Perché l’Italia non è Paese di casalinghe disperate


Una ricerca Istat mette in luce una scomoda verità: i pensionati sono più soddisfatti dei ragazzi tra i 14 e 19 anni, schiacciati da pandemia e incertezza.
Ti sei mai chiesto quanto sei soddisfatto della tua vita? Probabilmente, pensando a una risposta, ti verranno in mente tutte le preoccupazioni del momento, ma anche le soddisfazioni e i traguardi raggiunti in quest’ultimo periodo. Com’è normale che sia, nel 2021 ci sono state categorie più soddisfatte di altre, ma tra loro, purtroppo, non ci sono i più giovani.
«Bene ma non benissimo», direbbe qualcuno. Secondo uno studio condotto dall’Istat, la soddisfazione per la vita in Italia mediamente cresce, specialmente tra casalinghe, persone in cerca di occupazione e pensionati. A rimanere fuori da questa bolla di felicità sono però i giovanissimi che, guarda caso, sono stati i più toccati dal Covid e dalle misure poste in essere per evitarne la diffusione (si ricordi la chiusura prolungata delle scuole, l’impossibilità di fare sport o attività ludiche, ecc.), la cui soddisfazione è in calo rispetto all’anno precedente.
In base alla ricerca Istat, nel 2021, è in aumento la quota di persone di 14 anni o più soddisfatte per la propria vita nel complesso, con l’eccezione dei giovani di 14-19 anni, con una crescita più elevata della media tra gli ultrasettantacinquenni. In sostanza, i pensionati sono più felici dei ragazzini. Ruolo chiave lo giocano il titolo di studio e il lavoro, ma la differenza la fa anche la mansione svolta.
A fronte di un aumento del benessere soggettivo nel complesso, diminuisce molto la soddisfazione per alcuni aspetti specifici come il tempo libero (in particolare, per i più giovani e le donne) e le relazioni amicali. È in calo anche la soddisfazione per la salute, in particolare nelle classi di età tra i 45 e i 54 e tra i 65 e i 74 anni. Meno soddisfazione rispetto al passato anche per la dimensione lavorativa, in particolare tra le occupate.
Alla domanda «Attualmente, quanto si ritiene soddisfatto della sua vita nel complesso?», in base a un punteggio da 0 a 10 – dove 0 indica «per niente soddisfatto» e 10 «molto soddisfatto» -, nei primi mesi dello scorso anno il 46,0% delle persone di 14 anni e più attribuisce i punteggi più alti (8-10), il 39,5% giudica la propria vita mediamente soddisfacente (6-7) mentre il 12,7% la valuta con i punteggi più bassi (0-5).
La percentuale di cittadini che ha una valutazione molto positiva della propria vita ritorna ai livelli che aveva prima del crollo verificatosi nel 2012. La dinamica della soddisfazione è sorretta soprattutto dalla ripresa nei segmenti «deboli» di popolazione: anziani, residenti nel Mezzogiorno, disoccupati, casalinghe e persone meno istruite.
Rispetto alla condizione occupazionale, gli studenti esprimono più frequentemente giudizi positivi di soddisfazione: secondo lo studio, per il poco più della metà degli occupati e poco meno di quella degli studenti la soddisfazione è elevata. Anche la posizione nella professione incide: tra coloro che sono occupati, i dirigenti, gli imprenditori e i liberi professionisti, insieme ai quadri e agli impiegati, dichiarano livelli di soddisfazione più alti rispetto agli operai e ai lavoratori in proprio.
Rispetto all’anno precedente, tuttavia, non sono queste le categorie che hanno sperimentato il maggior incremento nella quota di soddisfatti. In particolare, gli studenti mostrano un calo e gli occupati una crescita modesta. Le persone in cerca di occupazione hanno registrato un aumento significativo dei giudizi positivi e anche le casalinghe risultano più soddisfatte e rispetto al 39,9% passano al 43,6%.
La soddisfazione generale aumenta con il titolo di studio. La stima dei molto soddisfatti riguarda il 39,6% di chi ha al massimo la licenza elementare e il 50,2% dei laureati. La soddisfazione dei laureati non evidenzia però alcuna crescita, mentre la categoria con l’incremento più elevato è quella dei meno istruiti (con la sola licenza elementare). Si tratta di un gruppo di popolazione per cui la crescita è avvenuta in tutte le fasce di età, anche se più forte in quelle più anziane.