Che anno sta controllando l’Agenzia delle Entrate?


Quali sono i termini di decadenza dall’accertamento fiscale per ciascuna annualità d’imposta dal 2015 in poi; l’effetto della normativa Covid dura fino al 2018.
Le scadenze fiscali mettono sempre ansia, con la consueta raffica di adempimenti da svolgere in tempi ristretti: contabilità, dichiarazioni, liquidazioni, versamenti d’imposta. Poi, quando il contribuente ha provveduto a tutto (e anche quando ha tralasciato qualcosa), il suo animo non è mai in pace, perché sa che la palla passa in mano all’Amministrazione finanziaria, che deve eseguire i controlli.
Spesso, il Fisco se la prende con calma; non ha fretta perché può risalire a parecchi anni indietro. Non troppo oltre, però, perché ci sono precisi termini di decadenza che, se non rispettati, comportano la nullità dell’accertamento compiuto. Gli uffici lo sanno benissimo, e cercano di non incappare in questa tagliola. Spesso, è una corsa contro il tempo, perché il carico di lavoro è notevole. Ma precisamente, adesso che anno sta controllando l’Agenzia delle Entrate? È bene saperlo per capire quali annualità sono al riparo da accertamenti e rettifiche e quali, invece, sono ancora a rischio di contestazioni da parte del Fisco.
Indice
- 1 Come la pandemia ha cambiato il calendario dei termini di accertamento
- 2 Lo slittamento dei termini per le annualità successive al 2015
- 3 Termini di decadenza degli accertamenti fiscali
- 4 Termini accertamento dichiarazioni dal 2016 in poi
- 5 Riduzione termini di accertamento: quando?
- 6 Termini di accertamento non rispettati: conseguenze
- 7 Quale annualità sta controllando adesso l’Agenzia delle Entrate?
- 8 Approfondimenti
Come la pandemia ha cambiato il calendario dei termini di accertamento
Partiamo con un esempio pratico: i termini di accertamento delle dichiarazioni fiscali relative all’annualità d’imposta 2015 sono scaduti il 28 febbraio 2022 per quelle presentate ed il 26 marzo 2022 per quelle omesse. Ora, quindi, il 2015 è “sepolto” e non può più essere rimesso in discussione. Ma perché il termine finale si colloca in questa data inconsueta, che cade in un giorno intermedio dell’anno, anziché il classico 31 dicembre? E, soprattutto, perché i termini si sono dilatati ben oltre i soliti 5 anni di tempo a disposizione dell’Amministrazione finanziaria per controllare le dichiarazioni presentate?
La risposta sta negli accavallamenti normativi che si sono verificati a partire dal 2016 e di quelli intervenuti a seguito della pandemia di Covid-19. Prima, e cioè per i periodi fino al 2015, i termini di decadenza dall’azione di accertamento del Fisco spiravano il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, o del quinto anno se la dichiarazione era stata omessa. Per i reati tributari esisteva anche il raddoppio dei termini di accertamento. Ma il 2015 non è scaduto nel 2020, bensì, come dicevamo, il 26 marzo del 2022, perché la normativa emergenziale [1] ha prolungato i termini di 85 giorni.
Lo slittamento dei termini per le annualità successive al 2015
Lo slittamento in avanti dei termini decadenziali, però, non esaurisce i suoi effetti con l’annualità 2015 – quella che, come abbiamo visto, ormai è andata in soffitta – ma prosegue anche per le annualità d’imposta dal 2016 in poi. Infatti la proroga di 85 giorni a favore dell’Agenzia delle Entrate opera per tutte le successive annualità in cui, nel periodo di efficacia della normativa emergenziale (precisamente, dall’8 marzo al 31 maggio 2020), erano in corso i termini utili per svolgere gli accertamenti.
In concreto, per gli anni d’imposta dal 2016 al 2018 compreso le scadenze dell’accertamento fiscale avverranno 85 giorni dopo il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione è stata presentata. Il 2019, invece, non rientra in questo ambito perché a maggio 2020 non erano ancora scaduti i termini di presentazione della dichiarazione e dunque la normativa sulla sospensione dei termini di accertamento non si applica né a tale annualità né, evidentemente, a quelle successive. Abituiamoci, dunque, almeno per i prossimi tre anni, a veder capitare le scadenze dei termini di accertamento non più al 31 dicembre, bensì a un giorno di fine marzo dell’anno successivo.
Termini di decadenza degli accertamenti fiscali
L’Amministrazione finanziaria deve svolgere le attività di accertamento entro i termini tassativi fissati dalla normativa tributaria. Un atto tardivo, cioè compiuto ed emanato oltre questi termini perentori, sarebbe invalido per decadenza dal potere di accertamento.
La decadenza non va confusa con la prescrizione: quest’ultima comporta la perdita del diritto per l’inattività del titolare nell’esercitarlo, mentre la prima limita i tempi di esercizio del potere relativo a quel diritto. I termini previsti a pena di decadenza sono, di solito, molto più brevi di quelli necessari per compiere la prescrizione: ad esempio, le imposte dirette si prescrivono in 10 anni, ma gli Uffici impositori decadono dalla possibilità di emettere gli avvisi di accertamento dopo soli 5 anni.
La decadenza in ambito tributario costituisce uno stimolo per gli Uffici impositori a compiere entro un limitato arco di tempo le attività di loro competenza. A seguire, vedremo come questo incide sulla nostra domanda, relativa a quale anno sta controllando l’Agenzia delle Entrate. Inoltre, la decadenza costituisce una garanzia per il contribuente, che può contare sul fatto di non poter più essere accertato oltre determinati termini.
