Riforma catasto: ecco come pagheremo più TASI e IMU senza alzare le aliquote


L’esecutivo ha dato il secondo via libera al decreto legislativo di riforma delle Commissioni censuarie che saranno incaricate di rivedere la stima degli immobili italiani.
Ci sono due modi per aumentare le tasse sugli immobili. Il primo, ed impopolare, è quello diretto ed è sotto gli occhi di tutti: intervenire sulle aliquote delle imposte, aumentandole. Tutti sappiamo a quanto ammontano l’Imu e la Tasi perché è una percentuale che vale per tutti gli italiani.
Il secondo modo, invece, indiretto, agisce invece rivalutando la base imponibile, cioè il valore degli immobili sul quale viene poi applicata l’aliquota dell’imposta. In pratica, più è alto il valore del bene, più è alto il risultato finale. Ed è a questo secondo fine che sta lavorando il Governo, non potendo più alzare le tasse sugli immobili, già nell’occhio di una profonda polemica per via dell’introduzione della nuova Tasi (che, di fatto, ha ripreso, ribattezzandola, il posto della vecchia imposta sulla prima casa).
Lo “stratagemma” si chiama Riforma del catasto.Partirà entro novembre e sarà, come detto, un indiretto modo per rendere più onerose le tasse sugli immobili (Tasi e Imu).
Entrerà in vigore dal 1° novembre 2014 il decreto legislativo di riforma delle Commissioni censuarie, incaricate di rivedere il valore degli immobili presenti sul territorio italiano. Il decreto ieri ha ottenuto il secondo via libera, in sede di esame preliminare, dal Consiglio dei Ministri. L’esecutivo ha accolto alcuni dei rilievi contenuti nei pareri delle Commissioni parlamentari, fissando anche una data certa per l’entrata a regime del provvedimento, che attua la Delega fiscale [1], ed è propedeutico alla riforma del catasto. Il decreto tornerà ora per una seconda volta all’esame delle Commissioni, e verrà infine licenziato durante uno dei prossimi Consigli dei Ministri.
Tra le novità introdotte in questo secondo esame – anche a seguito dei pareri delle Commissioni – si segnala la previsione del coinvolgimento delle associazioni di categoria operanti nel settore immobiliare nella designazione dei componenti le commissioni.
Al termine di questa operazione di rideterminazione, a tappeto, del valore degli immobili, molti italiani si troveranno con una valutazione della casa superiore a quello in precedenza indicato in catasto. Con la conseguente applicazione di un’imposta maggiorata. Il che vale soprattutto per gli immobili di valore, quelli nei centri storici o nelle zone urbane rivalutate o urbanizzate.
Le variabili che saranno prese in considerazione dalle commissioni censuarie saranno
– ubicazione della casa
– riqualificazione del territorio
– interventi di recupero
– dimensioni dell’immobile
(leggi l’approfondimento “Riforma catasto: quanto pagheremo in più per Imu e Tasi”).
Come difendersi
Chi si troverà “affibbiato” un estimo incoerente, potrà presentare una istanza di autotutela all’ufficio provinciale Territorio dell’agenzia delle Entrate.
In caso di mancata risposta o rigetto totale o parziale, è sempre possibile ricorrere alla Commissione tributaria provinciale entro 60 giorni dalla notifica (salvo diversa quantificazione, nei Dlgs, del termine per il solo procedimento speciale sull’estimo).
note
[1] Art. 2, l. n. 23/2014.
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