, la banca deve procedere all’adeguata verifica. In tal caso, può chiedere al cliente di fornire, oltre alla dichiarazione, anche la documentazione a supporto. Si pensi a chi versa un assegno che dichiara provenire da una compravendita immobiliare: la filiale potrà esigere la copia del relativo rogito. Il cliente non è obbligato a fornirla, ma a quel punto la banca, se ha un ragionevole sospetto, può decidere di procedere alla segnalazione alla Uif a norma della legge sull’antiriciclaggio. Peraltro, tra gli indici di anomalia vi è proprio la mancanza di collaborazione da parte della clientela. 

Quindi, nel caso di mancata collaborazione, il cliente si troverà segnalato alla Uif.

Approfondimenti

Per maggiori approfondimenti leggi:


note

[1] Dlgs 231 del 21 novembre 2007.


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