Salgono a tre i casi diagnosticati in Italia: tutti attualmente ricoverati e sotto controllo all’ospedale Spallanzani di Roma.
Aumentano i contagi di vaiolo delle scimmie in Italia. In tarda mattinata, l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ha confermato altri due casi. Sale così a tre il numero di pazienti malati, tutti attualmente ricoverati all’Istituto Spallanzani di Roma. E tutti minuziosamente sotto osservazione anche del Seresmi, il Servizio regionale per la sorveglianza delle malattie infettive. Le condizioni dei pazienti – fa sapere lo Spallanzani – sono discrete. Al momento non possono ricevere visite, perché in isolamento per il rischio di poter contagiare. Il virus dovrebbe essere isolato nei primi giorni della prossima settimana.
Il primo caso in Italia era stato registrato in un giovane di ritorno da un viaggio alle Canarie. Dalla prima settimana di maggio sono stati però rilevati numerosi casi in giro per l’Europa, tra Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Spagna e, ora, anche Italia.
Il vaiolo delle scimmie, noto anche come “monkeypox” altro non è che una rara infezione virale legata all’originale vaiolo, che si può diffondere lentamente. Chi è stato vaccinato contro questa malattia può stare tranquillo perché dovrebbe essere protetto, mentre potenzialmente rischia di essere infettato chi questa vaccinazione non ce l’ha (quindi i giovani, considerato che la profilassi vaccinale non è più obbligatoria dal 1981).
I primi sintomi sono simili a quelli influenzali (febbre, mal di testa, dolori muscolari), con gonfiore dei linfonodi seguito poi da un’eruzione cutanea sul viso e sul corpo che può essere fastidiosa e dolorosa. Come per la maggior parte delle malattie trasmissibili il contagio uomo-uomo è possibile e il virus può essere contratto tramite fluidi corporei o lesioni cutanee. La malattia solitamente si risolve spontaneamente entro 14-21 giorni.
Il virologo Mauro Pistello, direttore dell’Unità di virologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa e vicepresidente della Società italiana di microbiologia, ha voluto rassicurare la popolazione, già sufficientemente provata (e spaventata) dalla pandemia di Covid che non si è ancora conclusa: «Ci sono varie tipologie del vaiolo delle scimmie, quello che è stato riscontrato per ora è quello meno virulento dell’Africa-Occidentale e poi c’è il lignaggio del Congo, con una mortalità intorno al 10%, ma ha avuto sempre una diffusione molto locale. Per quanto riguarda i casi europei abbiamo un vantaggio, che questo vaiolo delle scimmie è molto meno contagioso rispetto a Sars-CoV-2 o al morbillo. È un po’ presto per dirlo, c’è un periodo di incubazione di 2-3 settimane, ma credo che sia difficile l’infezione ha sintomi evidenti ed è quindi facile da intercettare e isolare. Non credo si debba essere allarmati. Monitoriamo e tracciamo i contatti dei casi».
Ad ogni modo, la Commissione Europea fa sapere di avere iniziato un monitoraggio molto attento della situazione e di essere in contatto continuo con gli Stati membri, anche se si tratta di un virus caratterizzato da una bassa trasmissibilità tra le persone in assenza di contatti stretti.
Vista la facilità con cui in passato sono stati chiusi porti e aeroporti per limitare il diffondersi del Covid, la paura diffusa ora è quella che questa soluzione possa ripetersi. L’Oms però al momento non ha raccomandato alcuna restrizione per viaggi e scambi commerciali. Sulla base delle informazioni disponibili, infatti, la situazione è sotto controllo e monitorata. Nonostante il velo di tranquillità dietro cui tutti si stanno parando, è stata indetta dall’Oms una riunione con gli esperti sul vaiolo delle scimmie per i primi giorni di settimana prossima per decidere come procedere.