Guerra Ucraina: si arriva alla resa dei conti


Oltre alle armi, parlano le sentenze. Dopo l’ergastolo al sergente-ragazzino russo processato per crimini di guerra, tocca ai soldati dell’acciaieria Azovstal.
Nelle città e nelle campagne ucraine si combatte con le bombe ma oggi è iniziata una nuova battaglia che si prospetta altrettanto impietosa, dove tacciono i cannoni e parlano le sentenze. È la resa dei conti dei prigionieri catturati dall’uno e dall’altro schieramento. Chi finirà in carcere potrà dirsi fortunato: non mancherà, infatti, chi sarà costretto a contare i pochi giorni che gli restano.
Il primo colpo di questa delicata battaglia è stato assestato questa mattina ai danni del sergente Vadim Shishimarin, il primo soldato russo processato per crimini di guerra in Ucraina (leggi l’articolo Guerra Russia Ucraina: primo militare russo a processo). Il sergente-ragazzino, come tutti lo chiamano perché deve ancora compiere i 22 anni. Quaranta in meno Oleksandr Shelipov, un civile disarmato di 62 anni che Shishimarin ha ammesso di avere ucciso con un colpo alla testa nel villaggio di Chupakhivka nella regione di Sumy lo scorso 28 febbraio. Vadim è stato condannato all’ergastolo. A meno di clamorosi colpi di scena, la sua prospettiva di vita è finita a 21 anni.
Nel corso del processo che si è svolto nel tribunale distrettuale di Kiev, il «sergentino» si è scusato con la vedova della vittima, Kateryna Shalipova, dicendole che riconosceva la sua colpa e chiedendole di perdonarlo. «Non volevo uccidere»: sono state queste le ultime parole del sergente, mentre il suo avvocato difensore ha detto alla corte che Shishimarin ha sparato dopo essersi rifiutato per due volte di eseguire l’ordine. Il pubblico ministero Andriy Synyuk ha stabilito che gli argomenti della difesa non cambiavano l’essenza del caso.
«Sono sinceramente pentito. Ero nervoso in quel momento, non volevo uccidere… però è successo», aveva detto Shishimarin. Il soldato è stato riconosciuto colpevole di aver sparato diversi colpi con un fucile d’assalto alla testa della vittima, che era su una bicicletta. Dovevo obbedire agli ordini del mio superiore, si è difeso Shishimarin, ricordando che un ufficiale gli aveva detto di sparare all’uomo che stava parlando al telefono e che avrebbe potuto fornire informazioni sulla loro posizione. Shishimarin e altri militari russi si trovavano a bordo di un’auto e stavano scappando dalle forze ucraine.
«Si merita l’ergastolo per aver ucciso mio marito», era stata la risposta di Kateryna Shalipova, che aveva aperto alla possibilità di lasciare libero Shishimarin solo se entrasse a far parte di uno scambio di prigionieri «con i difensori di Mariupol» in modo da salvare «i nostri ragazzi», ovvero i combattenti ucraini evacuati dalle acciaierie Azovstal.
E proprio quei combattenti saranno oggetto del secondo round di questa battaglia. Secondo il leader dell’autodichiarata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, è in via di preparazione un tribunale per i soldati ucraini che si sono arresi dopo essere usciti dall’acciaieria Azovstal a Mariupol. I prigionieri si trovano ora nel territorio del Donetsk. Presto il tempo dirà se i militari ucraini pagheranno lo stesso prezzo del «sergentino» o se il tribunale creato per l’occasione alzerà la posta come deterrente a chi si oppone ai piani della Russia.