Annunciate dal ministro Bianchi 60mila assunzioni per l’anno scolastico 2022-2023, comunque insufficienti a coprire gli 80mila posti vacanti.
Per la gioia di alunni grandi e piccini la fine della scuola si avvicina, e con lei anche le attesissime vacanze estive. Una lunga boccata d’aria lontano dai banchi di scuola che, si spera, basti per tutto il futuro anno scolastico, quando, tornati in classe a settembre, studenti e genitori si troveranno ancora una volta ad affrontare i soliti problemi: mancheranno gli insegnanti e arriveranno supplenti vacanti che non saranno in grado di dare continuità e stabilità alla formazione dei giovani scolari. Sì, perché nonostante l’assunzione di 60mila docenti annunciata dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, secondo i sindacati ne mancherebbero comunque 20mila per coprire le cattedre libere. Un dramma scolastico che, per ora, sembra non trovare fine.
Bianchi in questi mesi ha più volte affermato che, dopo l’assunzione di 57mila insegnanti del 2021, per l’anno in corso è prevista quella di altri 60mila professionisti. Numeri altissimi che, però, hanno lo scopo di coprire lacune accumulate negli ultimi decenni, con concorsi saltati per anni e precariato quasi perenne per una grande fetta di docenti. Numeri che, comunque, paiono non essere sufficienti.
Secondo i dati forniti dai sindacati di categoria, i vuoti di organico raggiungono le 80mila cattedre, di cui approssimativamente 5mila nella scuola dell’infanzia, 20mila alla primaria, 24mila alle medie e 29mila alle superiori.
Naturalmente ora, per coprire le cattedre libere, si punta tutto sui concorsi in corso, giunti con trepida attesa dopo anni di stop (anche causato dalla pandemia): la speranza del Ministro è che tutte le procedure concorsuali vengano completate entro la fine dell’estate, così da poter iniziare l’anno scolastico 2022-2023 avendo tutti i nuovi docenti disponibili fin da subito.
Resta comunque un bug di 20mila posti vacanti che, anche quest’anno, verranno ricoperti da docenti provvisori. E qui spunta uno dei più grandi paradossi della scuola: se da un lato il livello di competenze e conoscenze richiesto ai docenti durante i concorsi statali è (giustamente) elevatissimo e causa delle numerose bocciature, dall’altro per i supplenti (che spesso e volentieri ricoprono il ruolo per mesi) alle volte sembra quasi che un titolo di studio adeguato alla propria funzione e un minimo di competenze in materia siano quasi superflui.
E così finisce, tra le altre cose, che tutte le migliaia di persone bocciate in queste settimane ai concorsi, svolgeranno comunque la funzione di docenti ma in qualità di supplenti precari. Parliamo di un sistema che, oltre ad assumere in massa nuovi insegnanti, dovrebbe forse essere rivisto nelle sue fondamenta per garantire agli studenti un alto livello di insegnamento da parte di personale formato e specializzato.