Il Cremlino nei giorni scorsi ha inviato a Kiev una proposta di pace, senza aver (per ora) ricevuto risposta: questo quanto riferisce l’ambasciatore Razov.
Finora, non era mai successo dall’inizio della guerra, ma oggi l’ambasciatore russo Sergey Razov, a Roma, ha per la prima volta parlato di «pace». Una parola tanto semplice quanto potente, specialmente se pronunciata da un rappresentante russo in un momento storico così delicato. Razov è stato interpellato su diverse questioni legate allo scontro armato in corso, parlando anche di un accordo di pace proposto dalla Russia a Kiev al quale, secondo la versione del diplomatico, l’Ucraina non avrebbe ancora risposto.
Il rappresentante del Cremlino, durante un’intervista all’agenzia Adnkronos, ha affermato che la Russia ha accolto favorevolmente la proposta turca di fare da mediatrice tra le parti, sostenendo, però, che sia più importante un incontro diretto tra i due Paesi in guerra.
«Qualsiasi conflitto militare prima o poi finisce in pace. Finirà in pace anche il conflitto in Ucraina. Qualsiasi mediazione basata sulla reale conoscenza della situazione, della storia della questione, delle vere intenzioni delle parti, ovviamente, non può che essere accolta favorevolmente. Come abbiamo, ad esempio, accolto con favore il ruolo di mediazione della Turchia, che ha facilitato l’incontro delle delegazioni russa e ucraina a Istanbul» è stata la risposta in merito a una possibile risoluzione del conflitto.
«Tuttavia – ha precisato Razov – credo che più importanti siano i contatti diretti tra le parti coinvolte. E a questo proposito, vorrei ricordare che dopo il suddetto incontro di Istanbul, in cui sono stati delineati alcuni punti di convergenza su importanti questioni di risoluzione, la parte russa ha consegnato a Kiev una bozza di trattato di pace, la cui attuazione potrebbe significare il completamento dell’operazione militare speciale russa. Sfortunatamente, non abbiamo ancora ricevuto risposta a questo documento e la leadership ucraina, alimentata da massicce consegne di armi e promesse di assistenza economica, ha ripetutamente cambiato posizione. Le trattative si sono sostanzialmente incastrate – sottolinea il diplomatico – Quindi la mediazione di cui sta parlando potrebbe essere, prima di tutto, quella di spostare la dirigenza ucraina verso una più adeguata valutazione della situazione».
In merito ai pacchetti di restrizioni che in questi mesi sono stati imposti alla Russia, invece, l’ambasciatore non si è in alcun modo mostrato preoccupato: «Certo, le pesanti sanzioni imposte dall’Occidente collettivo, Italia compresa, inevitabilmente influiscono su alcuni aspetti della vita sociale ed economica in Russia. Allo stesso tempo, e lo assicuro, il nostro Paese supererà queste difficoltà temporanee». L’ambasciatore russo in Italia, non teme le sanzioni imposte al suo Paese e anzi garantisce: «Il Presidente e il Governo stanno introducendo i necessari adeguamenti alla politica finanziaria ed economica, compresa la linea alla sostituzione delle importazioni, che consentiranno di compensare i costi delle sanzioni illegittime».
Poi, avverte: «Le sanzioni sono un’arma a doppio taglio. Prendo nota delle dichiarazioni allarmanti di rappresentanti del governo e del mondo imprenditoriale italiano in merito ai crescenti problemi legati al rallentamento della crescita economica italiana – spiega – all’aumento dell’inflazione, all’aumento dei prezzi di gas, carburante, elettricità e prodotti alimentari».
«Penso che voi, come me, siate preoccupati per le prospettive delle nostre relazioni bilaterali. Nonostante tutta l’acutezza della fase attuale, parto dalla consapevolezza che le crisi vanno e vengono, ma gli interessi restano. La vita non finisce oggi». Con queste parole Razov ha così rassicurato sul mantenimento delle relazioni bilaterali con la Russia. «Dobbiamo guardare almeno un passo avanti ed evitare dichiarazioni e azioni che potrebbero gettare le nostre relazioni bilaterali oltre il “punto di non ritorno”. Spero davvero che sia questo approccio a trovare comprensione tra la maggioranza degli italiani».