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Manipolatore mentale: come difendersi

28 Ottobre 2021 | Autore:
Manipolatore mentale: come difendersi

Reato di plagio, di minaccia, di violenza e di circonvenzione di incapace per chi manipola psicologicamente e plagia la vittima. 

Avrai certamente sentito parlare di manipolatori mentali. 

La manipolazione psicologica è quella condotta rivolta a sottomettere una persona alla volontà di un’altra. Così facendo, il manipolatore schiavizza il manipolato fino a cancellare la sua autonomia decisionale, distruggendone l’autostima e rendendolo dipendente a sé.

Per stabilire come difendersi da un manipolatore mentale bisogna innanzitutto comprendere come avviene la manipolazione mentale. Non certo tramite sortilegi, ipnosi o qualche trucchetto di magia. Sono infinite le tecniche con cui si manipola la mente di una persona e quasi sempre ci si avvale di un preesistente rapporto confidenziale: una relazione amorosa, affettiva, di semplice fiducia come può essere quella tra colleghi o tra datore di lavoro e dipendente. Insomma, si tratta il più delle volte di persone già unite da qualche legame in forza del quale una di queste prende il sopravvento sull’altra fino a soggiogarla. Il che avviene con ricatti, minacce, pretese intervallate da finte e strumentali concessioni: il classico gioco del bastone e della carota. 

Ma cosa prevede la legge italiana contro i manipolatori? Soggiogare psicologicamente una persona è reato? È quanto cercheremo di comprendere qui di seguito.

Manipolare una persona: è reato?

Come anticipato, ci sono diversi modi di soggiogare una persona. Alcuni sono, almeno per il diritto, leciti (si pensi all’amante che, facendosi desiderare dal proprio uomo, lo induca a farle regali costosi); altri sono illeciti (si pensi all’uomo che perpetri continue violenze fisiche e morali ai danni della moglie, minacciandola di farla morire di fame nel caso in cui lei dovesse lasciarlo; o anche alla badante che, approfittando dell’incapacità mentale del proprio assistito, si faccia sposare per diventare sua erede); ed infine ci sono diverse condotte che si collocano in una zona grigia (si pensi alla donna che costringa l’ex marito a riconoscerle un cospicuo assegno di mantenimento sotto minaccia di non fargli altrimenti vedere i figli).

Proprio perché il concetto di manipolatore mentale è talmente ampio da abbracciare condotte lecite ed illecite, nel 1981 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il reato di plagio. Già, perché prima di questa data, plagiare – ossia manipolare – una persona costituiva reato. Il punto però era che la condotta descritta dal Codice penale era talmente ampia e generica da non potersi definire con precisione. Non si riusciva cioè a capire chi fosse colpevole di plagio e chi no. Ragion per cui, risultando incerti i confini del reato, chiunque poteva caderci. E questo in violazione di un solido principio del nostro ordinamento secondo cui ogni norma penale deve essere precisa e chiara. Diversamente, si lascerebbe al giudice un potere abnorme: quello di incriminare e condannare chiunque secondo il proprio arbitrio. 

Dicevamo che, prima del 1981, chi manipolava psicologicamente una persona poteva essere incriminato e condannato penalmente. Il reato si chiamava plagio e, come già si sarà compreso, nonostante la terminologia, non aveva nulla a che vedere con il diritto d’autore, con chi cioè copia le opere protette dal copyright.

Visto che oggi questo reato è stato definitivamente cancellato dalla Corte Costituzionale ed il plagio non esiste più, è possibile punire chi soggioga psicologicamente un’altra persona solo a patto che rientri in un altro reato previsto dalla legge. E quali sono questi reati? Li vedremo qui di seguito.

Quando la manipolazione psicologica è reato

Ci sono innanzitutto le vessazioni morali che, se compiute in famiglia o nell’ambiente di lavoro, possono configurare il delitto di maltrattamenti. Nell’ambito dei rapporti di convivenza, il reato di maltrattamenti non deve essere inteso solo come le vessazioni – il caso ad esempio del marito che umili la moglie, la svilisca in pubblico o la costringa a una vita solitaria ed in povertà – ma come il comportamento di chi causa un dolore psicologico o una manipolazione nei confronti del convivente. Secondo la Cassazione, infatti, nei maltrattamenti non rientrano soltanto i pugni, gli schiaffi, le lesioni, le ingiurie e le minacce, ma anche gli atti di disprezzo e di offesa alla dignità, idonei a causare sofferenze morali. 

Se la sofferenza si tramuta in una soggezione psicologica totale, potrebbero allora integrarsi gli estremi del reato di maltrattamenti in famiglia.

Può anche ricorrere il reato di violenza privata quando la vittima viene costretta, con la violenza o la minaccia, a subire un determinato comportamento o a compiere una specifica azione che altrimenti non avrebbe fatto o ad omettere qualche altra cosa che aveva intenzione di fare. Ci deve quindi essere una sorta di coartazione, non necessariamente fisica, ma anche psicologica. La minaccia peraltro può essere esplicita o anche velata, ossia implicita, tramite comportamenti.

Se poi la minaccia diventa seria, tale cioè da incutere un timore per la propria incolumità fisica, il reato di violenza privata si trasforma nel più grave reato di minaccia, per il quale scatta una pena più severa. 

Infine, potrebbe ricorrere il reato di circonvenzione di incapace che scatta in presenza di una persona che non ha la possibilità di difendersi per via della sua età (si pensi a chi plagia un minore o un anziano) o delle sue condizioni di salute (come nel caso di un disabile di mente). 

Esempi di manipolazione mentale lecita e illecita

Facciamo allora alcuni esempi pratici di manipolazione mentale e vediamo di stabilire quando ci può essere una responsabilità penale. Non è responsabile la donna che porti l’amante a intestarle la casa o a regalarle gioielli se lui è capace d’intendere e volere. Non importa il fatto che lui penda dalle sue labbra, che la desideri così ciecamente da disporre in suo favore di tutto il patrimonio che ha. Chiaramente, se così dovesse fare, un giorno i suoi figli potrebbero impugnare le donazioni che hanno violato le rispettive quote di legittima.

Anche la badante, che si fa sposare dall’anziano, non può essere ritenuta responsabile di manipolazione ai suoi danni se l’assistito aveva integre le proprie capacità mentali. Ma se lo ha minacciato di lasciarlo da solo, al freddo, senza cibo e medicine, allora c’è responsabilità penale e per di più il matrimonio è annullabile.

Non è responsabile l’ex moglie che minaccia l’uomo di non fargli vedere i figli se non le riconoscerà un assegno di mantenimento: l’ultima parola, infatti, spetta sempre al giudice ed, inoltre, se anche dovesse comportarsi così, ci sarebbe sempre la possibilità di ricorrere al tribunale e disporre la revoca dell’affidamento dei bambini.

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