Come si controlla la malattia del lavoratore


Il datore è legittimato a ingaggiare un detective per pedinare il dipendente che si è assentato dal lavoro per una patologia: cosa rischia il lavoratore.
Il diritto alla malattia è sacrosanto. Il dovere di non raccontare bugie al datore di lavoro lo è altrettanto. Il diritto di restare a casa in convalescenza per una patologia è sacrosanto. Il dovere di non inventarsi il malessere o di non compromettere i tempi della guarigione facendo un’altra attività lo è altrettanto. Insomma, o si sta bene o non si sta bene. Nella prima ipotesi si va a lavorare. Nella seconda, si resta a casa. A casa, però. Altrimenti verrebbe il dubbio che l’assenza sia stata presa per un altro motivo, che si tratti di vacanza o di svogliatezza. Il datore, oltre alle visite fiscali, cosa può fare per verificare se il dipendente gliel’ha raccontata giusta? Come si controlla la malattia del lavoratore? Si può ricorrere ad un investigatore privato? E se questo scopre che, in effetti, c’è stato l’imbroglio, il licenziamento è legittimo?
La giurisprudenza si è pronunciata in passato su questo argomento. E di nuovo, recentemente, la Cassazione torna a ribadire la legittimità del provvedimento espulsivo nel caso in cui un detective «sgami» il lavoratore che si è detto malato ma che dimostra di essere sano come un pesce. Vediamo perché.
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Gli obblighi del dipendente in malattia
Oggi stai male, vai dal dottore e, in effetti, riscontra che il malessere c’è. Siccome è mercoledì, ti dà i giorni di malattia fino a domenica. Rientrerai al lavoro lunedì. Venerdì, però, ti senti meglio e decidi che sia cosa buona e giusta partire con la famiglia per il weekend. Così ti rilassi un po’. Probabilmente, è cosa buona. Ma sicuro che sia anche giusta? Che succede se si viene a sapere?
La Suprema Corte l’ha detto più volte: chi è in malattia deve comunicare l’indirizzo presso il quale trascorrerà la convalescenza per consentire di effettuare, eventualmente, la visita fiscale di controllo. Significa che dovrà farsi trovare a quell’indirizzo almeno dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 se lavora nel settore privato oppure dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 se è un dipendente statale.
Il nostro malato può pensare che, a questo punto, conviene partire per il weekend nella giornata di sabato e tornare la domenica sera. Sbaglia: la visita fiscale può essere fatta tutti i giorni della settimana, compresi i festivi. E anche due volte al giorno, nel caso pensasse di svignarsela appena il medico si è allontanato da casa.
Queste regole non mirano a giocare al gatto e al topo: si tratta di non compromettere i tempi della guarigione in modo da tornare al lavoro il più presto possibile o, comunque, non oltre il termine stabilito dal medico.
Fa eccezione chi, per una determinata patologia, esce di casa per ricavarne un beneficio: una passeggiata al parco, respirare aria non viziata, ecc. Un’attività di questo tipo può agevolare la guarigione. Certo che chi resta a casa per una lombosciatalgia e viene scoperto a correre o a potare gli alberi, qualche sospetto lo può destare.
Cosa si rischia per una falsa malattia?
Chi è veramente malato e durante l’assenza svolge un’attività incompatibile con la patologia o chi finge di essere malato per fare i propri comodi rischia il licenziamento. I permessi e le assenze in generale, infatti, non possono essere usati per scopi diversi da quelli per cui sono stati chiesti.
Raccontare una bugia significa venire meno al rapporto di fiducia che ci deve essere tra datore e lavoratore. Dire che sei così tanto malato da dover restare a casa quando, invece, vai in giro a fare shopping o raggiungi la casa in montagna per fare le camminate in mezzo ai boschi significa trattare il tuo datore da fesso. E quello raramente piace a qualcuno.
Certo, la giurisprudenza dice anche che bisogna valutare caso per caso, capire i motivi per cui il dipendente l’ha raccontata strana pur di non andare al lavoro. Magari è qualcuno che non guadagna abbastanza e si assenta per arrotondare lo stipendio. O forse deve assistere un figlio gravemente malato, non vuole che si sappia e i giorni di permesso della legge 104 non gli bastano per accudirlo. Tanto vale, comunque, dirlo al datore di lavoro e trovare un accordo piuttosto che rischiare il licenziamento.
Falsa malattia: l’investigatore privato può indagare?
Facile immaginare la scena. Il nostro finto malato che deve partire per il weekend con la famiglia comincia a mettere le valige in auto, prende in braccio il figlio di 2 anni per portarlo in macchina e agganciarlo al seggiolino. Dall’altro lato della strada, e da un’auto ferma, qualcuno osserva (anche senza sandwich e caffè), scatta delle foto, riprende la scena con il telefonino. Poi, si recherà nell’azienda in cui lavora il finto malato e mostrerà tutto al titolare, che andrà su tutte le furie e chiamerà l’ufficio del personale per dire di avviare la procedura di licenziamento.
È plausibile una scena del genere? L’investigatore privato può controllare la falsa malattia e denunciarla al datore? E, di conseguenza, il dipendente può essere licenziato sulla base di quanto riportato dal detective?
Da tempo, la Cassazione ha sposato questa linea. E recentemente l’ha confermata [1] esaminando il caso di un operaio che si era messo in malattia per vendetta contro certi rimproveri subìti al lavoro.
Ricorda la Suprema Corte che accertare se un lavoratore è davvero malato o no spetta solo al medico legale e che il titolare dell’azienda, per verificare se la patologia sussiste o meno, deve chiedere la visita fiscale all’ente previdenziale competente.
È anche vero, però, che il datore di lavoro non è ostacolato dall’articolo 5 dello Statuto dei lavoratori ad appurare la lealtà del dipendente con altri mezzi. Come, appunto, l’investigatore privato.
Certamente, chi si è sempre comportato bene al lavoro, chi ha sempre dimostrato onestà e dedizione, godrà della fiducia del suo capo quando dirà di non sentirsi bene e di avere bisogno di un paio di giorni per rimettersi a posto. Diversamente, se il lavoratore ha già dato segni di volersi fare i propri comodi, l’azienda prenderà le dovute cautele in caso di un «improvviso» malore che costringe il dipendente a restare a casa per una settimana.
In quest’ultimo caso, il ricorso all’investigatore privato è legittimo, secondo la Cassazione, così com’è legittimo il licenziamento del finto malato smascherato dal detective sulla base della testimonianza di quest’ultimo.