Il Papa: la Chiesa del futuro avrà meno privilegi


Francesco presenta la sua idea per il futuro, «più piccola e umile» e chiede ai sacerdoti di non cedere «alla brama del possesso».
Nella giornata del Giovedì Santo, la prima del tradizionale Triduo Pasquale, Papa Francesco svela come vuole che sia «la Chiesa del futuro». Una Chiesa che lui definisce «piccola, più umile» e, soprattutto, «con molti meno privilegi» rispetto a quella attuale.
Bergoglio parte ricordando il lavoro svolto dal suo predecessore: «Papa Benedetto – ha commentato in una conversazione con alcuni gesuiti maltesi – è stato un profeta di questa Chiesa del futuro, una Chiesa che diventerà più piccola, che perderà molti privilegi, sarà più umile e autentica e troverà energia per l’essenziale. Sarà una Chiesa più spirituale, più povera e meno politica: una Chiesa dei piccoli». D’altronde, ha continuato Francesco, «Benedetto da vescovo lo aveva detto: prepariamoci a essere una Chiesa più piccola. Questa è una delle sue intuizioni più ricche».
Il Santo Padre, però, vuole che questo cammino di cambiamento parta dalla base, cioè dai sacerdoti. Nella tradizionale Messa in Crisma, che ha aperto le celebrazioni del Giovedì Santo a San Pietro davanti a 1.800 preti, Bergoglio ha osservato che «oggi c’è il problema delle vocazioni, sì. È anche vero che in Europa ci sono meno persone giovani. Prima si avevano tre, quattro figli a famiglia. Adesso spesso solamente uno. I matrimoni calano, mentre si pensa a crescere nella professione. Direi alle mamme di questi trentacinquenni che vivono nella famiglia di origine di non stirare più le camicie!». E poi: «Vorrei chiedere a San Giuseppe, padre castissimo e senza idoli nascosti, che ci liberi da ogni brama di possesso, poiché questa, la brama di possesso, è il terreno fecondo in cui crescono questi idoli».
Uno sguardo, infine, ai migranti: «Una delle vergogne dell’umanità che entra nelle politiche degli Stati. È un problema dell’Europa. I Paesi non si mettono d’accordo. Capisco che per l’Italia, Cipro, Malta, la Grecia e la Spagna non è facile. Sono loro che devono riceverli perché sono i primi porti, ma poi l’Europa deve farsene carico. Bisogna pure evitare – ha concluso il Papa – di dare legittimità alla complicità delle autorità competenti, sempre, anche in meeting e incontri».