Termini accertamento dichiarazioni dal 2016 in poi
Il 2016 può essere considerato uno spartiacque tra il regime precedente e quello successivo, perché la legge di Stabilità in vigore da quell’anno [2] ha riscritto le norme fondamentali sui termini di accertamento delle imposte sui redditi [3] e dell’Iva [4], disponendo l’ampliamento di un anno rispetto a quanto avveniva fino al 2015 compreso, ed abolendo il raddoppio dei termini in caso di reati tributari [5]. Ora, il raddoppio dei termini rimane soltanto per le disponibilità finanziarie non dichiarate e detenute all’estero nei Paesi compresi nella lista dei “paradisi fiscali“, in quanto per essi, come ha ricordato di recente la Corte di Cassazione, sussiste una insuperabile presunzione di evasione [6].
In particolare, i termini di accertamento ordinari dell’anno d’imposta 2016 e successivi, riferiti alle dichiarazioni dei redditi, Iva ed Irap scadono:
- il 31 dicembre del 5° anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione;
- in caso di dichiarazione omessa, il 31 dicembre del 7° anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata.
Se hai omesso di presentare la dichiarazione dei redditi per il 2020, potrai ricevere un accertamento fiscale entro il 31 dicembre 2028, cioè entro la fine del 7° anno a partire dall’anno in cui avresti dovuto presentarla, che in questo caso è il 2021. Se invece hai presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi 2020, l’avviso di accertamento dovrà arrivarti entro e non oltre il 31 dicembre 2026.
Come abbiamo visto, entrambi questi termini sono influenzati dallo slittamento di 85 giorni disposto dalla normativa emergenziale. Tale differimento riguarda soltanto gli atti dell’Agenzia delle Entrate e non quelli di altri Enti impositori (come i Comuni per l’Imu, o le Regioni per il bollo auto).
Riduzione termini di accertamento: quando?
I contribuenti che garantiscono la tracciabilità dei pagamenti (mediante bonifici, carte di debito o di credito e assegni non trasferibili) per operazioni superiori a 500 euro e utilizzano la fatturazione elettronica beneficiano di una riduzione di 2 anni dei termini di decadenza degli avvisi di accertamento, che, quindi, diventano di soli 3 anni sulle dichiarazioni regolarmente presentate: perciò la notifica dell’eventuale avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei loro confronti, per essere valida, dovrà avvenire entro e non oltre il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione (considerando, però, anche il differimento di 85 giorni per le annualità dal 2016 al 2018, che non subisce variazioni).
Termini di accertamento non rispettati: conseguenze
L’avviso di accertamento emanato dall’Agenzia delle Entrate oltre i termini che abbiamo indicato è illegittimo per intervenuta decadenza dal potere di accertamento, e potrà essere impugnato alla competente Commissione tributaria, entro 60 giorni dalla notifica, per ottenerne l’annullamento. Dunque, è sempre bene verificare se l’atto impositivo pervenuto sia stato emesso e spedito per la notifica entro i termini nei quali l’Amministrazione finanziaria può validamente compiere le proprie attività di controllo e rettifica sulle dichiarazioni presentate e su quelle omesse.
Quale annualità sta controllando adesso l’Agenzia delle Entrate?
Il fatto che l’Agenzia delle Entrate dispone di almeno 5 anni per verificare le dichiarazioni presentate (che si riferiscono, ovviamente, all’anno precedente, quindi in pratica arrivano quasi a 6), e di ben 7 anni per ricostruire i cespiti reddituali di quelle omesse, fa sì che le attività di controllo possano essere spalmate su un lungo arco di tempo; ma, nella pratica, il carico di lavoro degli uffici finanziari si concentra spesso sull’ultima annualità utile, cioè quella più antica e dunque più vicina allo spirare dei termini di decadenza dall’attività di accertamento, oltre i quali il contribuente è immune da rischi. Alla data di redazione di questo articolo, è molto probabile che gli uffici periferici dell’Agenzia delle Entrate stiano controllando le dichiarazioni relative al 2016, in quanto i termini utili per farlo scadranno a marzo dell’anno prossimo. E questo iter si ripeterà verosimilmente negli anni successivi.
È, quindi, piuttosto raro che un contribuente riceva un avviso di accertamento relativo a una dichiarazione dei redditi, o Iva, presentata uno o due anni prima (salvi i casi di errori formali facilmente rilevabili attraverso i controlli automatizzati); è molto più frequente, invece, che i controlli arrivino quasi a ridosso della scadenza ultima. In pratica, se hai presentato regolarmente la dichiarazione, dovrai calcolare 5 anni indietro rispetto al momento attuale per capire se i termini di decadenza per quell’anno sono spirati o se invece l’Agenzia delle Entrate è ancora in tempo per emanare l’avviso di accertamento; se non hai fatto la dichiarazione, devi considerare 7 anni. Se usi la fattura elettronica e adotti il sistema di pagamenti tracciabili, i termini sono ridotti di 2 anni e così l’immunità dagli accertamenti per le annualità precedenti arriva prima.
Approfondimenti
Per ulteriori informazioni leggi:
- Accertamento fiscale: termini di decadenza;
- Termini di accertamento fiscale;
- Quanti anni può andare indietro il Fisco?;
- Ricorso tributario: calcolo termini.
note
[1] Art. 67, co. 1, D.L. n. 18/2020 e Art. 157 del D.L. n. 34/2020.
[2] Art. 1 co. 130,132 L. n. 208/2015.
[3] Art. 43 D.P.R. n. 600/1973.
[4] Art. 57 D.P.R. n. 633/1972.
[5] D. Lgs. n. 74/2000.
[6] Art. 12 D.L. n. 78/2009 e Cass. sent. n. 7957/2021.