Francia libera dall'(in)equo compenso


La ghigliottina dell’egalité ha definitivamente mozzato la testa dell’equo compenso. A liberare la lama è stata una sentenza del Consiglio di Stato francese del 17 giugno scorso con cui il supremo giudice amministrativo, accogliendo la domanda di numerose associazioni e produttori di hardware (tra cui Motorola, Sony-Ericsson, Packard Bell, Nokia, Canal + e altre), ha dichiarato illegittima la disciplina d’oltralpe in materia di equo compenso per copia privata.
La decisione prende le mosse da una recentissima sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europa (C-467/08 del 21.10.2010), che aveva avuto modo di bacchettare i singoli stati membri – e soprattutto l’Italia – riguardo all’interpretazione e applicazione delle relative discipline nazionali.
Per comprendere però l’evoluzione dei fatti, bisogna fare un passo indietro, dando innanzitutto uno sguardo alla nostra normativa interna, come sempre parametro di riferimento di ciò che “non deve essere”.
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