Mascherine al chiuso, Andreoni: «Differenze incomprensibili»


Mascherine sul posto di lavoro: due pesi e due misure. Le perplessità degli esperti.
Fino al 30 giugno, le mascherine restano obbligatorie per i lavoratori del settore privato. Al contrario, cade l’obbligo per chi lavora nel settore pubblico. Nelle PA, infatti, il dispositivo di protezione individuale è solo «raccomandato», anche si tratta di uffici a contatto con il pubblico.
A proposito delle differenze nell’uso delle mascherine sui luoghi di lavoro al chiuso nel pubblico e nel privato, Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), ha dichiarato che: «sono incomprensibili perché non è che nel primo non c’è il rischio di contagiarsi e nel secondo sì».
A preoccupare l’esperto, intervistato dall’Adnkronos Salute, è la «confusione negli italiani che hanno la sensazione che il dispositivo non serva più».
Interviene sull’argomento anche il virologo Mauro Pistello, direttore dell’Unità di virologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa e vicepresidente della Società italiana di microbiologia, il quale ritiene che: «La situazione epidemiologica è abbastanza sotto controllo, certo servirebbe un maggior impegno sulla campagna vaccinale per le terze e quarte dosi, ma soffermarci su un’unica misura come quella dell’obbligo delle mascherine mi pare assurdo. Soprattutto mi sembra assurdo differenziare tra pubblico e privato, credo che oggi l’obbligo debba esserci solo in ospedale e nelle Rsa. Ricordandoci sempre che dobbiamo essere prudenti quindi se si lavora in un ambiente affollato o con colleghi fragili raccomanderei la mascherina. Questo indipendentemente dal fatto che si lavori nel pubblico o nel privato».
Ma a far luce sull’attuale situazione dei contagi è il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta che, nel commentare il report settimanale della Fondazione, evidenzia che «Tutti gli indicatori sono sostanzialmente in una fase di plateau con lieve tendenza discendente. Tuttavia, indipendentemente dallo spartiacque normativo del primo maggio, la circolazione del virus rimane molto elevata, oltre che ampiamente sottostimata: più di 56mila nuovi casi in media al giorno, tasso di positività dei tamponi antigenici al 16% e quasi 1,2 milioni di positivi».
«Ecco perché- rimarca Cartabellotta- indipendentemente da obblighi e raccomandazioni, mantenere la mascherina nei locali al chiuso, specialmente se affollati o poco aerati, rimane una strategia indispensabile per ridurre la circolazione virale e proteggersi dal contagio».
Altre perplessità arrivano da Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova e direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza, la quale osserva che sapere che ci sono in circolazione delle versioni del «coronavirus Sars-CoV-2 che possono contagiare anche chi è guarito da poche settimane», come le Omicron 4 e 5 (BA.4 e BA.5) e la BA.2.12.1, «ci deve spingere a essere cauti nel rinunciare alla mascherina. Usiamola anche dove non è obbligatoria, per noi stessi e per gli altri».
La riflessione dell’esperta è rivolta ai clienti di negozi e supermercati: «Noi ci stiamo dentro al massimo una mezz’ora e quindi la mascherina non è per noi un sacrificio, ma cassieri e commessi ci passano la giornata, a contatto con centinaia di clienti – sottolinea – e tutti noi possiamo aiutarli e farli sentire più sicuri sul loro luogo di lavoro. Basta poco».
E dalle mascherine, Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, sposta l’attenzione al lavaggio delle mani postando su Facebook anche un video dimostrativo al lavandino: «Oggi è la Giornata mondiale per il lavaggio delle mani. Lavarsi bene le mani può salvare la vita non solo per evitare il Covid, ma anche per tutte le altre malattie infettive». Eppure, in Italia, «vediamo tutti (o quasi) con le mascherine, ma pochi che si lavino bene le mani». «Lavarsi le mani riduce del 30-40% le infezioni ospedaliere e in generale riduce il rischio di infettarsi con Covid, influenza e ogni tipo di microrganismo, che sia un virus o un batterio. Laviamoci le mani – insiste Bassetti – non solo in ospedale, ma sempre, a scuola, sul lavoro, quando si torna a casa».