Durata massima di un anno, 300 euro e obbligo di rimborso spese: questo l’accordo trovato da due commissioni della Camera.
Sono mesi che gli studenti tengono incrociate le dita nella speranza di poter finalmente essere pagati durante i tirocini, e forse non dovranno continuare a farlo ancora per molto. Un accordo sul testo unificato in tema di tirocini curriculari è stato trovato e ora (forse) saranno retribuiti.
In questi mesi, il Governo, tra le altre cose, ha cercato di trovare una quadra per la definizione di questi periodi di orientamento e di formazione rivolti ai giovani frequentanti un percorso di studi e finalizzati ad integrare l’apprendimento con un’esperienza di lavoro. Attività che non vengono qualificate come rapporto di lavoro ma che troppo spesso a tutti gli effetti lo sono.
Secondo l’accordo trovato dalle commissioni, che pare abbia già suscitato notevoli perplessità, visti i numerosi emendamenti in arrivo, è previsto:
- un tetto massimo di 6 mesi di durata del tirocinio curriculare per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado;
- un tetto massimo di 12 mesi di durata per gli studenti universitari;
- l’introduzione di un’indennità minima di 300 euro al mese;
- l’obbligo di rimborsare integralmente al tirocinante le spese di trasporto, di strumentazione e di vitto nel caso in cui il tirocinio superi le 5 ore al giorno.
Nelle aule delle commissioni si parla anche di un’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che verrebbe coperta dall’Inail, anche nel caso di attività svolte al di fuori della sede, compreso il tragitto casa-tirocinio e ritorno.
Il tutto, naturalmente, prima di essere un sogno che diventa realtà dovrà passare in Parlamento e superare il vaglio dei tanti parlamentari che non hanno mai provato sulla propria pelle la sensazione di lavorare gratis.
Come funzionano oggi i tirocini curriculari?
Ad oggi i tirocini curriculari sono previsti e disciplinati dai Regolamenti di istituto o di ateneo e possono essere promossi da scuole, università o enti di formazione accreditati.
Come spiegato al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, per attivare un tirocinio serve una convenzione tra un soggetto promotore (come l’università o la scuola superiore) e un soggetto ospitante (come un’azienda), corredata da un piano formativo nel quale viene messo nero su bianco lo scopo di questa esperienza. Sia il soggetto promotore che quello ospitante dovranno nominare un tutor che avrà il compito di aiutare il tirocinante, monitorarlo e seguirlo nell’attività svolta.
L’accordo che le commissioni hanno trovato è dunque un sogno ad occhi aperti per i molti studenti che si fanno in quattro per riuscire a studiare, lavorare per avere un po’ di disponibilità economica e seguire il tirocinio. Sicuramente lo è per i tanti tirocinanti che in questi anni si sono trovati a svolgere mansioni complesse, poco – se non per nulla – seguiti dalle figure che avrebbe dovuto insegnare loro qualcosa, facendo orari impossibili: il tutto a titolo rigorosamente gratuito.