Cosa fare per rimediare se sono scaduti i termini di versamento? Si può regolarizzare la posizione fiscale con sanzioni ridotte, grazie al ravvedimento operoso.
Le scadenze fiscali sono un assillo per tutti i contribuenti italiani, e molti non riescono a rispettarle, per problemi di scarsa liquidità in portafoglio. Così i termini di versamento saltano e si rischia di dover pagare pesanti more e sanzioni, anche con l’aggiunta delle spese dell’avviso di accertamento o della cartella esattoriale.
In realtà, non è vero che una volta superata la scadenza prevista per il versamento delle imposte tutto è perduto: ci si può ancora ravvedere e pagare un importo minimo, con una sanzione molto contenuta e commisurata al periodo di inadempienza. Vediamo, quindi, come pagare le tasse in ritardo per sfruttare queste agevolazioni previste dalla legge per chi si «ravvede» spontaneamente, senza aspettare l’arrivo dell’Agenzia Entrate Riscossione.
Premesso che ogni imposta ha i suoi termini di versamento (se vuoi conoscere tutte le scadenze leggi il nostro articolo “Quando devo pagare le tasse?”), qui faremo un discorso a fattor comune per le varie imposte e tasse, perché l’istituto del ravvedimento operoso, che ora esamineremo, si applica a tutti i principali tributi (Irpef, Iva, imposta di registro o di successione, tassa automobilistica, Imu, ecc.) salvo rare eccezioni per quelli locali o per le tasse universitarie; in tali casi, occorre riportarsi alle previsioni dei rispettivi regolamenti comunali o dell’Ateneo.
Indice
Ravvedimento operoso: cos’è?
Il ravvedimento operoso è un istituto previsto dalla legge [1] che consente di regolarizzare spontaneamente i versamenti d’imposta omessi o insufficienti. Questo consente a tutti i contribuenti di sanare d’iniziativa la propria posizione, rimediando ai pagamenti non effettuati, integrando i versamenti carenti e anche regolarizzando errori di calcolo o omissioni di voci imponibili nella dichiarazione.
L’importo da versare mediante il ravvedimento operoso comprende:
- il tributo dovuto;
- gli interessi, calcolati in base al tasso legale annuo nel periodo intercorrente tra la data di scadenza prevista per il pagamento e il giorno di esecuzione del versamento;
- una sanzione applicata in misura ridotta, in base al periodo di ritardo: quindi, prima si paga, minore sarà la sanzione.
Ravvedimento operoso: quanto si paga?
Con il ravvedimento operoso si applicano le sanzioni ridotte secondo un criterio di gradualità: l’importo minimo edittale viene decurtato in proporzione tanto maggiore quanto più il pagamento avviene a ridosso della scadenza omessa.
Precisamente, la sanzione ridotta è pari a:
- 1/10 se il versamento avviene entro 30 giorni dalla scadenza;
- 1/9 se la regolarizzazione avviene entro 90 giorni dall’omissione;
- 1/8 se si regolarizza entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno in corso;
- 1/7 se il pagamento avviene entro il termine di presentazione della dichiarazione per l’anno successivo, e comunque entro due anni;
- 1/6 se il pagamento avviene oltre due anni;
- 1/5 se la regolarizzazione degli errori viene effettuata dopo la contestazione della violazione, purché prima dell’emissione dell’avviso di accertamento o della cartella esattoriale (leggi “Ravvedimento operoso: quando si decade?“).
Inoltre, le sanzioni per versamenti omessi possono essere ulteriormente abbattute per i ritardi molto brevi grazie al ravvedimento sprint e precisamente:
- se il ritardo non supera i 15 giorni la sanzione scende di 1/15 per ciascun giorno di ritardo: dunque, è pari allo 0,1% al giorno (cioè 1/10 dell’1%);
- se il versamento avviene entro 30 giorni dalla scadenza, la sanzione ordinaria per i versamenti eseguiti non oltre 90 giorni dalla scadenza è dimezzata (dal 30% al 15%) e quindi diventa pari all’1,5% (un decimo del 15%).
Ravvedimento operoso: come si paga?
Per pagare gli importi dovuti a titolo di ravvedimento operoso bisogna usare:
- il modello F24 ordinario per l’Irpef e le altre imposte sui redditi, per l’Iva e per l’Irap;
- il modello F23 per le imposte di registro e i tributi indiretti;
- il modello F24 Elide per le tasse sui contratti di locazione o affitto di beni immobili.
Nel modello di versamento occorre indicare gli appositi codici tributo dell’imposta o tassa da regolarizzare (ognuna ha il suo, e per conoscerli si può consultare la tabella sul sito dell’Agenzia delle Entrate), specificando anche i corrispondenti codici tributo degli importi versati per gli interessi e per le sanzioni.