Conoscere per deliberare, una predica inutile perché i giovani non pensano alla pensione ma anche perché l’Italia non è un Paese per giovani.
Oggi, in Cassa Forense, si va in pensione di vecchiaia a 70 anni, con almeno 35 anni di contribuzione, o in pensione di vecchiaia anticipata con 65 anni e almeno 40 di anzianità contributiva, senza penalizzazioni. Quindi, l’avvocato under 50 ha davanti a sé almeno 15 o 20 anni di attività prima del pensionamento. Quindi, o 2042 o 2037.
A tale data la situazione di Cassa Forense è la seguente, tratta dalla pag. 286 del consuntivo 2021.
Dal 2041, il saldo previdenziale diventa negativo, vale a dire le entrate da contributi non sono sufficienti per pagare le pensioni.
Dal 2049, si negativizza anche il saldo gestionale, cioè il patrimonio non aumenta più e tali valori restano negativi sino al 2070 pur se, si stima, inizieranno a risalire rispettivamente dal 2061 e dal 2066.
E allora è lecito domandarsi: che pensione avranno gli avvocati under 50 anni di oggi?
Il futuro di tante coorti di avvocati dipende dal rendimento del patrimonio vale a dire dai mercati finanziari, sul quale, come scrive il Collegio sindacale: «grava l’ipoteca dei possibili grandi scossoni generati sui mercati, almeno nel breve periodo, dal conflitto bellico in corso e dai nuovi rapporti di forza connessi alle radicali trasformazioni geopolitiche» e, aggiungo io, anche dall’inflazione.
La tabella 5, di pag. 307 del consuntivo 2021, parla da sola con i numeri.
In conformità alla dottrina corrente, Cassa Forense ha aumentato l’esposizione negli alternativi illiquidi perché possono (non devono) generare ritorni superiori ai mercati quotati. Ed infatti l’esposizione in alternativi illiquidi è passata dal 6,86% del 2020 al 8,39% del 2021 distribuiti in private equity per il 3,36%, in private debit per l’1,38% e in infrastrutture per il 3,65% (Bilancio consuntivo 2021, pag. 310). Ad un maggiore rendimento corrisponde un rischio maggiore trasferito sugli iscritti. Intelligenti pauca!
Fonte: Diritto e Giustizia