Chi ha un disabile in casa può andare in pensione prima?


A quali condizioni chi assiste un familiare invalido e affetto da handicap può beneficiare della pensione anticipata o dell’Ape sociale.
I lavoratori che assistono un parente disabile possono fruire dei permessi previsti dalla legge 104, ma oltre a questo c’è una cosa che non tutti sanno: chi ha un familiare stretto che è affetto da handicap grave e convive con il suo caregiver può godere della pensione anticipata. Quindi chi ha un disabile in casa può andare in pensione prima?
Sì è possibile abbreviare i tempi previsti per la pensione di vecchiaia (riconosciuta a 67 anni di età e con 20 anni di contributi) ed anche per abbattere i requisiti richiesti per la pensione anticipata, sfruttando l’Ape sociale. Tutto questo avviene a determinate condizioni, che ora ti indichiamo.
Indice
L’Ape – anticipo pensionistico – sociale dal 2018 è riconosciuto per legge [1] a chi assiste familiari con handicap grave e riconosciuto ai sensi della legge 104: deve, quindi, trattarsi di una persona affetta da una «minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva», accertata dai competenti organi medici e tale da «rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione [2].
Nel 2023 (per gli anni successivi le condizioni potranno variare) l’Ape sociale spetta ai familiari di primo grado – come i figli, il coniuge o i genitori – che assistono un congiunto disabile, con percentuale di invalidità pari o superiore al 74%, e convivente nella medesima abitazione da almeno 6 mesi. Nel momento in cui scriviamo l’Ape sociale – introdotta nel 2018 in via sperimentale – è vigente fino al 31 dicembre 2023, ma potrebbe essere prorogata ulteriormente con le prossime leggi di Bilancio.
L’Ape sociale è una misura ponte, consistente in un’indennità pensionistica erogata al beneficiario – nella misura massima di 1.500 euro mensili – fino al raggiungimento dell’età prevista per conseguire la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata. È rivolta a chi ha compiuto 63 anni di età, e non gode già di altri trattamenti pensionistici (in Italia o all’estero).
Pensione anticipata per assistenza disabili
Nel 2022, l’uscita pensionistica anticipata in favore di chi assiste persone disabili con i requisiti descritti nel paragrafo precedente è prevista a 63 anni di età ed almeno 30 anni di contributi, oppure con la cosiddetta “quota 41” di annualità contributive versate, a prescindere dall’età: sono gli stessi requisiti pensionistici richiesti ai lavoratori precoci.
Ulteriori requisiti per beneficiare della pensione anticipata per assistenza disabili riguardano il richiedente, che deve avere la storia contributiva tipica del lavoratore precoce, e precisamente:
- avere 12 mesi di contributi versati per attività lavorativa svolta prima del compimento del 19º anno di età;
- possedere contribuzione accreditata presso una gestione di previdenza obbligatoria alla data del 31 dicembre 1995, cioè nell’epoca in cui era ancora vigente il sistema contributivo, in luogo di quello retributivo, entrato in vigore con la riforma pensionistica a decorrere dal 1° gennaio 1996.
La domanda per ottenere la pensione anticipata o con Ape sociale deve essere presentata all’Inps da chi assiste la persona disabile seguendo una di queste tre modalità:
- inserendo i dati online sul sito dell’Istituto; per accedere ci si autentica con Spid (Servizio pubblico di identità digitale), Cns (Carta nazionale di servizi), o Cie (Carta di identità elettronica). Il vecchio Pin Inps non è più utilizzabile, ma in compenso è possibile accedere con delega;
- contattando il numero verde dell’Inps e seguendo le istruzioni del risponditore;
- rivolgendosi ai Caf (centri di assistenza fiscale) o agli Enti di patronato.
Approfondimenti
Per altre informazioni leggi i seguenti articoli:
note
[1] L. n. 232/2016 e art. 1, co. 162, L. n. 205/2017.
[2] Art. 3, co. 3, L. n. 104/1992.