Svezia e Finlandia nella Nato: cosa farà Putin


Consegnate le candidature di Stoccolma e Helsinki: “Passaggio storico”. Le possibili reazioni del Cremlino.
«Passaggio storico. Sono onorato di ricevere le richieste di adesione di Svezia e Finlandia». È il commento di Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, dopo aver ricevuto formalmente le candidature dei due Paesi scandinavi per entrare a far parte dell’Organizzazione. «Oggi è un bel giorno in un momento cruciale per la nostra sicurezza. Grazie molte per aver presentato la richiesta di adesione. Ogni Nazione ha il diritto di scegliere il proprio percorso», ha proseguito Stoltenberg. «Avete fatto la vostra scelta, seguendo un percorso democratico. E io accolgo calorosamente la richiesta di adesione da parte di Finlandia e Svezia», ha concluso.
Alle parole di Stoltenberg fanno eco quelle di Anne Linde, ministro degli Esteri svedese: «Una svolta epocale, inevitabile. È ciò che ritengo sia il meglio per la Svezia». Svolta epocale appunto, su cui fino ad un paio di giorni fa, aleggiavano le ombre di una reazione di forza da parte del Cremlino. Non è infatti un segreto che il rapporto tra Ucraina e Nato risulti una delle principali cause scatenanti del conflitto che tiene in sospeso le sorti di Kiev da ormai quasi tre mesi. D’altronde, dopo gli ammiccamenti di Svezia e Finlandia al Trattato del Nord Atlantico, la possibilità di una reazione di Vladimir Putin non era rimasta una semplice ipotesi di scuola. È stato proprio il leader russo ad allarmare la comunità internazionale con le sue dichiarazioni: «Mosca dovrà dare una risposta al loro ingresso nella Nato e alla presenza di infrastrutture militari nei due Paesi. Non abbiamo un problema con la Finlandia e con la Svezia. Ma reagiremo all’espansione delle infrastrutture militari della Nato».
La posizione del presidente russo si è però successivamente ammorbidita: «Non c’è alcuna minaccia immediata alla Russia da un’espansione (della Nato, ndr) che includa questi due Paesi». Parole che hanno spiazzato non poco di fronte all’evidenza dei fatti, con l’assedio in Ucraina determinato proprio da motivazioni analoghe e che non accenna a concludersi. Alla sua apparente apertura, però, Putin aveva aggiunto anche un monito: «Ma l’allargamento dell’infrastruttura militare a questi territori indubbiamente susciterebbe una nostra reazione di risposta. Partendo dai pericoli che sarebbero creati per noi, decideremo quale tipo di reazione».
In sostanza, il capo del Cremlino gioca a mostrarsi ambiguo, probabilmente per evitare di dare qualche traccia su quella che sarà la sua reazione all’ingresso dei due Paesi nella Nato. Va da sé che, da quel che ha dimostrato finora, sarà difficile che resti indifferente alla mossa di Stoccolma e di Helsinki. Mossa che, per lui, è un vero e proprio affronto. E si sa che per Putin gli affronti sono dei bocconi piuttosto indigesti.