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Come funziona gratuito patrocinio per la separazione consensuale

31 Ottobre 2021 | Autore:
Come funziona gratuito patrocinio per la separazione consensuale

Patrocinio a spese dello Stato: come fare separazione e divorzio senza pagare l’avvocato. 

Se hai intenzione di separarti e hai trovato un accordo con il tuo coniuge, devi avviare una separazione consensuale in tribunale per la quale è necessario almeno un avvocato. Non è indispensabile infatti che ciascuna parte abbia un proprio difensore, ben potendo essere questo unico per entrambe (con conseguente dimezzamento dei costi). 

Di recente, la Cassazione [1] ha stabilito che, anche in caso di separazione o divorzio consensuale, coloro che presentano un reddito basso possono accedere al patrocinio a spese dello Stato. In pratica, i costi dell’assistenza giudiziale vengono pagati dallo Stato. In tal modo, non si deve spendere nulla, neanche a titolo di rimborso spese.

Prima di spiegarti come funziona il gratuito patrocinio per la separazione consensuale è bene che tu sappia che potresti ottenere lo stesso risultato anche rivolgendoti, con il tuo coniuge, al Comune di residenza. Per potersi però separare dinanzi al sindaco o ad altro ufficiale dell’anagrafe da questi delegato è necessario che la coppia non abbia figli minori, portatori di handicap o maggiorenni non ancora autosufficienti. Inoltre, nell’atto di separazione fatto in Comune, non possono trovare spazio accordi relativi al trasferimento di beni (mobili o immobili), eccezion fatta solo per l’assegno di mantenimento. 

Vediamo ora come funziona il gratuito patrocinio per la separazione consensuale. Le stesse spiegazioni valgono anche per il divorzio consensuale, attesa la sostanziale uguaglianza tra i due procedimenti. 

Quando è possibile la separazione consensuale con gratuito patrocinio?

Anche se la legge non lo specifica, la Cassazione ha detto che è possibile separarsi usufruendo dell’avvocato pagato dallo Stato, il cosiddetto gratuito patrocinio o patrocinio a spese dello Stato. 

L’avvocato prescelto dalle parti – sia esso unico o distinto per ciascun coniuge – presenterà quindi la parcella al ministero della Giustizia senza poter pretendere alcunché dal proprio cliente. 

Per accedere a tale beneficio è necessario presentare un reddito imponibile ai fini Irpef fissato per il 2021 in 11.746,68 euro. Il limite di reddito è adeguato ogni 2 anni, con decreto del ministero della Giustizia.

A differenza di quanto succede di norma, in questo caso, la soglia per accedere al gratuito patrocinio non va verificata sommando i redditi dei due coniugi, posta la situazione di potenziale conflitto tra i due. Si tiene quindi conto solo del reddito del coniuge beneficiario.

La Corte di Cassazione è intervenuta affermando l’esistenza del conflitto di interessi tra coniugi pure nei procedimenti su base concordata, anche perché al ricorso congiunto deve seguire l’omologazione da parte del giudice, che può negarla qualora gli accordi siano contrari all’ordine pubblico o all’interesse dei figli. Si potrà dunque fare richiesta di patrocinio a spese dello Stato anche nel caso di separazione consensuale.

Per calcolare il reddito si tiene conto dei redditi che per legge sono esenti dall’Irpef o che sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta o a imposta sostitutiva come ad esempio i redditi derivanti dagli assegni di mantenimento. Anche il reddito di cittadinanza rileva ai fini della determinazione del reddito.

Come presentare domanda di gratuito patrocinio per separazione?

La parte interessata al gratuito patrocinio può individuare l’avvocato di propria fiducia tra gli elenchi depositati presso il Consiglio dell’Ordine degli avvocati o rivolgendosi direttamente al legale di propria fiducia e chiedendo se questi è iscritto in tali liste.

Una volta prescelto il professionista, il cliente compila una domanda che viene poi depositata – di solito a cura dello stesso avvocato – presso l’Ordine del tribunale del giudice competente. 

L’istanza deve contenere una dichiarazione sostitutiva di certificazione da parte dell’interessato, attestante la sussistenza delle condizioni di reddito previste per l’ammissione.

L’istante assume poi l’impegno a comunicare, fino a che il processo non sia definito, le variazioni rilevanti dei limiti di reddito, verificatesi nell’anno precedente, entro 30 giorni dalla scadenza del termine di un anno, dalla data di presentazione dell’istanza o della precedente comunicazione di variazione.

Nei 10 giorni successivi, il consiglio, valutata la fondatezza delle pretese e la sussistenza dei presupposti per l’ammissibilità dell’istanza, può ammettere l’istante al gratuito patrocinio o rifiutare l’istanza.

Si può cambiare avvocato?

Se tra avvocato e cittadino non si instaura il necessario rapporto di fiducia, è sempre possibile interrompere il rapporto. Così l’avvocato può rinunciare al mandato e il cliente può sostituirlo con un altro avvocato.

Cosa si paga con il gratuito patrocinio?

Una volta ammessa al gratuito patrocinio, la parte non deve pagare alcuna spesa, neanche i costi vivi o le imposte: quindi, l’avvocato non può chiedere un rimborso spese; diversamente, commetterebbe un illecito deontologico che potrebbe essere oggetto di denuncia al relativo ordine di appartenenza. 


note

[1] Cass. sent. n. 20385/2019 e 20545/2020.

Autore immagine: depositphotos.com


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