Diffamazioni online: multe salate per chi ha la querela facile


Contro i bavagli alla rete, arrivano sanzioni per evitare le liti temerarie.
Sei particolarmente “suscettibile” e ti senti puntualmente offeso da ogni scritto a te rivolto? Hai la querela facile contro chi scrive sul web? Le cose stanno per cambiare. Infatti, sta per passare il ddl sulle diffamazioni online [1] che conterrà, oltre al testo già noto, un nuovo emendamento particolarmente severo nei confronti di chi abusa della giustizia. Sarà infatti prevista una sanzione pecuniaria per chi attiva cause senza che ve ne siano i presupposti (cosiddette liti temerarie). In pratica, chi presenterà una querela che non abbia fondamenti, al solo scopo di contestare e bloccare un articolo pubblicato contro i suoi interessi, dovrà pagare una multa che comprenda spese legali e danni arrecati.
Il testo è stato approvato un anno fa circa dalla Camera dei deputati e ora passerà alla commissione Giustizia del Senato.
Il ddl ha già scatenato un’ampia discussione sui giornali che hanno parlato di pericolo di bavaglio alla stampa, di onere di rettifica immediata e rimozione a comando degli articoli sgraditi.
La legge prevede che la rettifica sia pubblicata entro 48 ore dal momento in cui se ne riceve la richiesta. La si dovrà pubblicare solo se il giornale non è sicuro delle affermazioni fatte. Se invece è sicuro delle sue prese di posizione e intende quindi difenderle, si può rifiutare di pubblicare la rettifica. Spetterà poi al diretto interessato decidere se adire le vie legali o meno.
È a questo punto che arriva il vero il problema: prevenire le querele facili. Ecco perché è stato presentato l’emendamento che introduce la multa per chi le avvia.
Oltre al rischio paventato di rimozione a bacchetta degli articoli sgraditi, dalla querelle è emersa anche un’altra critica: l’aver posto sullo stesso piano il diritto di rettifica e quello all’oblio, sancito con la cosiddetta sentenza Google dalla Corte di giustizia dell’Unione europea che ha imposto ai motori di ricerca e ai siti internet di rimuovere i link con notizie che violano la privacy del singolo o riportano fatti non più rilevanti.
note
[1] Disegno di legge n. 1119.
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