Insolito messaggio di odio della Russia all’Occidente


Dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Medvedev, ex capo del Cremlino, gravissime minacce ai «bastardi occidentali».
Non si può essere più espliciti di così: «Odio gli occidentali. Sono bastardi e secchioni. Farò di tutto per farli sparire». Contrariamente a ciò che qualcuno potrebbe pensare, non sono parole uscite dalla bocca di Vladimir Putin ma da quella di uno che da tempo è uno dei suoi principali accoliti, l’attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia Dmitry Medvedev. Che lancia questo insolito messaggio di odio via Telegram.
Colui che fu più volte premier di Mosca e che, per un giro, occupò la poltrona più alta del Cremlino (sempre manovrato da Putin) scrive: «Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram sono così duri. La risposta è che li odio. Sono bastardi e secchioni. Vogliono la morte per noi, Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire». Non è certo un segnale di distensione, anzi: sembra una vera e propria bidonata di benzina gettata sul fuoco.
Il recente passato di Medvedev è stato curioso. Dal 2005 al 2008, è stato vice primo ministro russo, quando la presidenza era già nelle mani di Putin. Nel 2008, Putin mise Medvedev al Cremlino e si prese la carica di primo ministro per riformare la Costituzione ed allungare il mandato del presidente della Federazione. Così, nel 2012, Putin e Medvedev si dettero il cambio: il primo tornò al Cremlino con una posizione molto più salda e il secondo diventò premier. Un gioco di poltrone diretto sempre e comunque dall’attuale leader russo.
Che cosa abbia portato oggi Medvedev a fare delle affermazioni così esplicite e così gravi contro l’Occidente lo sa solo lui. Potrebbe essere un modo per confermare che la Russia non ha intenzione di fermarsi all’occupazione di qualche regione ucraina. Potrebbe essere l’ennesima minaccia a chi, da questa parte del mondo, continua ad alimentare gli arsenali di Kiev. O potrebbe anche essere un segno inconfondibile della rabbia che prova chi vede sfumare pian piano le chance di vittoria nel conflitto voluto da Mosca.