Ingressi vietati con cibo e bevande: i locali possono perquisire?


Gli addetti alla sorveglianza privata possono controllare borse e zaini degli avventori? In quali casi è legale la perquisizione?
Molte aree e locali aperti al pubblico non gradiscono che al loro interno siano introdotti cibi e bevande portati direttamente dagli avventori. Ciò succede non solo nei luoghi chiusi, come ad esempio al cinema, ma anche in quelli all’aperto: è il caso degli stabilimenti balneari che controllano, all’ingresso, nelle borse dei bagnanti per verificare se portano acqua e cibo da casa. Questi divieti si spingono talvolta fino a divenire una vera e propria perquisizione. È legale tutto ciò? I locali possono perquisire per vietare gli ingressi con cibo e bevande?
La questione è molto delicata perché si tratta di una pratica diffusa, posta in essere da persone che non rivestono alcuna autorità pubblica ma che, al contrario, non sono altro che dipendenti privati. Al di là dei singoli casi, quindi, il problema diventa molto più ampio, tanto da coinvolgere ogni tipo di perquisizione effettuata da persone che non fanno parte delle forze dell’ordine. I locali possono perquisire per vietare gli ingressi con cibo e bevande? Scopriamolo insieme.
Indice
Cos’è la perquisizione?
La perquisizione è l’attività di ricerca del corpo del reato (o di cosa pertinente al reato) che si presume essere stata nascosta addosso ad una determinata persona o in un preciso luogo.
È il caso della polizia che perquisisce chi presumibilmente nasconde droga, oppure del controllo fatto in casa di un soggetto appena fuggito dopo una rapina.
La perquisizione è quindi un mezzo di ricerca della prova, che serve appunto per rinvenire elementi utili ai fini delle indagini. Se la perquisizione ha esito positivo, essa termina con il sequestro delle cose rinvenute dalla polizia giudiziaria.
A seconda delle modalità, la perquisizione può essere personale, locale o domiciliare: nel primo caso, essa avviene direttamente sul corpo della persona (ad esempio, per cercare un’arma o una dose di droga), mentre negli altri all’interno di un immobile o direttamente dell’abitazione, cioè el luogo in cui si vive.
Chi può perquisire?
Per legge [1], solamente il pubblico ministero e gli ufficiali di polizia giudiziaria possono procedere a perquisizione, questi ultimi su delega del primo, disposta con decreto motivato (il famoso “mandato” di cui si sente tanto parlare nei film) che deve essere consegnato in copia alla persona sottoposta a perquisizione.
Nei casi di particolare urgenza, la polizia può procedere a perquisizione anche senza la previa autorizzazione del pubblico ministero. Si pensi alla perquisizione domiciliare da eseguire immediatamente prima che lo spacciatore distrugga la droga che ha in casa o che il latitante scappi via.
La polizia può perquisire anche in occasione dell’esecuzione di un’ordinanza che dispone la custodia cautelare (ad esempio, gli arresti domiciliari o il carcere), se hanno fondati motivi di ritenere che, a seguito di controlli, sia possibile rinvenire il corpo del reato o cose pertinenti al reato [2].
I locali possono perquisire?
Dovrebbe essere ora chiaro che i locali non possono perquisire per garantire l’ingresso senza cibi né bevande; ma c’è di più: nessun privato può mai frugare addosso a un’altra persona o controllare le sue cose (borse, zaini, ecc.) senza averne il permesso.
Come visto in precedenza, infatti, la perquisizione può essere eseguita solamente dagli ufficiali di polizia giudiziaria (maresciallo dei carabinieri, capitano, ecc.) e da nessun altro, e soltanto per i gravi motivi previsti dalla legge. Ogni altra forma di perquisizione sarebbe illegale e potrebbe costituire perfino un reato.
Questo significa non solo che nessun privato può mai eseguire una perquisizione, ma anche che ciò è inibito perfino agli altri pubblici ufficiali diversi dalle forze dell’ordine: ad esempio, un medico o un insegnante (che, nell’esercizio delle loro funzioni, sono pubblici ufficiali) non potrebbero mai perquisire un paziente o un alunno.
Insomma: la perquisizione è una cosa seria, che viola la libertà delle persone e che, pertanto, può essere eseguita solo nei casi previsti dalla legge e con le persone da essa indicate.
Controlli e perquisizioni volontarie: cosa sono?
A questo punto è facile prevedere l’obiezione di chi, leggendo, è arrivato sino a questo punto: e tutti i controlli che vengono fatti negli aeroporti oppure all’ingresso di determinati eventi, come ad esempio negli stadi prima di una partita o di un concerto? Non sono legali?
Ebbene, in questi casi è scorretto parlare di perquisizione, in quanto il cittadino si sottopone volontariamente alla procedura di controllo che è stata stabilita da chi mette a disposizione il servizio.
In altre parole, chi si fa ispezionare quando deve entrare allo stadio oppure deve prendere un aereo lo fa per rispettare le condizioni previste per l’accesso; si tratta quindi di un obbligo riferito solamente a quel tipo di circostanza. La perquisizione vera e propria, invece, è quella a cui non ci si può sottrarre, quella che non si sceglie ma che è imposta dalle autorità pubbliche.
Pertanto, se, all’ingresso di un locale (cinema, lido, ecc.) gli addetti al controllo volessero obbligatoriamente perquisire una persona frugando tra le sue cose, commetterebbero un illecito.
La pratica corretta, invece, è quella di invitare gli avventori a non portare con sé cibi, bevande, oggetti metallici, ecc., cioè tutte quelle cose vietate dal regolamento. In questo caso, la condizione verrebbe volontariamente rispettata dai clienti, con eventuale possibilità di essere poi espulsi nel caso di violazione.
Per quanto riguarda gli aeroporti, è vero che si tratta di controlli molto rigidi, del tutto equiparabili a una perquisizione, ma anche in questo caso è il privato che decide di sottoporvisi, sapendo che, non rispettando questa condizione, non potrà imbarcarsi.
Insomma: tutti i controlli e le “perquisizioni” fatti da soggetti diversi dalla polizia (e fuori dai casi previsti dalla legge) devono essere volontari, nel senso che ci si deve sottoporre spontaneamente all’ispezione. Il rifiuto non può mai avere conseguenze legali, salvo la possibilità, per chi era chiamato a effettuare il controllo, di proibire l’accesso al luogo o al servizio.