Imposta di registro non pagata dal defunto: gli eredi pagano pro quota


Cassazione: non si applica la responsabilità solidale.
Nel caso in cui il defunto abbia lasciato in vita debiti per imposta di registro i suoi eredi saranno tenuti al pagamento in base alla rispettiva quota di eredità da essi percepita. Insomma, in questo caso non si applicherà la regola generale della solidarietà passiva (ricordiamo che, in base alla regola della solidarietà, a ciascun erede può essere richiesto l’integrale pagamento di tutto il debito, salvo poi per questi il diritto di rivalsa sugli altri).
La conseguenza pratica è che ogni erede dovrà ricevere, da parte del fisco, un atto autonomo, ciascuno limitato nell’ammontare alla rispettiva quota ereditaria. Se gli altri eredi non pagheranno la loro parte di debito, il singolo successore non risponderà dell’inadempimento degli altri ma solo del proprio.
Il chiarimento viene dalla Cassazione con una sentenza depositata ieri [1].
La regola generale
In caso di morte, gli eredi succedono al defunto non solo nei diritti di quest’ultimo (come i crediti), ma anche nei debiti relativi alle imposte non versate da questi. Ma la regola della cosiddetta solidarietà passiva tra i coeredi vale solo in casi speciali [2] ossia nel caso di mancato pagamento delle imposte dirette e dell’imposta di successione. Non si applica, invece, ad altre tipologie di imposte non pagate dal defunto.
Così, nel caso di debiti contratti dal defunto in materia di imposta di registro, ciascun coerede dovrà pagare al fisco solo la propria quota in base alla percentuale di eredità ottenuta, e non in via solidale.
note
[1] Cass. sent. n. 22426/2014 del 22.10.2014.
[2] Art. 65 del Dpr 600/1973