Finanziamenti e sim richieste da omonimi e truffatori: arriva la banca dati


Mutui o contratti telefonici chiesti mediante furto d’identità: gli istituti di credito e le società di tlc potranno interrogare un archivio per scovare le truffe.
Si stanno diffondendo, a macchia d’olio, le truffe ai danni dei cittadini perpetrate da soggetti che, falsificando i propri documenti, riescono a chiedere finanziamenti alle banche sotto falso nome, in questo modo addebitando le relative passività e sanzioni a persone del tutto ignare di ciò.
Il malcapitato scopre così, casualmente (di norma quando deve chiedere un prestito al consumo o apre un nuovo conto corrente), di essere stato protestato, segnalato alla Crif o alla Centrale Rischi della Banca d’Italia o interdetto dall’uso degli assegni. Nella migliore delle ipotesi lo stesso problema si verifica in caso di omonimia tra due soggetti.
La pratica, così, passa puntualmente a uno studio legale che si mette in contatto con le banche interessate al fine di sbrogliare la noiosa matassa.
A breve, però, tutto questo potrebbe essere solo un ricordo. Sta infatti per essere resa operativa una banca dati istituita dal Ministero dell’Economia (e gestita da Consap) contro i cosiddetti furti d’identità [1].
In pratica, ogni istituto di credito o qualsiasi altro intermediario finanziario dovrà, prima di concedere un mutuo, un credito al consumo o aprire un conto corrente,consultare il “maxi-cervellone” e verificare se il cliente che sta facendo la richiesta non abbia taroccato i propri dati e sia chi dice di essere.
L’accesso alla banca dati sarà consentito anche alle società di telefonia onde scongiurare il pericolo di intestazioni di sim o di utenze fisse a truffatori.
Il funzionamento del cervellone del Mef è abbastanza facile: l’intermediario pagherà la connessione con l’archivio e, una volta consultato, otterrà la risposta in tempi immediati. Verrà, in particolare, effettuata una verifica su passaporti, carte di identità e carte di credito. In realtà, la banca dati altro non è che l’accesso ad altre sei banche dati (tra le quali quella dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps) consentendo una verifica sulla veridicità del dato inserito.
La creazione di tale strumento era stata già prevista da un decreto legislativo del 2011 [2], tuttavia i continui ritardi ne hanno impedito l’attuazione pratica. Oggi sembra invece che la situazione si sia sbloccata. Salvo imprevisti, il cervellone dovrebbe essere operativo entro la fine dell’anno.
note
[1] Per furto di identità la direzione del Tesoro intende l’impersonificazione totale e cioè occultamento totale della propria identità mediante l’utilizzo indebito di dati relativi all’identità e al reddito di un altro soggetto; e l’impersonificazione parziale: occultamento parziale della propria identità mediante l’impiego, in forma combinata, di dati relativi alla propria persona e l’utilizzo indebito di dati relativi ad un altro soggetto, nell’ambito di quelli di cui al punto precedente
[2] D.lgs. del 11 aprile 2011, n. 64.
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