Risarcimento per inquinamento acustico da traffico


L’inquinamento acustico da traffico lede il rispetto della vita privata: il Comune deve eliminare le fonti di rumore che pregiudicano la qualità della vita.
In alcune sentenze, il Comune viene ritenuto responsabile per gli schiamazzi della movida che non fanno dormire le persone. In questi casi, scatta il risarcimento per non aver saputo assicurare il diritto al riposo dei residenti. Ora, la Corte dei diritti dell’uomo aggiunge un ulteriore tassello a tale principio stabilendo anche il risarcimento per inquinamento acustico da traffico.
Con una recente sentenza [1] la Corte ha stabilito in sostanza che, nei casi di grave inquinamento, la tutela dell’ambiente rientra nel diritto al rispetto della vita privata. E non potrebbe essere diversamente visto che ogni cittadino ha un innegabile diritto al riposo e all’inviolabilità del domicilio (anche nei confronti delle immissioni acustiche).
Con queste motivazioni la Cedu ha dato ragione ai cittadini danneggiati da una deviazione stradale in forza della quale il traffico veicolare si era spostato fin sotto le finestre ed i balconi dei residenti, ledendone la serenità quotidiana.
In casi come questi, il Comune deve fare in modo di tutelare i proprietari delle abitazioni dal rumore di fondo, quello cioè esterno proveniente dalla strada. E, in caso di inerzia, è tenuto a risarcire il danno.
Alla luce di ciò, saranno in molti ora a presentare i ricorsi dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo nei casi di inquinamento acustico provocato dal traffico se le autorità nazionali rimangono inerti, malgrado le proteste degli abitanti, e non fanno nulla per impedire che, ad esempio, una deviazione stradale per la costruzione di una nuova arteria leda il benessere, anche nel godimento dell’abitazione, di un individuo.
Il caso tipico è quello – peraltro frequente nel nostro Paese – in cui un tratto di autostrada venga chiuso per svariati mesi a causa delle manutenzioni e che, nel frattempo, la circolazione venga deviata su un altro percorso destinato al traffico interno. I residenti, abituati solo a sentire il rumore di poche auto – peraltro interrotto durante la notte – si troverebbero a confrontarsi con un incremento del traffico, con gli autocarri e i tir che, come noto, non conoscono sosta e viaggiano anche durante le ore più improbabili. Un aumento dell’inquinamento non solo acustico ma anche atmosferico a cui si potrebbe non essere abituati. Ecco che allora il riposo ne verrebbe completamente pregiudicato.
La Carta Europea dei diritti dell’uomo non riconosce in modo esplicito il diritto a un ambiente sano, ma quando l’inquinamento raggiunge un certo livello di gravità, sino a causare un grave danno ambientale, si può ritenere violato l’articolo 8 della Convenzione. La norma stabilisce infatti che «ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza». Interpretata estensivamente, tale disposizione viene riferita non solo alle ingerenze “fisiche” nella propria abitazione ma anche a quelle “immateriali”, come i rumori da inquinamento acustico e i gas di scarico con conseguente inquinamento ambientale. Il tutto sempre e solo se viene superata la soglia della «tollerabilità», soglia disposta anche a tutela del commercio e delle attività produttive che certo non possono essere congelate in ragione di un interesse all’assoluto silenzio.
Il diritto al rispetto della vita privata – scrive Strasburgo – include il diritto a godere dei beni (inclusa l’abitazione) e, quindi, anche il diritto a non subire emissioni inquinanti, inquinamento acustico o di altro genere.
Di conseguenza, gli Stati sono tenuti non solo a non ingerirsi in questo diritto, ma anche ad adottare tutte le misure per assicurarne la realizzazione.
Secondo la Corte, anche nei casi di grave inquinamento acustico, gli Stati devono mettere in campo le misure necessarie a non compromettere la realizzazione del diritto al rispetto della vita privata. Proprio la passività delle autorità statali ha portato alla condanna dello Stato in causa tenuto a indennizzare ciascun ricorrente con 10mila euro.
Salve da circa 8 mesi hanno aperto una carrozzeria con autorizzazione scia difronte casa mia che è una villetta indipendente premetto che la zona di pertinenza e zona 167 del piano regolatore praticamente la distanza della canna aspirazione forno e la canna dei fumi del bruciatore a gasolio sono distanti circa 10/11 metri dal mio confine gli orari di apertura sono continuativi dalle 7:30 alle 17:30 non stop quindi vi lascio immaginare come è cambiata la nostra vita perché dobbiamo tenere sempre le finestre chiuse sia per i rumori che per gli odori nauseabondi di vernice e solventi ! Siamo disperati cosa possiamo fare? Noi siamo una famiglia di 5 persone io mia moglie 2 figli di 22 e 9 anni e mia madre disabile al 100% , vi chiedo un grande aiuto ! Ho provato anche a svendere casa ma nessuno ve venirci ad abitare a causa della carrozzeria ! Grazie