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Il Papa: «L’abbaiare della Nato ha facilitato l’ira russa»

3 Maggio 2022 | Autore:
Il Papa: «L’abbaiare della Nato ha facilitato l’ira russa»

Bergoglio critica l’Alleanza Atlantica. E annuncia: «Per ora non vado a Kiev, prima devo andare a Mosca». 

Vedere un Papa in Russia sarebbe un avvenimento storico. Vederlo lì nelle attuali circostanze avrebbe già dell’incredibile. Eppure, Francesco non demorde e annuncia di essere pronto non per andare a Kiev, come si mormora da tempo, ma per raggiungere a Mosca Vladimir Putin.

«A Kiev per ora non vado», spiega il Pontefice in un colloquio con il Corriere della Sera. «Ho inviato il cardinale Michael Czerny, (prefetto del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo umano integrale) e il cardinale Konrad Krajewski, (elemosiniere del Papa) che si è recato lì per la quarta volta. Ma io sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…».

Jorge Mario Bergoglio, però, si spinge oltre e dà una sua visione di che cosa possa avere scatenato la guerra in Ucraina. Secondo Papa Francesco, forse «l’abbaiare della Nato alla porta della Russia» ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. «Un’ira che non so dire se sia stata provocata – riflette – ma facilitata forse sì».

«Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini – ragiona -. La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto. Così avvenne nella guerra civile spagnola prima del secondo conflitto mondiale. Il commercio degli armamenti è uno scandalo, pochi lo contrastano. Due o tre anni fa a Genova è arrivata una nave carica di armi che dovevano essere trasferite su un grande cargo per trasportarle nello Yemen. I lavoratori del porto non hanno voluto farlo. Hanno detto: pensiamo ai bambini dello Yemen. È una cosa piccola, ma un bel gesto. Ce ne dovrebbero essere tanti così».

Quanto ai suoi rapporti con il Patriarca ortodosso Kirill, che all’inizio del conflitto aveva spinto i russi ad appoggiare Putin, Francesco svela: «Ho parlato con Kirill 40 minuti via Zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso – conclude Bergoglio – anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo».



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