Draghi vuole togliere il superbonus 110%


Il premier al Parlamento europeo di Strasburgo: non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento.
Sorpresa: all’indomani dal decreto Aiuti che ha prorogato la possibilità per i proprietari delle villette di usufruire del superbonus 110% portando al 30 settembre lo stato di avanzamento dei lavori al 30%, il presidente del Consiglio, Mario Draghi gela chi pensava di beneficiare della maxi-agevolazione in un futuro prossimo. Rispondendo agli eurodeputati durante la plenaria di oggi al Parlamento europeo di Strasburgo, Draghi non ha nascosto la volontà di farlo sparire dall’elenco delle agevolazioni edilizie. Anzi, è stato piuttosto chiaro: «Possiamo non essere d’accordo sul superbonus al 110%, e non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento. Cito solo un esempio: i prezzi degli investimenti necessari per attuare le ristrutturazioni sono più che triplicati, perché il 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo. E quindi, questo è il risultato».
Senza peli sulla lingua, dunque, il presidente del Consiglio ha attaccato implicitamente chi ha voluto speculare sul superbonus e ha smontato l’essenza stessa del beneficio: essendo stati stabiliti dei costi massimi da tabelle ministeriali per la realizzazione dei lavori che danno diritto al superbonus, il margine di trattativa con le imprese è stato pari a zero. A ciò si aggiunge l’aumento dei prezzi delle materie prime, sui quali non esiste un limite massimo.
In sostanza, l’impresa ha legate le mani sul prezzo da applicare per i lavori che deve fare ma, allo stesso tempo, si ritrova a pagare dei costi più elevati sulle materie prime richieste dal decreto. Senza dimenticare la trafila burocratica delle asseverazioni firmate dai professionisti. Risultato: molte imprese si sono tirate indietro e, con loro, altrettanti contribuenti hanno rinunciato al superbonus.
Consapevole di questo problema, il Governo ha cercato di incentivare imprese e cittadini a non mollare, prorogando il beneficio (pur riducendo la percentuale di detrazione nei prossimi anni). Più per una questione di equilibri politici che per discorsi pratici.