I carabinieri possono entrare in casa e chiedere i documenti?


Quale potere hanno i poliziotti e i carabinieri di identificare una persona in casa propria o eventuali altri conviventi?
Un nostro lettore ci chiede se, durante la notifica di un atto giudiziario a un residente in una abitazione, i carabinieri possono entrare in casa e chiedere i documenti. La risposta è abbastanza semplice anche se il comportamento risulta piuttosto insolito. La polizia ha il potere di identificare chiunque, ovunque questi si trovi, quindi anche a casa sua. Lo può fare sull’uscio della porta perché non potrebbe entrare in casa altrui senza mandato, a meno che non vi siano fondati sospetti di gravi reati (come lo spaccio di droga o il traffico di armi) oppure per catturare un latitante.
Vero è che la polizia potrebbe chiedere solo le generalità e non il documento d’identità se questi non lo ha con sé. Ma è anche vero che se il documento d’identità non è a casa, in quale altro luogo può trovarsi? Sicché, in quel caso, ogni giustificazione rivolta a non fornire la carta d’identità, la patente o il passaporto potrebbe risultare pretestuosa e la polizia o i carabinieri potrebbero condurre l’interessato presso i propri uffici per l’identificazione. Chi invece si rifiuta di rispondere all’invito di fornire le proprie generalità commette reato.
Vero è che, quando i carabinieri notificano un atto giudiziario, come nel caso di specie, possono pretendere di conoscere l’identità del soggetto a cui affidano il documento, anche al fine di redigere la relazione di notifica, un’attestazione in cui appunto dichiarano a chi è stato consegnato l’atto. E ciò vale sia quando quest’ultimo viene recapitato al suo destinatario che ad altro soggetto stabilmente convivente.
In sintesi, i carabinieri non possono entrare in casa senza prove di gravi reati ma, sulla porta della stessa, possono chiedere i documenti. E ciò indipendentemente dal tipo di attività che sono chiamati a svolgere in quel momento (indagini, notifiche e così via).