Cosa si intende per quietanza liberatoria?


La quietanza liberatoria è l’altra faccia della ricevuta di pagamento: che differenza c’è e come si scrive. Il facsimile.
In un precedente articolo abbiamo visto cos’è una ricevuta di pagamento. Da questa dobbiamo tenere formalmente distinta la quietanza liberatoria. In verità, le due dichiarazioni sono intimamente connesse e collegate tra loro, tant’è che, di solito, formano un unico atto. Per comprendere dunque cosa si intende per quietanza liberatoria dobbiamo proprio partire dalla ricevuta di pagamento.
Indice
Cos’è la ricevuta di pagamento?
Con la ricevuta di pagamento un soggetto dichiara di aver ottenuto, da un altro, il pagamento di una determinata somma, a copertura totale o parziale di un proprio credito. Così, ad esempio, il padrone di casa deve rilasciare la ricevuta di pagamento tutte le volte in cui l’inquilino versa il canone mensile d’affitto; lo stesso deve fare l’amministratore di condominio a cui si bonificano i contributi millesimali o il fornitore a cui viene corrisposto l’importo indicato nella fattura.
Cosa si intende per quietanza liberatoria?
La quietanza liberatoria non è altro che l’altra faccia della ricevuta di pagamento. Essa consiste nella dichiarazione del creditore con cui questi, dopo aver ricevuto la somma di denaro, dichiara di liberare il debitore dal relativo obbligo di pagamento. Dunque, la quietanza liberatoria si accompagna per lo più a prestazioni relative ad obblighi di pagamento in denaro.
Un esempio pratico servirà a comprendere ancora meglio ciò di cui stiamo parlando.
Ipotizziamo una persona che debba pagare ad un negoziante 300 euro per l’acquisto di alcuni prodotti ritirati in un momento anteriore. Proprio per questo scopo, l’acquirente si reca fisicamente nel locale commerciale e consegna la somma in contanti. Volendo però conservare la prova di tale pagamento, onde evitare successive ed eventuali contestazioni, chiede al venditore una ricevuta con quietanza. Il venditore – tenuto per legge a rispettare tale richiesta – dovrà allora redigere un documento scritto, simile a quello che riportiamo qui di seguito.
«Io sottoscritto …, nato a… e residente in…, c.f…., in qualità di titolare della ditta…, ricevo in data…, dalle mani del sig. …, la somma di euro….
Tale somma deve intendersi a totale soddisfazione del mio credito riportato nel contratto n… del… Pertanto, a fronte di ciò, dichiaro di non aver più nulla a che pretendere dal sig… e che ogni sua prestazione si intende conseguentemente adempiuta».
Ebbene, la dichiarazione appena vista si compone di due parti. La prima (da «io sottoscritto…» sino a «… contratto del…») costituisce la ricevuta di pagamento. In essa, infatti, si dà atto di aver ottenuto il pagamento.
La seconda parte della dichiarazione invece specifica la ragione per la quale è stato effettuato il pagamento (la sua “fonte”, la causa) e contiene pertanto la liberazione del debitore dal relativo adempimento.
Chi rilascia la quietanza di pagamento?
Da quanto abbiamo appena visto si intuisce che a dover rilasciare la quietanza di pagamento è il creditore che è stato soddisfatto e che, perciò, non abbia più nulla a che pretendere dal debitore. È un atto dovuto anche se, in alcune circostanze, potrebbe risultare non necessario. Si pensi al caso di un contratto scritto, ove il credito viene esplicitamente indicata e al conseguente pagamento tramite bonifico: in questo caso, la liberazione del debitore può essere agevolmente dimostrata tramite il confronto tra l’importo indicato nella scrittura privata e la tracciabilità del pagamento.
Ciò nonostante è diritto del debitore che ha pagato ottenere la quietanza liberatoria. La ragione è facilmente intuibile. Un bonifico dimostra solo il passaggio del denaro da un soggetto a un altro ma non specifica la ragione per cui esso è avvenuto (in un contratto di durata potrebbe, ad esempio, essere riferito ad una mensilità da uno dei due soggetti e ad un’altra mensilità dall’altro soggetto). Dunque, la quietanza liberatoria, nello specificare la causale del versamento, toglie ogni dubbio in merito al debito che è stato estinto.
Come si rilascia la quietanza di pagamento?
Il più delle volte, la quietanza liberatoria viene rilasciata in un tutt’uno con la ricevuta di pagamento. E ciò avviene di norma su un documento cartaceo che deve essere firmato dal creditore. Hanno comunque lo stesso valore probatorio anche le Pec (posta elettronica certificata) e i documenti elettronici con firma digitale.
Nulla esclude però che la dichiarazione possa avvenire anche verbalmente ed essere registrata con uno strumento qualsiasi come uno smartphone. Avrebbe addirittura valore legale l’ammissione di pagamento (cosiddetta confessione) fatta dal creditore al debitore verbalmente senza sapere di essere registrato in quel momento. Le registrazioni di telefonate o tra soggetti presenti (purché non nel rispettivo domicilio) sono infatti del tutto legittime.